martedì 30 aprile 2013

PENSIERI SPARSI DEL 1 MAGGIO 2013

PENSIERI SPARSI DEL 1 MAGGIO 2013

 “I viaggi

non sono mai

fini a sé stessi”

Dino

OLGA E IL SOGNO PREMONITORE racconto (242°) di Dino Secondo Barili

1 MAGGIO 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 1 maggio 2013 –Martedi’ – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
 racconto del Mercoledì
Olga …e il sogno premonitore (242°)
Nella vita ci sono periodi piacevoli ed altri… un po’ meno. Ne sapeva qualcosa la Dott. Olga, 45 anni laureata in Psicologia, con un bel posto a stipendio garantito. A volte, però, non basta la tranquillità economica. Ci vuole anche la tranquillità psicologica e quella sentimentale. La Dott. Olga, due anni fa, al compimento del quarantacinquesimo anno… era in una fase “nera”. Il compagno con il quale aveva trascorso e condiviso i cinque anni precedenti se ne era andato in Africa a fare il “volontario umanitario”. Secondo Olga era una scusa… per cambiare aria …e, forse, per tornare mai più. Secondo, la Dott. Olga, in certe situazioni si hanno solo due strade. Cedere alla delusione…(e cadere in depressione) oppure, tirare fuori le unghie e reagire. Olga, due anni fa, scelse di reagire. Sembrava, però, che tutto il “mondo” si fosse coalizzato contro di lei. Anche sul lavoro le cose non andavano bene. Contrasti e piccoli screzi con i colleghi… di cui Olga non riusciva a capire la ragione. Lottare era diventato il suo (quasi) unico “credo”. Una notte, di un anno fa, la Dott. Olga, ebbe un sogno. Sognò sua madre Lucia deceduta una decina di anni prima. Il sogno le era rimasto impresso. Al mattino scrisse sul diario le parole che sua madre le aveva detto nel sogno. “Olga, non cedere. Vai a Milano. In Piazza del Duomo troverai un biglietto sul quale ci sarà la soluzione dei tuoi problemi.” In genere, quando una persona ha un buon titolo di studio ed è impegnata nel sociale, si guarda bene dal “credere ai sogni” (almeno con le persone comuni). Quel sogno, però, l’aveva fatto lei. Inoltre, sua madre, Lucia, le era sembrata viva …come quando era in vita. Non poteva, quindi, considerarla una semplice “allucinazione” o un abbaglio. Ora, si trattava di capire se fosse un “sogno premonitore”… oppure no. Attese il sabato mattina in cui aveva la giornata libera. Quando fu in Piazza del Duomo a Milano, la Dott. Olga, ebbe dei dubbi. Come poteva avversi un tale sogno? Nell’istante stesso in cui la Psicologa si stava ponendo la domanda, si trovò davanti il Direttore della Sede presso cui lavorava. Capì che doveva trovare una scusa per rimanere sola e rintracciare il “biglietto” di cui aveva parlato, in sogno, sua madre. Come poteva fare? Anche il Direttore della Sede presso cui lavorava era solo. Con la scusa di offrire un caffè, cercava di trattenerla. La Dott. Olga, alla fine, con mille alchimie, si “sganciò”… ma aveva perso la concentrazione, il fascino della “ricerca”. Delusa e quasi amareggiata, decise di sedersi sui gradini davanti al Duomo. Voleva calmarsi e capire “cosa stava facendo”. Le persone andavano avanti e indietro. Quasi non li vedeva. Olga era immersa nei suoi pensieri, nella sua solitudine quasi surreale. Si sentiva un granello di sabbia… abbandonato sulla spiaggia di un mare infinito. Ad un tratto una folata di vento sollevò polvere, qualche foglia ed un foglietto sgualcito… proveniente da chissà dove. Olga lo raccolse. Lo lesse. C’era scritto. “La soluzione del tuo problema è dentro di te. Cercala.” La Dott. Olga rimase seduta sui gradini del Duomo a Milano, con il foglietto tra le mani… I minuti passavano lenti Quando si alzò, si diresse ad un Agenzia Viaggi. Chiese informazioni per un viaggio in Africa… - Questo è il 242° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
-cliccando “precedenti” in fondo alla pagina, si possono leggere tutti i 241 racconti pubblicati. Dino
Vedi anche:   dinosecondobarili

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA DEL 1 MAGGIO 2013

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA
NEL MARE DEL WEB DEL
1 MAGGIO 2013
“Non esiste
 l’età esatta…
per vivere.
Ogni giorno
è…
da vivere”
Dino

SECONDO TE...

SECONDO TE…
“Secondo te… che cos’è un foglietto sgualcito?
 (se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

OGGI, SAN RICCARDO PAMPURI di TRIVOLZIO - PAVIA - di Vice Miazza

30 aprile 2013 13:22
1° maggio “SAN RICCARDO PAMPURI”, …....canonizzato da Giovanni Paolo II il 1°
novembre 1989 con queste parole: ….. “È una figura straordinaria vicina a noi nel tempo, ma più ancora ai nostri problemi ed alla nostra sensibilità. La sua vita breve, ma intensa, è uno sprone per tutto il popolo di Dio, ma specialmente per i giovani, per i medici, per i religiosi”, ….......San Riccardo Pampuri, nacque a Trivolzio, (Pavia), il 2 agosto 1897, e fu battezzato con il nome di Erminio Filippo. Decimo di undici figli, a tre anni, alla morte della mamma, venne accolto dagli zii materni a Torrino, frazione di Battuda. Compiute le scuole elementari in due paesi vicini, e la prima ginnasiale a Milano, fu alunno interno nel Collegio Sant'Agostino di Pavia. Dopo gli studi liceali, si iscrisse alla facoltà di medicina nell'Università di Pavia, laureandosi con il massimo dei voti, il 6 luglio 1921, dopo essere stato militare durante la prima guerra mondiale, ed avere ricevuto la medaglia di bronzo avendo portato in salvo i medicinali. Nel 1923 divenne medico condotto di Morimondo, un paese non lontano da Trivolzio in cui la popolazione era sparsa in vari cascinali di campagna. Lì si fece subito amare per il suo spirito di abnegazione verso i poveri, per il modo caritatevole di curarli, spesse volte senza farsi pagare ma, al contrario, portando ai più bisognosi i medicinali e il denaro necessario per non morire di fame. Svolgendo il lavoro di medico scoprì sempre di più la sua vocazione religiosa, soprattutto nell'aiuto ai poveri e sofferenti. Fondò e animò il circolo di Azione Cattolica a Morimondo e collaborò con il parroco Cesare Alesina. Le attività spaziavano dalla formazione di una banda musicale all'organizzazione di esercizi spirituali. Nel 1927 Erminio maturò la decisione di aderire all'ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, meglio conosciuto come Fatebenefratelli. Entrò in convento il 22 giugno 1927, vestì l'abito dei Fatebenefratelli il 21 ottobre dello stesso anno e prese il nome di Riccardo in onore di Riccardo Beretta, il sacerdote a cui Erminio si era affidato come guida spirituale. Il "quarto voto" dei Fatebenefratelli, che prescrive l'ospitalità e l'assistenza ai malati, lo spinse, all'Ospedale Sant'Orsola di Brescia, ad occuparsi, oltre al servizio medico anche di servizi più umili. Si occupò della formazione dei confratelli che dovevano diventare infermieri e infine gli venne affidato l'ambulatorio dentistico dell'ospedale. Nel 1929 i disturbi respiratori che fra Riccardo aveva fin dalla guerra si aggravarono e sfociarono in tisi. Dal gennaio 1930 non poté più svolgere il suo servizio e continuò a peggiorare. Il 27 aprile fu trasferito a Milano alla casa dell'Ordine. Morì la mattina del primo maggio, stringendo tra le mani il crocifisso. I funerali si svolsero a Trivolzio nel cui cimitero venne sepolto. Il 16 maggio 1951 il corpo venne collocato nella Chiesa Parrocchiale di San Clornelio e San Cipriano martiri, meta di pellegrinaggio. Dopo la morte, la fama di santità, che riscuoteva in vita, si diffuse largamente in Italia, in Europa e negli altri continenti.Molti fedeli ottenevano da Dio grazie segnalate, anche miracolose, per sua intercessione. Approvati i due miracoli presentati, venne beatificato da sua Santità Giovanni Paolo II il 4 ottobre 1981. Poi, riconosciuta miracolosa la guarigione avvenuta il 5 gennaio 1982 ad Àlcadozo (Àlbacede, Spagna), approvato il miracolo, il 1° novembre 1989, è stato solennemente canonizzato

