domenica 31 marzo 2013

PENSIERI SPARSI DEL 31 MARZO 2013

PENSIERI SPARSI DEL 31 MARZO 2013

 “Coloro

che non credono in sé stessi

 non vinceranno mia,

 la battaglia della vita”

Dino

sabato 30 marzo 2013

SECONDO TE...

SECONDO TE…

“Per ottenere risultati…

ci vuole coraggio?”

(se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

LORENZO E L'ACQUA DEI SETTE FONTANILI racconto (211°) di Dino Secondo Barili

31 MARZO 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 31 Marzo 2013 – Domenica – ore 12.00
- PASQUA 2013 -
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto della Domenica
Pasqua 2013
 Lorenzo…e l’acqua dei sette fontanili
Ci sono momenti nella vita nei quali, alcune persone, si affidano a Dio, altre, invece, tentano altre opportunità. Certo è, che tutti, indistintamente, cercano soluzioni idonee. Del resto non è possibile darsi alla disperazione. Sarebbe assurdo e inconcludente. La saggezza antica, però, ha “provato” svariati sistemi. Basta “leggere” la storia e le storie delle persone nelle varie epoche. Al mio paese, Trivolzio (Pavia), per esempio, le cose non sono sempre andate per il giusto verso. Confitti piccoli e grandi, lotte fra gruppi e fazioni… Eppure, qualcuno riusciva a non perdere la calma e trovare il coraggio per andare avanti. Qualche lettore dirà che quella persona... aveva fede, era saggia! Anche… e non solo. Nel 1800 a Trivolzio abitava un ragazzo, ultimo di tredici figli. Facile immaginarsi quali rinunce abbia dovuto fare. Allora, la concorrenza tra i fratelli era esasperata (come oggi). Il suo nome era Lorenzo. Si racconta che oltre a essere l’ultimo della “nidiata”… era piccolo, gobbo, mingherlino e brutto (diciamo… sgraziato). Cosa poteva aspettarsi dalla vita, un essere così conciato? Eppure, Lorenzo, non solo ha vinto la sua battaglia… ma avuto un successo insperato. A quell’epoca i bambini “gracili” dovevano contare sulle proprie forze (ammesso che ne avessero). Siccome le forze fisiche erano ridotte, l’unica forza sulla quale potevano contare era la forza della mente. Lorenzo, all’età otto anni venne messo a servizio presso una delle Famiglie più ricche del circondario. Il compito di Lorenzo era assai limitato: in cucina… a pelare le patate. Quello era il posto e quella era la mansione. D’altro canto cosa poteva pretendere un essere così ridotto? A quell’epoca, però, c’era un proverbio che diceva: “Ogni essere è, a suo modo, perfetto. Sta all’individuo mettere in luce la propria perfezione”. Quando Lorenzo pelava le patate osservava il mondo che gli stava intorno. Ascoltava i racconti delle persone e faceva tesoro di tutto ciò che colpiva la sua intelligenza. Un giorno vide una serva che accettava volentieri i complimenti del Padrone e capì che il mondo aveva una “guida”. All’età di sedici anni, Lorenzo, aveva fatto “carriera”. Anziché pelare patate era diventato l’auto-cuoco. Il Capo-Cuoco era burbero, autoritario ed il migliore di tutto il circondario. Però, anche i migliori cuochi si ammalano. A Trivolzio era scoppiata una epidemia. Nella Famiglia più ricca del paese, l’unico a non essere ammalato era proprio Lorenzo, il vice-cuoco. In molti cominciarono a chiedersi il perché. Nella Famiglia più ricca del circondario erano tutti ammalati …tranne Lorenzo. Il segreto stava nel fatto che Lorenzo, il vice-cuoco, raccoglieva… e beveva (solo) “l’acqua dei sette fontanili”. Secondo un’antica leggenda trivolzina… ne beveva “sette” sorsi ogni mattina. Da quel momento Lorenzo divenne la persona più consultata. Qualche lettore dirà che si tratta di una favola per persone ingenue. Non è così. La fama di Lorenzo giunse fino a Milano. Un giorno, il piccolo, gobbo, mingherlino brutto vice-cuoco trivolzino venne invitato per una prova della sua “acqua dei sette fontanili”. A Milano la prova riuscì talmente bene che Lorenzo si stabilì definitivamente nella grande città, richiesto e riverito dalla migliore nobiltà - Questo è il 211° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
Vedi anche: dinosecondobarili

