domenica 19 agosto 2012

BEREGUARDO ... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO... STORY
di
Teresa Ramaioli
La storia meravigliosa delle cascine di
Bereguardo
di Dino Barili e Teresa Ramaioli
LA FAMIGLIA DEI SALARIATI-I salariati erano lavoratori a tempo pieno, e il contratto iniziava il giorno di San Martino,l’11 novembre. In genere era gente scelta, capace di offrire una prestazione continua e costante, il cui nucleo famigliare era costituito dal capo famiglia, da sua moglie e numerosi figli. Avevano diritto alla casa,all’allevamento in proprio di un certo numero di animali da cortile e di un maiale. La vita era dura, ma il pane era garantito,anche quando le bocche da sfamare erano tante. Tutti erano impegnati a lavorare, piccoli e grandi, perché gli animali erano da accudire, il maiale doveva mangiare due volte al giorno e c’erano tanti lavori extra, l’orto, il giardino,la casa, richiesti dal padrone e dalla sua famiglia. Le famiglie più attive e con un forte senso del risparmio potevano anche” mettersi in proprio” comperando piccoli poderi. Il problema della cascina erano i figli. Senza figli la cascina non poteva sopravvivere, ma la mortalità infantile era enorme, compensata dalle numerose nascite. Nella cascina la vita e la morte erano avvenimenti quotidiani e tutto veniva accettato in modo naturale. Nella cascina si nasceva e si moriva tutti i giorni: nascevano bambini, vitellini, cavallini, pulcini…alcuni vivevano, altri morivano e la vita continuava giorno dopo giorno. La gente aveva il senso della circolarità della vita, il ripetersi ininterrotto degli avvenimenti: anno dopo anno, alla primavera sarebbe sopraggiunto l’estate, l’autunno, l’inverno.( continua ).Teresa

1 commento:

  1. La storia meravigliosa delle cascine di Bereguardo
    di Dino Barili –Teresa Ramaioli
    La religione nelle cascine-La gente aveva la certezza della propria precarietà e fragilità, e per sopravvivere alle infinte difficoltà e imprevisti che la vita offriva quotidianamente aveva bisogno della Fede. Nelle cascine di Bereguardo il culto di Sant’ Antonio Abate è stato da sempre il più diffuso. Al Santo è dedicata la Chiesa Parrocchiale fin dal 1425. S. Antonio Abate, Patriarca del monachesimo, è vissuto realmente in Egitto tra il 250 e il 356 e la sua vita è stata scritta da S. Atanasio di Alessandria nel 365-373. Testimonianze ,degne di fede, dicono che sia morto il giorno 17 gennaio. LA BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI- Ancora oggi a Bereguardo, il 17 gennaio, si benedicono gli animali, i trattori e i mezzi agricoli davanti al sagrato della chiesa. Fino a non molti anni fa, dentro ad ogni stalla, c’era l’altarino di S. Antonio, sempre ordinato, con ghirlande di fiori di carta e un lumino acceso. IL DOLCE DI S. ANTONIO- Il dolce di S. Antonio era molto diffuso fino al secolo scorso nelle nostre cascine. La mattina del 17 gennaio il dolce veniva portato in chiesa e benedetto dal prete. Tutti mangiavano la torta , uomini e animali, perché “teneva lontano le malattie”.S. Antonio avendo resistito alle tentazioni era ritenuto il “vincitore del male e delle malattie”. (continua ) Ciao Teresa

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