ORIGINE DEL NOME - RICCARDO - di Vice Miazza

Il nome “RICCARDO”, di origine germanica, significa: “forte e potente” ….......Ci è pervenuto dal francese Richard, a sua volta derivato dai termini germanici richi (potente, valente) e hard (forte, audace). Una seconda interpretazione lo fa invece derivare dal germanico ric (re, condottiero) e hard (forte, valoroso), con il significato di "condottiero valoroso".

lunedì 29 aprile 2013

PENSIERI SPARSI DEL 30 APRILE 2013

PENSIERI SPARSI DEL 30 APRILE 2013

 “Nella vita…

le sorprese

 non finiscono mai”

Dino

DESY ...E IL CAVALIERE DEL MISTERO racconto (241°) di Dino Secondo Barili

30 APRILE 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 30 aprile 2013 –Martedi’ – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
 racconto del Martedì
Desy… e il Cavaliere del Mistero (241°)
Tre mesi fa, Desy, 40 anni, cassiera al Supermercato era giù di corda. Da due settimane aveva lasciato il suo fidanzato. Passando davanti alla cassa, Katy, cliente ed amica aveva notato la brutta cera ed aveva cercato di rincuorarla. “Desy, non prendertela. Le crisi sono come le stagioni … dopo un po’… passano e si dimentica ogni cosa.” – “E, no.” – aveva reagito Desy – “Questa mia crisi non passerà più. Ormai ho raggiunto i quarant’anni. Certe esperienze lasciano il segno.” Alla cassa, c’era la “coda” e Katy non aveva potuto continuare il discorso. Pagò, salutò e se ne andò. Il successivo cliente era un Signore gentile, con un vestito originale, il quale aveva ascoltato la conversazione. Preso il posto della cliente si rivolse alla cassiera.. “Scusi Signorina. Ho ascoltato tutto. Posso farle un omaggio?” Desy, alzò gli occhi con interesse. “Bisogna vedere di quale omaggio si tratta…” – Il gentile Signore estrasse dalla tasca una “busta gialla” sigillata con la ceralacca rossa. “Questa busta contiene un premio a sorpresa. Io, sono di passaggio a Pavia. Lei potrà aprire la busta solo dopo che io mi sarò allontanato dal Supermercato.” Desy, accettò la busta ed il gentile Signore, dopo aver pagato la spesa e ritirato lo scontrino, si allontanò senza voltarsi. La curiosità di Desy aumentò improvvisamente, ma non poteva aprire la busta davanti ai clienti. Dopo una decina di minuti, si inventò un improvviso mal di pancia e chiese di essere sostituita. Finalmente sola, Desy aprì la busta. Diceva. “La proprietaria di questa busta potrà recarsi all’Agenzia Turistica (indirizzo e numero di telefono) per il ritiro del “primo premio” messo in palio dal Cavaliere del Mistero.” Desy, pensò ad una delle “solite bufale”. Siccome, però, si avvicinava la fine del turno di lavoro, si riservò di andare a controllare. Per un attimo, Desy dimenticò totalmente la “crisi” (sua… e quella economica). Ormai la sua mente era rivolta alla sorpresa, al primo premio del Cavaliere del Mistero. Comunque fosse andata, si era sentita già meglio. Quando la cassiera del Supermercato entrò nell’Agenzia Turistica venne accolta come una “miracolata”. “Venga, venga, Signorina.” l’accolse il Titolare “Comunque vadano le cose, lei è nata fortunata, ha un futuro radioso davanti a sé. Deve solo scegliere tra una di queste tre buste. Le dico subito che due buste non contengono nulla. A Desy vennero i sudori freddi. Però non poteva più tirarsi indietro. Aveva accettato il gioco…e doveva giocare. Scelse a caso una delle tre buste. L’aprì. Dentro c’era il primo premio: “una settimana di vacanza a Parigi” in compagnia del Signor Marcel, Regista della Compagnia Teatrale Parigina.” Lo stesso Titolare dell’Agenzia Turistica si meravigliò. Fu prodigo di dettagli e si offerse di accompagnare Desy all’Aeroporto della Malpensa. Ad attendere Desy a Parigi c’era il Signore gentile che al Supermercato le aveva consegnato la busta gialla sigillata con la ceralacca rossa, ma non era il Regista della Compagnia Teatrale Parigina. Il Regista Marcel si presentò, qualche ora dopo, in Albergo. Era l’uomo più affascinante e corteggiato dalle donne di Parigi, il quale, dopo aver osservato bene Desy, se ne innamorò. L’accolse come attrice nella sua Compagnia per una tournee in parecchi paesi del Mondo. Il titolo della commedia era: “La busta gialla del Cavaliere del Mistero” - Questo è il 241° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
-cliccando “precedenti” in fondo alla pagina, si possono leggere tutti i 240 racconti pubblicati. Dino
Vedi anche:   dinosecondobarili

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA DEL 30 APRILE 2013

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA
NEL MARE DEL WEB DEL
30 APRILE 2013
“La passione
è …
 il termometro
dell’amore
Dino

SECONDO TE...

SECONDO TE…
“Secondo te… che cos’è una commedia?
 (se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

ORIGINE DEL NOME - PIO - di Vice Miazza

29 aprile 2013 14:00
Il nome “PIO”, di origine latina, significa: “devoto, pietoso, virtuoso”.....deriva dal soprannome e poi nome personale latino di età imperiale Pius, nel significato di "colui che adempie ai doveri morali e religiosi" Deve la sua diffusione alla popolarità nei primi ambienti cristiani