OGGI. PASQUA DI RESURREZIONE di Vice Miazza

31 marzo “PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE”….........La Pasqua è la principale festività del cristianesimo. Essa celebra la risurrezione di Gesù che, secondo le Scritture, è avvenuta nel terzo giorno successivo alla sua morte in croce. La data della Pasqua, variabile di anno in anno secondo i cicli lunari, determina anche la cadenza di altre celebrazioni e tempi liturgici, come la Quaresima e la Pentecoste. La Pasqua è la festività cristiana che ricorda la risurrezione di Gesù, con l'instaurazione della Nuova alleanza e l'avvento del Regno di Dio. La Pasqua cristiana è preceduta dalla Quaresima, un periodo di penitenza di quaranta giorni che va dal mercoledì delle Ceneri al Sabato Santo. La Domenica precedente, la Domenica delle Palme, il cui simbolo è il ramo d’ulivo – viene ricordato l’arrivo del Messia in Gerusalemme e la sua passione. Da qui inizia la Settimana Santa, durante la quale hanno luogo momenti liturgici ben precisi. Dal lunedì al mercoledì è il tempo della Riconciliazione, il giovedì mattina si apre con la Messa del Crisma, in cui vengono benedetti l’olio profumato – quello utilizzato nei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine – l’Olio dei catecumeni e l’Olio degli infermi. La sera del giovedì Santo si svolge la Messa in Cena Domini in ricordo dell’ultima cena di Gesù, alla quale segue la processione al "sepolcro". Le ostie, che saranno utilizzate nella celebrazione del venerdì santo, vengono portate in un tabernacolo, il sepolcro, per essere adorate dai fedeli. I cristiani considerano il venerdì Santo un giorno di contemplazione della passione di Gesù: è infatti in questo giorno che si svolge il rito della Via Crucis, che in maniera figurativa ripercorre l’ultimo giorno di vita del Figlio di Dio. Questa giornata è, per tutti i fedeli, dedicata al digiuno, testimonianza del bisogno di partecipazione alla Passione e alla Morte di Cristo. Il sabato Santo è un giorno di riflessione e preghiera silenziosa. La notte tra sabato e domenica si svolge la Veglia Pasquale, durante la quale si leggono le promesse di Dio al suo popolo. Questa notte è scandita da quattro momenti: la Liturgia della luce (benedizione del fuoco, preparazione del cero, processione, annunzio pasquale); Liturgia della Parola (nove letture); Liturgia Battesimale (canto delle Litanie dei Santi, Preghiera di benedizione dell'acqua battesimale, celebrazione di eventuali Battesimi); Liturgia Eucaristica. Il giorno di Pasqua si festeggia la risurrezione del Redentore

COMMENTO DI TERESA

/930 marzo 2013 12:19
Riuscire a lavorare con passioe ed entusiasmo insieme ai propri colleghi è un fattore importante x il successo di ogni team di lavoro. Le persone che riescono a vivere il proprio lavoro come un hobby hanno sicuramente una marcia in + nel raggiungere i risultati auspicati. Ecco perchè x creare un team efficace occorre potersi FIDARE ciecamente l'uno dell'altro. Giocare a carte scoperte. Confrontare le proprie idee con quelle degli altri senza FALSITA'. Divetirsi in tutto quello che si fa. Non femarsi di fonte alle DIFFICOLTA' ma viverle come una SFIDA da affrontare e superare con SUCCESSO.COnfrontarci con noi stessi e altre persone x migliorare a livello personale e professionale. Ciao ciao TERESA

COMMENTO DI VICE

Ciao Dino,..... è auspicabile che il bellissimo progetto illustrato dalla prof. Rachele possa diventare un “progetto reale”, ..... ha tutti i requisiti per essere realizzato. …........... E concordo con quello che dice Rachele, …....“si fanno “meglio” le attività che danno piacere… e il piacere aumenta, se… facendolo… si procura piacere anche alle altre persone.” ….. Ancora Auguri a tutti!!!!! Vice

COMMENTO DI TERESA

Ciao Dino, l'amore esiste rende il mondo meraviglioso e noi, in molti sensi,migliori. L'amore ci dà una ragione x provare emozioni, x andare avanti, x vivere,ma è ANCHE LEALTA' e ONESTA'. Bisogna essere fedeli a se stessi x maturare.Mai giocare e mettere in crisi i nostri e altrui affetti. Ciao ciao TERESA