OGGI, SAN PIO V di Vice Miazza

29 aprile 2013 14:03
30 aprile “SAN PIO V”, Papa. ….......... Al secolo Antonio Ghislieri, nacque a Bosco Marengo, (Alessandria), il 17 gennaio 1504, dalla nobile, ma decaduta, famiglia Ghislieri. A quattordici anni entrò nell'Ordine Domenicano a Voghera. Nel 1519 professò i voti solenni a Vigevano, poi completò gli studi presso l’università di Bologna e nel 1527, a Genova, fu ordinato sacerdote assumendo il nome di Frate Michele. Negli anni di preparazione al sacerdozio, insieme a una solida formazione teologica, facilitata da una fervida intelligenza, manifestò quella austerità di vita che sempre lo caratterizzò. Fu professore a Bologna e a Pavia. Nel 1546 venne nominato Inquisitore di Como e cominciò la sua lotta contro i protestanti, che operavano numerosi in quel territorio lombardo. Dal papa Paolo IV, nel 1556, gli vennero affidati importanti incarichi. Venne consacrato Vescovo di Nepi e Sutri e, l’anno successivo, creato Cardinale del titolo di Santa Maria Sopra Minerva. Dopo l’elezione di Pio IV, nel 1560 il Cardinal Ghisleri fu nominato vescovo di Mondovì, ma ben presto dovette far ritorno a Roma per occuparsi di otto vescovi francesi accusati di eresia. Non ebbe rapporti assai cordiali con il nuovo papa, del quale disapprovava con rude indipendenza l’indirizzo mondano e nepotista. Alla sua morte, per suggerimento di San Carlo Borromeo, fu proprio Ghisleri chiamato a succedergli, prendendo il nome di Pio V. ll pontificato di Pio V si contraddistinse anzitutto per l'assidua energia con cui il nuovo pontefice si dedicò alla riforma della Chiesa, recando ad attuazione i decreti del concilio di Trento. Combatté infatti il nepotismo, riformò il clero della diocesi di Roma, inviò visitatori apostolici nelle diocesi italiane, fece rispettare con severità l'obbligo di residenza dei vescovi e dei parroci e si preoccupò che la nomina dei nuovi vescovi e cardinali cadesse su candidati meritevoli per il loro zelo e la loro pietà. In questo quadro di risanamento della Chiesa egli curò inoltre la pubblicazione del catechismo romano, del breviario romano riformato e del messale romano, e rafforzò gli strumenti operativi della Controriforma con la creazione della congregazione dell'Indice. NEL 1567 FONDÒ IL COLLEGIO GHISLIERI DI PAVIA, nel quale erano previsti posti gratuiti per studenti meritevoli, ma non di agiate condizioni economiche, che ancora oggi, tramite concorso pubblico, accoglie alcuni tra i migliori studenti dell'Università di Pavia. Per quanto riguarda poi i rapporti con le altre potenze, Pio V adottò una linea di rigorosa difesa dei diritti giurisdizionali della Chiesa e di intransigenza assoluta nei confronti del protestantesimo: pertanto appoggiò Maria Stuarda, che avrebbe voluto vedere sul trono d'Inghilterra al posto di Elisabetta, da lui scomunicata nel 1570. Infine, preoccupato del pericolo turco, Pio V si adoperò per realizzare una lega dei principi cristiani contro i Turchi, riuscendo a dare vita,con Venezia e la Spagna, alla Lega santa, le cui forze navali riportarono il 7 ottobre 1571 la celebre vittoria di Lepanto sulla flotta ottomana. Morì il primo maggio 1572. Beatificato da Clemente X nel 1672, fu canonizzato da Clemente XI, nel 1712

PENSIERI SPARSI DEL 29 APRILE 2013

PENSIERI SPARSI DEL 29 APRILE 2013

 “Il coraggio

 non ha paura…

delle paure”

Dino

IL PROF. GIOVANNI ... CASALINGO racconto (240°) di Dino Secondo Barili

29 APRILE 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 29 aprile 2013 –Lunedì – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
 racconto del Lunedì
Il Prof. Giovanni … casalingo (240°)
A volte accadono le cose più strane… Come quella del Prof. Giovanni, 45 anni, Docente di Lettere in un Liceo di Milano. Per anni non era riuscito a legare con la sua Collega di Lettere del Corso parallelo. Due Professori, amanti della lingua italiana ed in particolare della poesia, i quali, sul piano umano, non riuscivano a trovare un “giusto compromesso”, “un corretto modus vivendi”. Per esempio. Il Prof. Giovanni amava Leopardi sopra ogni altro poeta, mentre la Professoressa Rosalinda, giudicava Leopardi troppo malinconico, autolesionista…un perdente, insomma. Per la Professoressa Rosalinda, al vertice dei poeti stavano Manzoni e Carducci, due poeti che sapevano cosa voleva dire vita… vita reale, con qualche eccesso, forse… ma sempre a fin di bene. Così, vuoi per la poesia, vuoi per il fatto che erano colleghi, coetanei e single… appena si incontravano, discutevano animatamente, avevano sempre qualcosa da ridire su questo o su quello. Gli anni, però, hanno la loro importanza. Due anni fa, al raggiungimento del quarantacinquesimo compleanno, il Prof. Giovanni, pensò che era giunto il momento di fare pace con la Professoressa Rosalinda. L’occasione è stata un volantino che il Prof. Giovanni, aveva trovato al Bar presso il quale era solito prendere il caffè. Il volantino diceva. “In occasione della Festa del Santo Patrono, la Professoressa Rosalinda, Docente di Lettere al Liceo, interpreterà (a modo suo) alcune poesie dedicate alla vita e all’amore. La manifestazione si svolgerà presso il teatro della Parrocchia. Per il pubblico amante della poesia è un’occasione da non perdere. Ingresso libero”. Il Prof. Giovanni raccolse il volantino e lo infilò in tasca con l’intenzione di non dimenticare “l’appetitosa” occasione. Quel pomeriggio di domenica, il Salone del Teatro parrocchiale era stracolmo di persone di ogni età. Lo spettacolo era stato preparato a dovere con accompagnamento musicale. Quando la Professoressa Rosalinda comparve sul palco, il pubblico “scoppiò” in una interminabile ovazione. Da grande e raffinata attrice, la Professoressa Rosalinda, coinvolse il pubblico presente fin dall’inizio dello spettacolo. Anche il Prof. Giovanni si commosse. Si sentì talmente emozionato e coinvolto che gli vennero le lacrime agli occhi. A fine spettacolo non resistette dal fare i complimenti alla Collega… schietti e sinceri. Anche la Professoressa Rosalinda si commosse. Mai e poi mai si sarebbe aspettata la presenta tra il pubblico del suo Collega di Lettere. Visto il clima che si era creato tra i due Docenti, al Prof. Giovanni venne un’idea. Siccome era appassionato di cucina… perché non approfittarne? Proposta. Una cena, quella stessa sera, a casa del professore… cuoco-casalingo. La Professoressa Rosalinda, era una bravissima attrice. Sapeva tutto della poesia, ma in fatto di cucina era una cuoca…negata. Era parecchio da tempo che non gustava una “cena” come meritava il titolo. Accettò, subito, volentieri (era il suo debole). La cena preparata dal Prof. Giovanni non aveva uguali… come lo era stato lo spettacolo di Poesia. Inoltre il Prof. Giovanni, era anche un esperto intenditore di vini. Accompagnò le portate con vini unici e raffinati. Risultato. La Professoressa, al termine della cena, volle ricompensare il Collega con un bacio… I baci, però, sono come le ciliegie… “un bacio tira l’altro…e non ci si ferma più”. Infatti, quella stessa sera, i due Colleghi decisero di mettersi insieme, vivere sotto lo stesso tetto. Rosalinda avrebbe allestito spettacoli di Poesia…e Giovanni avrebbe preparato pranzi e cene a volontà. E… (insieme) avrebbero “assaporato” lunghe e appassionate notti d’amore. - Questo è il 240° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
-cliccando “precedenti” in fondo alla pagina, si possono leggere tutti i 238 racconti pubblicati. Dino
Vedi anche:   dinosecondobarili

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA DEL 29 APRILE 2013

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA
NEL MARE DEL WEB DEL
29 APRILE 2013
“La noia
Uccide
 l’amore”
Dino

SECONDO TE...

SECONDO TE…
“Secondo te… che cos’è la poesia?
 (se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

OGGI, SANTA CATERINA DA SIENA di Vice Miazza

8 aprile 2013 14:18
29 aprile “SANTA CATERINA DA SIENA”, … Compatrona d’Italia e d’Europa, Dottore della Chiesa. ..................Caterina Benincasa visse in un momento storico e in una terra, la Toscana, di intraprendente ricchezza spirituale e culturale, la cui scena artistica e letteraria era stata riempita da figure come Giotto (1267–1337) e Dante (1265–1321), ma, contemporaneamente, dilaniata da tensioni e lotte fratricide di carattere politico, dove occupavano spazio preponderante le discordie fra guelfi e ghibellini. …............Nacque a Siena, nel rione di Fontebranda (oggi Contrada dell’Oca), il 25 marzo 1347, dal tintore Jacopo Benincasa. Ventiquattresima di 25 fratelli e sorelle, nel 1353, all’età di sei anni, ha la prima visione di Cristo Pontefice, accompagnato dagli apostoli Pietro e Paolo e dall’evangelista Giovanni; è un’esperienza fondamentale per tutta la sua vita. A sette anni fa voto di verginità perpetua ma la famiglia ostacola la vocazione. Un giorno il padre la sorprende in preghiera con una colomba aleggiante sul capo e decide, allora, di lasciare libera Caterina di scegliere la propria strada. Dopo anni di preghiere e penitenze, Caterina riceve, nel 1363, l’abito domenicano del Terz’Ordine (Mantellate, laiche). Nella sua cameretta, molto spoglia, conduce per alcuni anni vita di penitenza. Lei stessa racconta di aver ricevuto dal Signore il dono di saper leggere, imparerà più tardi anche a scrivere, ma la maggior parte dei suoi scritti e delle sue corrispondenze sono dettate. A vent’anni, al termine del Carnevale del 1367, racconta che le apparve Gesù con sua Madre per sposarla a Sé nella fede, ricevendo un anello, adorno di rubini, che sarebbe stato visibile soltanto ai suoi occhi. Detta le prime lettere ed ha inizio la sua attività caritativa: poveri, malati, carcerati, spesso ripagata da ingratitudine e calunnie. Nel 1370 avviene lo scambio dei cuori tra Caterina e Gesù. E nel 1371 si aggiungono a Caterina i primi discepoli, chiamati per scherno “caterinati”. Dal 1374 iniziano i viaggi apostolici con l'intento di promuovere la Crociata, ma anche per pacificare le città o le fazioni in lotta tra di loro, prima in Toscana: a Firenze, Pisa, dove riceve le stigmate, sigillo nella carne del suo appassionato amore per Gesù Crocifisso, poi a Lucca, infine ad Avignone. Qui Caterina si adopera per pacificare il Pontefice con i Fiorentini, fallito quest'intento, riesce a convincere Gregorio XI a riportare a Roma la sede del Papato, cosa che si realizza nel gennaio del 1377 dopo 70 anni di cattività, e lo esorta a dare inizio alla necessaria riforma dei costumi nella Chiesa. Soprattutto sotto la sua ispirazione il Beato Raimondo, suo confessore, ed altri domenicani attueranno tale riforma anche nell'Ordine Domenicano. Nel 1378 è convocata a Roma da Urbano VI perché lo aiuti a ristabilire l'unità della Chiesa, contro i francesi che a Fondi hanno eletto l'antipapa Clemente VII. Nel 1379 è intensa l’attività epistolare per dimostrare a principi, uomini politici ed ecclesiastici, la legittimità dell’elezione di Urbano VI. Caterina si consuma nel dolore per la Chiesa divisa, la rivolta dei romani, nel 1380, contro Urbano VI è per Caterina nuovo motivo di sofferenza. Dalla metà di febbraio è immobilizzata a letto, muore il 29 aprile, ad appena 33 anni, E' sepolta a Roma in Santa Maria sopra Minerva. Successivamente fra Raimondo di Capua soddisferà il desiderio dei senesi portando a Siena il capo della santa, tuttora in San Domenico. Caterina da Siena venne canonizzata dal papa Pio II nel 1461. Papa Paolo VI ha dichiarato Caterina dottore della Chiesa il 4 ottobre 1970. E' inoltre patrona principale d'Italia per nomina di papa Pio XII, nel 1939, assieme a San Francesco di Assisi, e compatrona d'Europa per nomina di papa Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1999

ORIGINE DEL NOME - CATERINA - di Vice Miazza

28 aprile 2013 14:14
Il nome “CATERINA” deriva dal latino Catharina, che a sua volta proviene dall'aggettivo femminile greco katharà, che significa "pura, schietta". Il nome si è diffuso nel Tardo Medioevo soprattutto per il culto di due sante: Santa Caterina di Alessandria d'Egitto, martire sotto l'imperatore Massimino Daia, e Santa Caterina Benincasa da Siena, morta nel 1380, copatrona d'Italia e d'Europa. Il nome Caterina e le tante varianti, è tra i più diffusi nel mondo e numerose furono le donne illustri che lo portarono

sabato 27 aprile 2013

LE VIE DEL DESTINO racconto (239°) di Dino Secondo Barili

28 APRILE 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 28 aprile 2013 –Domenica – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
 racconto della Domenica
Le vie del destino (239°)
Ci sono persone che credono nel destino, altre no. Anche i più incalliti avversari, però, di tale tesi finiscono per ricredersi….quando, a loro stessi, toccano in sorte, situazioni inspiegabili. Camillo, figlio unico, Dottore in Giurisprudenza, era una mente “scettica per natura”… come il padre, del resto. Avvocato, lui pure. Dal padre Andrea, Camillo aveva ereditato non solo lo Studio, ma anche il fisico prestante, la figura elegante, l’intelligenza vivace, il linguaggio forbito… quasi fosse un attore. Il Dott. Camillo era l’idolo delle donne, delle sue coetanee al Corso di Giurisprudenza all’Università, e altre. Flirt su flirt… che duravano poco ed erano il cruccio di sua madre Chiara. “Camillo, mi raccomando, non illudere le ragazze. Non è giusto. Fai la tua scelta e mantieni fede a ciò che dici.” Proprio ad un Dottore in Giurisprudenza era diretta una simile raccomandazione? Una parola! Camillo ascoltava sua madre. Sbuffava un po’ e poi ritornava al suo “piacere” preferito. Essere corteggiato dalle donne… fino allo spasimo. Suo padre Andrea, ascoltava le raccomandazioni della madre al figlio, ma non diceva nulla. Anche lui aveva avuto la stessa sorte. Bel giovanotto, fisico prestante, intelligenza vivace… Era il tipo d’uomo al quale nessuno donna poteva resistere. Il padre (Avv.) Andrea, quindi, guardava, osservava, ma non commentava. Intanto pensava. Pensava a quanto era accaduto a lui, giovane praticante avvocato presso uno Studio pavese. Il Dott. Andrea, all’epoca, era corteggiatissimo a Pavia. Passava da una donna ad un’altra. Senza scrupoli, senza problemi. Poi un giorno, il Titolare dello Studio, l’Avvocato Sansone, gli aveva assegnato una pratica. Una controversia tra confinanti in collina. Tra due poderi. Un’unica antica casa padronale da dividere in due parti, sulle Colline dell’Oltrepò Pavese. In origine (nel 1700) era una proprietà unica di due sorelle gemelle (Laura e Veronica). A quell’epoca, lo “studio della controversia” e la sua definizione con le parti in causa, aveva richiesto al Dott. Andrea parecchie visite in Oltrepò. In tale occasione, Andrea, aveva conosciuto Chiara, sua consorte e madre del suo unico figlio, Camillo. Chiara, era una delle due parti contendenti dell’antica proprietà. Risultato. Dopo pochissimo tempo, i due, Andrea (padre di Camillo) e Chiara si innamorarono pazzamente l’uno dell’altra… Con una sola naturale conclusione…. “fiori d’arancio”. Dal matrimonio era nato Camillo… Dottore in Giurisprudenza, praticante presso lo Studio del padre… in attesa di diventare avvocato. Ormai mancavano pochi mesi all’Esame finale. La meta era vicina. Una mattina di due anni fa, l’Avvocato Andrea, padre di Camillo, ricevette una telefonata da un suo collega dell’Oltrepò. Il Collega, voleva che si occupasse di una controversa tra confinanti su una collina per la divisione di un’antica casa padronale già proprietà (in antico) di due sorelle gemelle. Inevitabile che l’Avv. Andrea assegnasse al proprio figlio Dott. Camillo la definizione della pratica. In tale occasione Camillo si innamorò pazzamente di Doroty, una delle parti in causa. Doroty era una bellissima ragazza, capelli biondi, occhi verdi, corpo mozzafiato. Dopo l’esame per diventare Avvocato, Camillo decise di sposare Doroty, amore della sua vita … come se il destino avesse calcolato ogni cosa. … Le sorelle gemelle, antiche proprietarie (nel 1500) della casa padronale in causa si chiamavano Laura e Veronica (lo stesso nome della pratica trattata dal padre Andrea). - Questo è il 239° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
-cliccando “precedenti” in fondo alla pagina, si possono leggere tutti i 238 racconti pubblicati. Dino
Vedi anche:   dinosecondobarili

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA DEL 28 APRILE 2013

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA
NEL MARE DEL WEB DEL
28 APRILE 2013
“Il coraggio
non passa mai
 di moda”
Dino

SECONDO TE...

SECONDO TE…
“Secondo te… che cosa sono le coincidenze?
 (se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

OGGI, SANTA GIANNA BERETTA di Vice Miazza

27 aprile 2013 11:01
28 aprile “SANTA GIANNA BERETTA” …............ Gianna Beretta nacque a Magenta il 4 ottobre 1922, da genitori cristiani, terziari francescani. Decima di tredici figli, fin dalla prima giovinezza visse profondamente la religione cattolica, secondo l'educazione ricevuta dai genitori. Dopo il liceo frequentò la facoltà di medicina e chirurgia, prima a Milano e poi a Pavia, dove si laureò il 30 novembre 1949. A Pavia si inserì nella vita della comunità parrocchiale di San Martino, collaborando alle attività dell'Oratorio delle Madri Canossiane. Si impegnò, inoltre, nell'Azione Cattolica e nelle conferenze delle Dame di San Vicenzo. Dopo la laurea, Gianna aprì uno studio medico a Mesero e nel 1952 si specializzò in pediatria a Milano. Mentre compiva la sua attività professionale, accrebbe il suo impegno nell'Azione Cattolica, divenendo educatrice delle "giovanissime". Nel 1955 sposò l'ing. Pietro Molla, dirigente alla "Saffa", la fabbrica di fiammiferi di Magenta, conosciuto pochi anni prima. Nella frazione di Pontenuovo, dal 1956, svolse il compito di responsabile del Consultorio delle mamme e dell'asilo nido facenti capo all'Opera Nazionale Maternità e infanzia, e prestò assistenza medica volontaria nelle scuole materne ed elementare. Mamma di tre bambini, Gianna riuscì ad armonizzare con semplicità i doveri di madre, di moglie, di medico, e la gran gioia di vivere anche con la pratica dello sci e dell'alpinismo.
Nel 1961, verso il termine del secondo mese di una nuova gravidanza, Gianna fu colpita da un fibroma all'utero. Prima dell'intervento operatorio di asportazione del fibroma chiese al chirurgo di salvare la vita che portava in grembo, anche a scapito della sua. Il 21 aprile 1962 partorì Gianna Emanuela e per Gianna iniziarono lunghe sofferenze. Già dopo qualche ora dal parto le condizioni generali di Gianna si aggravarono e nonostante le cure praticate, le sue condizioni peggiorarono di giorno in giorno. Morì il 28 aprile a soli 39 anni .Gianna Beretta Molla fu proclamata Beata da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1994 e il 16 maggio 2004 fu canonizzata

ORIGINE DEL NOME - GIANNA - Vice Miazza

Il nome “GIANNA”, accorciativo di Giovanna, femminile del nome Giovanni, di origine ebraica, significa "Dio ha avuto misericordia". L'origine del nome è formato dall'abbreviazione ebraica di Iahweh, che venne adottata in greco come Ioannes e in latino come Ioannis. La diffusione trae origine fin dal cristianesimo dal culto di San Giovanni Battista, che battezzò Cristo nel Giordano, e di San Giovanni Evangelista, fratello di Giacomo, l'apostolo prediletto da Cristo. La fama del nome è continuata senza interruzioni anche nel Medioevo, più di cento sono, infatti, i santi e i beati del periodo,........ e fino ai giorni nostri

PENSIERI SPARSI DEL 27 APRILE 2013

PENSIERI SPARSI DEL 28 APRILE 2013

 “Mai fermarsi.

Poco o tanto,

bisogna fare sempre...

Tutti i giorni”

Dino

IL SIGNOR PINO E LE CRITICHE racconto (238°) di Dino Secondo Barili

27 APRILE 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 27 aprile 2013 –Sabato – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
 racconto del Sabato
Il Signor Pino e le critiche…
Il Signor Pino è un uomo pieno di difetti. A cinquant’anni non si è ancora sposato e forse non si sposerà mai. Quando aveva trentacinque anni ha avuto una “morosa” che possedeva un solo difetto: “non era mai soddisfatta, mai contenta”. Dopo il primo anno di fidanzamento (dove son tutte rose e fiori), Florinda (questo era il nome della morosa) aveva cominciato “a lamentarsi, a criticare”. A mettere i “puntini sugli i”. Per un po’ il Signor Pino non ci aveva fatto caso. Pensava che fosse una delle “solite crisi passeggere”… Poi, visto che la musica non cambiava, cominciò a diventare allergico a tutte le osservazioni (di Florinda). La “morosa” lo criticava come si vestiva, come portava i capelli, il tipo di vita che conduceva, l’ora in cui si coricava. Florinda ne aveva per tutto… e per ogni cosa. Dopo un po’ il Signor Pino decise, unilateralmente, di chiudere e di non farsi più vedere. Dopo l’esperienza con Florinda, per un anno, il Signor Pino non ha più avvicinato una donna. E quando una donna si avvicinava… trovava subito una scusa per fare altre cose. Decise quindi, di dedicarsi alla bicicletta. Il Signor Pino aveva comprato una bicicletta nuova, bellissima e si era dato alle lunghe passeggiate. I ciclisti (maschi) fanno presto a fare amicizia. Durante una fermata ad una fontanella di Pavia, il Signor Pino fece amicizia con Gianpaolo. I due, coetanei, avevano raggiunto la bella età di quarant’anni. C’era solo una differenza. Giampaolo era sposato. Per Giampaolo la bicicletta era una scusa uscire di casa, per stare un po’ da solo e un po’ tranquillo con i propri pensieri. Giulia, sua moglie, era una di quelle donne che avrebbe voluto il marito sempre a portata di gonna. Questo atteggiamento era diventato un po’ troppo asfissiante. Giampaolo “aveva scelto… la bicicletta” come unica, giustificata evasione e “suo angolo di libertà”. Un giorno, Giampaolo si confidò con l’amico Pino… con il quale “macinava chilometri”. La frase iniziale fu … “Possibile che le donne non si rendano conto che stare insieme … non vuol dire stare incollati uno all’altra? Ogni persona ha bisogno del suo spazio, della sua autonomia. Il matrimonio è una bella cosa, ma ha dei limiti… Nessuno dei due deve diventare asfissiante.” Qualche tempo dopo la confidenza, Giampaolo, ebbe forti mal di testa e l’influenza. Il Pino sentì il dovere di andare a far visita all’amico ammalato. Telefonata. Orario della visita concordato. Alla fine, il Signor Pino suonò alla porta della casa di Giampaolo. Ad accoglierlo si presentò Giulia, la moglie, la quale per prima cosa, chiese se era single oppure no. Il Signor Pino, fiutò l’aria. Confermò che era single e si trattenne con l’amico giù di corda. Prima del termine della visita, però, la Signora Giulia aveva già chiamato la sorella Clelia, la quale si era presentata in un baleno per conoscere… un possibile, nuovo fidanzato. Il Signor Pino si sentì in trappola. Oltre al caffè, erano arrivati pasticcini e cioccolatini …e, pure, l’invito a rimanere a cena. Il Signor Pino, aveva capito l’antifona. Si inventò, un improrogabile impegno d’ufficio. Un impegno che non ammetteva ritardi. E fu così che il “bel cinquantenne” Signor Pino evitò un altro “baratro” dal quale sarebbe uscito con le ossa rotte. Ecco, perché, a cinquant’anni, il Signor Pino ripete spesso…“Le donne sono il paradiso degli uomini… fino a quando (le donne) non fanno di tutto… per far diventare la vita (di un uomo)… un inferno!” - Questo è il 238° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
-cliccando “precedenti” in fondo alla pagina, si possono leggere tutti i 237 racconti pubblicati. Dino
Vedi anche:   dinosecondobarili

SECONDO TE...

SECONDO TE…
“Secondo te… che cos’è la serenità?
 (se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA DEL 27 APRILE 2013

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA
NEL MARE DEL WEB DEL
27 APRILE 2013
“La pianta del sapere
deve essere  innaffiata
 ogni giorno”
Dino

OGGI, SANTA ZITA di Vice Miazza

26 aprile 2013 10:59
27 aprile “SANTA ZITA” …............Santa Zita nacque nel 1218 da una povera famiglia di Monsagrati, in diocesi di Lucca. Dall’età di appena dodici anni fu al servizio della nobile famiglia dei Fatinelli a Lucca. Sempre contraddistinta da un forte senso del dovere, gioiosa ed umile di carattere, visse ammirevolmente gli ideali e le virtù evangeliche. Una leggenda narra come un'altra domestica dei Fatinelli, invidiosa dell'affetto ricevuto da Zita, avrebbe iniziato ad insinuare nella mente del capo famiglia il sospetto che ella rubasse in casa quanto donava ai poveri; un giorno il padrone, incontrando Zita con il grembiule gonfio mentre si recava da una famiglia bisognosa, le avrebbe chiesto cosa portasse; nonostante questo fosse pieno di pane, Zita rispose che portava solo fiori e fronde, che caddero infatti sciogliendo il grembiule. Morì il 27 aprile 1272. La sua fama si diffuse in breve tempo, tanto che i cittadini di Lucca chiesero che venisse sepolta nella Basilica di San Frediano dov'è tuttora custodita. Zita era già così venerata in Toscana da essere citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia poco dopo la morte, facendo riferimento ad un magistrato di Lucca detto “anzian di santa Zita”, identificando così Lucca con la donna che ancora non era stata canonizzata dalla Chiesa. Il suo culto fu approvato nel 1696 da Papa Innocenzo XII. Santa Zita fu proclamata patrona delle domestiche da Pio XII XII ed è anche patrona di Lucca, delle casalinghe e dei fornai. Altri Santi del giorno San Simeone Di Gerusalemme Vescovo e martire - San Pietro Armengol, Mercedario Guardia de Prats (Tarragona).

ORIGINE DEL NOME - ZITA - di Vice Miazza

26 aprile 2013 10:57
Il nome “ZITA”, ...di origine persiana, significa “ragazza non sposata” Il nome deriva, oltre che dal persiano, anche da forme dialettali regionali quali cita e citta, indicanti ragazze vergini, non sposate, cioè, nell'eccezione popolare, "zitelle". In ambienti cristiani riflette il culto di Santa Zita la Vergine di Lucca, vissuta nel Duecento

venerdì 26 aprile 2013

PENSIERI SPARSI DEL 26

PENSIERI SPARSI DEL 26 APRILE 2013

 “In tutte le situazioni

(anche di crisi)

c’è sempre

chi ci perde…

e chi ci guadagna”

Dino

QUEL 25 APRILE DI 68 ANNI FA... SOGNI E DELUSIONI racconto (237°) di Dino Secondo Barili

26 APRILE 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 26 aprile 2013 –Venerdì – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
 racconto del Venerdì
Quel 25 aprile di 68 anni fa…
...sogni e delusioni (237°)
Ieri mattina, 25 aprile 2013, Alfredo (83 anni) e Francesco (82 anni) erano in Piazza della Vittoria a Pavia e stavano discutendo del più e del meno, quando è arrivato Giacomo (77 anni) che ha cominciato a stuzzicarli. “Alfredo e Francesco, vi ricordate quel 25 aprile del 1945?” E’ stato come accendere un fiammifero accanto ad un mucchio di paglia. Alfredo è stato il primo a reagire. “Altroché che mi ricordo quel 25 aprile di 68 anni fa. Ricordo tutto di quel giorno. La gioia della gente quasi incredula … La fine di un incubo. 60 milioni di morti.” Francesco non è stato da meno. “Anch’io ricordo. Anzi, io aveva già aderito ad una associazione di categoria che voleva promuovere il benessere della popolazione. Quello stesso giorno, 25 aprile 1945, ci siamo ritrovati in cinque presso una casa privata, per esaminare i primi passi da compiere per rimettere in piedi l’Italia distrutta ed affamata. Ricordo la passerella sul fiume Ticino che congiungeva Borgo Ticino con Strada Nuova perché il Ponte Coperto era inagibile. Distrutto dalle bombe. Macerie ovunque. Eppure, quel giorno c’era uno spirito nuovo in Italia. Tutti credevano in una nuova società. Tutti volevano fare, tutti volevano partecipare. A distanza di 68 anni, ci troviamo con una Italia delusa e amareggiata. Preoccupata per il futuro dei propri figli. Nonostante quello che è stato fatto in questi 68 anni, oggi, si pagano gli errori commessi. Quel 25 aprile 1945 è stata “la festa del popolo, della gente, delle persone”. Le persone volevano partecipare, prendere parte alla ricostruzione e alla costruzione di una società nuova. L’Italia è rinata. E’ stata ricostruita. Oggi, le nostre città possono competere con le migliori città del mondo. Non si può dire la stessa cosa, sotto l’aspetto sociale. Quel 25 aprile 1945 sono nate molte associazioni, molti gruppi per la promozione sociale. Oggi, quel “sociale” di 68 anni fa non esiste più. La partecipazione individuale (elemento fondante e “lievito” della democrazia) è solo un “affare privato di mestieranti della democrazia”. Se democrazia è partecipazione …ebbene, quella partecipazione non c’è. Non c’è più. Basta guardarsi intorno. Solo “macerie di un finto sociale” dove le persone contano come il “due di coppe a briscola”. Le persone sono diventate dei numeri. Sono dei numeri che servono solo nei sondaggi d’opinione. Tot per questo, tot per quello, tot per quell’altro. Ecco perché le persone sono sempre più sole, sempre più amareggiate, deluse e arrabbiate. Quando lo Stato “non è più ai servizio dei cittadini… ma i cittadini (costretti?) al servizio dello Stato” la storia prende un’altra strada che è diversa (se non opposta) a quella del 25 aprile 1945. Quando una democrazia, per mezzo di una burocrazia fuori controllo, fa nascere un numero imprecisato di “pastori di ogni colore” preoccupati solo di “tosare e mungere le pecore” (i cittadini)… il risultato non può essere che uno… malessere diffuso… spinto fino al suicidio (come, purtroppo, è avvenuto negli ultimi anni).” - Questo è il 237° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
-cliccando “precedenti” in fondo alla pagina, si possono leggere tutti i 236 racconti pubblicati. Dino
Vedi anche:   dinosecondobarili

SECONDO TE...

SECONDO TE…
“Secondo te… la democrazia è partecipazione?
 (se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

OGGI, SAN CLETO di Vice Miazza

25 aprile 2013 14:59
26 aprile “SAN CLETO PAPA” …..... San Cleto (o Anacleto), terzo Papa, dopo San Pietro e San Lino, da quanto racconta il Liber Pontificalis, nacque ad Atene. Visse sotto gli imperatori Tito Flavio Vespasiano, Tito e Domiziano, quest'ultimo scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani che culminò nell'anno 95. Il suo pontificato si svolse per alcuni anni in pace. Fu papa sotto il regno di Tito quando, il 24 agosto del 79, l'eruzione del Vesuvio causò la distruzione delle città di Stabiae, Ercolano e Pompei, città dove era già presente una folta comunità di cristiani. Nella storia di Roma di quel periodo si ricorda che l'anno successivo all'eruzione fu inaugurato l'anfiteatro Flavio e, nell'85, fu inaugurato lo stadio Domiziano, che corrisponde all'attuale piazza Navona. Durante il suo pontificato ordinò 25 sacerdoti, ai quali avrebbe imposto la tonsura (pratica rimasta in vigore per diversi secoli), e curò l'edificazione di un sepolcro presso la Tomba di Pietro, dove venne sepolto. Cleto morì verso l'anno 92, quasi sicuramente per una morte naturale: per quell'anno, infatti, non sembra testimoniata alcuna persecuzione anticristiana. Fu sepolto nella necropoli vaticana, nei pressi della tomba di Pietro. Le sue reliquie sono oggi conservate nella chiesa di San Lino, all’interno della Città del Vaticano. Altri Santi del giorno: San Raffaele Arnaiz Baron O.C.S.O. (Trappista) – San Guglielmo e San Pellegrino, Eremiti di Foggia ( XII sec

ORIGINE DEL NOME - CLETO o ANACLETO - di Vice Miazza

aprile 2013 14:57
Il nome “CLETO o ANACLETO”, di origine greca, significa “invocato, desiderato” ….... ….....Deriva dal nome greco, Anakletos, latinizzato in Anacletus, basato su (anakletos), che vuol dire "invocato", "chiamato", È diffuso in tutta Italia, soprattutto nel Lazio

mercoledì 24 aprile 2013

PENSIERI SPARSI DEL 25 APRILE 2013

PENSIERI SPARSI DEL 25 APRILE 2013

 “Necessità

non vuol legge”

Dino

LA CASA SUL FIUME racconto (236°) di Dino Secondo Barili

25 APRILE 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 25 aprile 2013 –Giovedì – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
 racconto del Giovedì
La casa sul fiume (236°)
“A cosa servono le feste?” si chiedeva, ieri pomeriggio, in Ufficio, la Rag. Angelica. “A mettere in crisi le famiglie.” Aveva risposto la sua collega Paola. La quale aveva proseguito dicendo. “Io, in prossimità delle feste, devo sempre essere preparata. Quando si avvicina una festa o un ponte (come quello del 25 aprile) devo stare attenta a non far nascere discussioni in famiglia. Mia figlia Roberta di 13 anni vorrebbe andare al mare. Mia figlia Denise 15 anni vorrebbe stare a casa perché non vuole perdere di vista “il suo Massimiliano”… sua attuale fiamma. Mentre mio marito, accanito pescatore, non può fare a meno di andare a Ticino, il suo fiume del cuore. Cosa deve fare una moglie? Prima di tutto deve accontentare il marito (in tutti i sensi)… Perché, quando è calmo lui… è calma tutta la famiglia. Poi, devo cercare di accontentare le figlie e questo è molto più difficile. Quest’anno ho proposto a Denise di 15 anni di portare a Ticino anche Massimiliano. Quindici anni è un’età difficile e delicata. Per quante raccomandazioni fai ad una ragazza, capisce solo quello che vuole capire lei (cioè: niente!). Inutile dire ad una ragazza di “non bruciarsi le ali”. Picche, e ancora picche! Oggi, le ragazze vedono tutto e sanno tutto (e vogliono provare tutto). Soprattutto… vogliono tutto e tutto subito. Così, una mamma, è sulle spine ventiquattro ore al giorno. Questa è un’epoca dove non si sa più come comportarsi. Se si è troppo rigidi non va bene. Essere di manica larga … si finisce nei guai, con le figlie che si bruciano la vita. Meno male che ho ancora Roberta che, per il momento, avendo solo 13 anni, posso ancora tenerla sotto le mie ali. Anche lo scorso anno Roberta, per il 25 aprile, ha seguito docilmente, me e mio marito al fiume Ticino. Soltanto che ho dovuto inventarmi una storia. Appena mio marito, ….. si è messo a pescare, io, Roberta e Denise, siamo andate a fare una breve passeggiata lungo la riva. Il fiume Ticino si presta a moltissime storie. Lungo le rive del fiume ci sono ancora alcune “Case sul fiume”, cioè delle casette costruite su barconi attraccati alla riva. Lo scorso anno, per tenerle buone, ho detto alle mie figlie. Vedete quella “Casa sul Fiume”? Quand’ero della vostra età, vostra nonna (mia mamma), mi ha raccontato che in quella casetta viveva Barbablù. Roberta e Denise si sono messe a ridere. Per prendermi in giro, le mie figlie hanno risposto che quelle storie, la nonna, poteva raccontarle solo a me che sono una ingenua. In quel momento, dalla Casa sul Fiume è uscito un omone barbuto, brutto e sgraziato. Teneva un coniglio vivo per le gambe posteriori. Il coniglio si agitava come un disperato. L’omone con un lungo coltello gli tagliò la testa che fini nel fiume. Sangue dappertutto. Io, Roberta e Denise rimanemmo di ghiaccio…. Allora, dissi alle mie figlie. Se non state attente a scegliervi l’uomo giusto… quella è la vostra fine.” - Questo è il 236° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
-cliccando “precedenti” in fondo alla pagina, puoi leggere tutti i 235 racconti pubblicati. Dino
Vedi anche: dinosecondobarili

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA DEL 25 APRILE 2013

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA
NEL MARE DEL WEB DEL
25 APRILE 2013
 “Saper vivere…
non vuol dire
 sapere tutto”
Dino

SECONDO TE...

SECONDO TE…
“Secondo te… che cos’è una festa ?
 (se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

OGGI, SAN MARCO di Vice Miazza

aprile 2013 14:19
25 Aprile “SAN MARCO EVANGELISTA” …............ San Marco evangelista, missionario e compagno degli apostoli Paolo e Pietro, autore del Vangelo che porta il suo nome, nacque nel I° secolo da famiglia benestante e visse in Palestina sotto l'imperatore Augusto. Le uniche fonti dell'epoca che lo citano sono le Lettere di san Pietro e san Paolo e gli Atti degli Apostoli. Non è stato uno dei 12 Apostoli ma per alcuni studiosi ha conosciuto Gesù durante la sua permanenza in Palestina. Fu San Pietro che, frequentando la sua casa, lo battezzò. Il suo vero nome era Giovanni, usato dagli Ebrei, ma prese il nome Marco per presentarsi nel mondo greco-romano. San Pietro, che lo chiama «figlio mio», lo ebbe certamente con sè nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. Oltre alla familiarità con san Pietro, Marco può vantare una lunga comunità di vita con l’apostolo Paolo, che incontrò nel 44 quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità di Antiochia. Al ritorno, Barnaba portò con sè il giovane cugino Marco, che più tardi si troverà al fianco di san Paolo a Roma. Nel 66 san Paolo ci dà l’ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione romana a Timoteo: «Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi». Non vi sono notizie certe su dove, come e quando Marco morì. Eusebio sostiene che il 24 aprile venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria legato con funi al collo. Gettato in carcere, il giorno dopo subì lo stesso atroce tormento e soccombette. Il suo corpo, dato alle fiamme, venne sottratto alla distruzione dai fedeli. Secondo una leggenda due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo nell’828 a Venezia dove pochi anni dopo verrà dato inizio alla costruzione della Basilica che ancora oggi ospita le sue reliquie. La Basilica fu consacrata nel 1094, ma già nel 1071 San Marco fu scelto come titolare della Basilica e Patrono principale della Serenissima. Altri Santi del giorno: Sant' Aniano, Vescovo d'Alessandria d'Egitto (I°sec) -San Febadio di Agen (Francia) Vescovo (IV sec.).

ORIGINE DEL NOME MARCO di Vice Miazza

24 aprile 2013 14:16
Il nome “MARCO” di origine latina, significa: “Sacro a Marte”......... All'origine del nome è l'antico prenome romano Marcus, che era una forma sincopata di Martìcus, derivato da Mars, Marte, con lo stesso significato odierno. E' un nome molto diffuso in tutta Italia, anche nelle sue varianti, tra cui spiccano i nomi doppi che hanno carattere di unitarietà e si sono propagati, a partire dal Rinascimento, in onore di personaggi storici di grande rilievo: l'imperatore Marco Aurelio Antonino (161-180 d. C.), l'oratore Marco Tullio Cicerone, a. C., Marco Antonio, amante di Cleopatra. Alla diffusione hanno contribuito vari santi, il più importante dei quali è San Marco evangelista, patrono di Venezia, compagno degli apostoli Pietro e Paolo

COMMENTO DI TERESA RAMAIOLI

24 aprile 2013 11:27
Ciao Romina, ciao Sonny, AUGURI... Teresa

COMMENTO DI TERESA RAMAIOLI

24 aprile 2013 11:06
Ciao Dino, ogni problema ha sempre tre soluzioni:la mia soluzioe,la tua soluzione e la soluzioe giusta. Sii gentile, paziente, perchè ogni persona che incontri sta già combattendo una dura, personale battaglia (a volte mascherata da un sorriso). Ciao ciao Teresa

martedì 23 aprile 2013

PENSIERI SPARSI DEL 24 APRILE 2013

PENSIERI SPARSI DEL 24 APRILE 2013

 “Addossare colpe…

è uno sfogo legittimo e naturale.

Ma una persona adulta

deve trovare

la soluzione per ogni situazione”

Dino

LA CRISI E I GIOVANI racconto (235°) di Dino Secondo Barili

24 APRILE 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 24 aprile 2013 –Mercoledì – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
 racconto del Mercoledì
La crisi e i giovani...(235°)
In questa strana primavera il sole si fa molto desiderare. Ogni “tre per due” arrivano giornate di pioggia. Ecco perché, in una giornata di sole come ieri, la gente ne ha approfittato per fare lunghe passeggiate. Anche Pavia, ieri mattina era piena di gente che andava su e giù per Corso Cavour, Piazza Grande, Strada Nuova, Lungo Ticino Visconti e Sforza. Un’occasione per godere finalmente qualche raggio di sole in più, togliersi di dosso i residui del pesante inverno appena terminato e fare lunghe chiacchierate. Anche Giovanni e Giacomo, due aitanti cinquantenni, ieri mattina, erano fermi in Piazza Grande e discutevano del più e del meno. Naturalmente parlavano della crisi che sta attanagliando tutti e ciascuno. Diceva Giovanni, impiegato presso la filiale di una Banca. “Oggi, la crisi mette in luce “crepe” di ogni genere…nelle persone e nelle famiglie. Ne sono testimonianza le lamentele delle persone agli sportelli della Banca dove le preoccupazioni emergono come un fiume carsico. Le persone non “vedono più” ciò che hanno, ma ciò che avrebbero potuto avere (ipotesi tutta da verificare) e non hanno avuto. Ieri, una Signora cinquantenne, mi diceva. “Io sono stata sfortunata. Se mio marito non fosse morto cinque anni fa … oggi sarei una Signora nel vero senso della parola. Avrei mio marito a tenermi compagnia. Invece, sono qui, sola, a combattere la mia battaglia quotidiana. Devo correre a destra e a manca per una cosa e per un’altra. Allora, era mio marito a correre e a pensarci…” Capisco che quella Signora si senta sola. Perché proprio adesso emergono queste “crepe”? Perché emergono tante domande? Non solo. Una persona è diventata improvvisamente “sola”? Solo adesso ha tante carte da compilare? Secondo me, si addossano alla crisi problemi personali di ogni genere… veri e presunti.” Giacomo, impiegato presso un Ufficio Legale a Milano era stato in silenzio, ma non vedeva l’ora di dire la sua. “Caro Giovanni, dovresti essere dove lavoro io. Tutte le occasioni sono buone per addossare all’altro (o agli altri) colpe di ogni genere. Naturalmente tutti chiedono giustizia… Anche per le cose che sono sempre accadute e appartengono all’ordine naturale della vita. Sembra che le persone cerchino uno “sfogo” al loro disagio intimo e personale. Invece, secondo me, non è così che si superano le crisi. Le  crisi si superano come fanno i giovani quando si innamorano. Quando pensano al loro futuro. Ieri, per esempio, mia nipote, Romina, 38 anni, mi diceva. “Tra qualche giorno parto per gli Stati Uniti. Vado ad incontrare il mio Sonny. E’ un mese che non lo vedo. Finalmente potrò stringerlo tra le braccia. O meglio. Ci vediamo tutte le sere… ma solo mediante computer, via Internet. Quest’attesa mi elettrizza, mi rende effervescente…” Vedi Giovanni, cosa vuol dire la gioventù? Vedi cosa vuol dire l’amore? Le crisi si superano solo guardando al domani, investendo sul futuro, sulle speranze, sui sogni. Non tutti i sogni e le speranze si realizzeranno, ma è sempre meglio che piangersi addosso in continuazione…” - Questo è il 235° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
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