COMMENTO DI VICE

Ciao Dino, ….....SI!!.. ci vuole coraggio per amare,..... un coraggio costante, ...perchè l'amore, a mio avviso ci rende “vulnerabili”,........nella vita però è un “rischio” …...... che “vale la pena” assumere..........BUONA PASQUA!!!!! …... A TUTTI GLI AMICI DEL BLOG......VICE

COMMENTO DI TERESA

/930 marzo 2013 10:16
I vecchi saggi raccontano che il corpo umano si tiene in equilibrio con la felicità e ogni volta che questa viene a mancare insorgono i disturbi, le malattie: la FELICITA' è l'equilibrio dell'universo. Sii felice e rendi felice senza far male a te stesso o a qualche altro(altra):ecco qui tutta quanta la morale. Nella vita ci vuole sempre chiarezza, perchè di vita ne abbiamo una sola. Nessuno è + di noi o meglio di noi...Siamo diversi:chi + forte, chi + debole. Esistono persone buone e...persone PERFIDE...La vita è imprevedibie ...dà, toglie e...non sai mai chi ti mette davanti.Non aggiungo altro:solo ascoltare con il Cuore.Ciao ciao TERESA

COMMENTO DI TERESA

Ciao Dino, puoi capire il carattere di una persona dal modo come accoglie le lodi o come ...ti loda...L'approvazione degli altri è uno stimolante del quale talvolta è bene DIFFIDARE. Ciao ciao TERESA

COMMENTO DI VICE

Ciao Dino, ….. sono d'accordo, la “vera conoscenza” di una persona, non si limita alla sola apparenza, alla conoscenza “superficiale”,................... bisogna conoscerla a fondo, entrare veramente nel “suo mondo”,....solo così possiamo dire di “conoscerla” …....Vice

PENSIERI SPARSI DEL 30 MARZO 2013

PENSIERI SPARSI DEL 30 MARZO 2013

 “Per conoscere una persona

è necessario

entrare nel suo mondo”

Dino 

SECONDO TE...

SECONDO TE…

“Per amare…

ci vuole coraggio?”

(se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

LA PROF. ELISA E IL DOCENTE DI MUSICA - racconto (210°) di Dino Secondo Barili

30 MARZO 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 30 Marzo 2013 – Sabato – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Sabato
 La Prof. Elisa e il Docente di Musica
Quarantacinque anni è l’età delle grandi crisi personali. Se poi si sommano ad altre crisi, il quadro diventa complicato. Così era lo stato d’animo della Professoressa Elisa, Docente di Lettere presso un Liceo di Milano. Elisa aveva iniziato la sua attività con grande entusiasmo, ma dopo poco tempo si era resa conto che non erano solo gli studenti a metterci poco impegno, ma anche tutto quello che stava intorno (…genitori compresi). La crisi, allora, era durata poco perché “parte della mente” della Professoressa Elisa era occupata da un “amore” che faticava a trovare la strada giusta: il Rag. Callisto. Tra i due c’era una certa intesa, ma la differenza d’anni (lui aveva venti anni più di lei) e soprattutto la differenza di attività (Callisto faceva il commerciante) le cose non andavano troppo bene. A fatica, Elisa, rimandava tutto ad ipotetico domani…. fino a quando, un giorno, Callisto prese la decisione di chiudere il rapporto… restando buoni amici. E’ possibile restare buoni amici dopo essere stati fidanzati? Ma? Forse. Elisa e Callisto si trovavano, ogni tanto, al Bar per prendere un caffè, ma non c’erano più argomenti tra i due. In occasione delle vacanze di Pasqua dello scorso anno, al quarantacinquesimo anno di età, la Professoressa Elisa era in crisi profonda. Cercava di darsi un tono, ma la fatica era tanta, troppa. Il sabato di Pasqua, Elisa cercò svago camminando sola in Piazza del Duomo a Milano dove c’è sempre tanta gente. E’ un luogo neutro dove ci sono tante persone e poche si conoscono. Ogni persona cammina e vive per sé stessa, nel proprio mondo. Non era il massimo per la Professoressa Elisa. Era, però, la sola cosa da fare per non restare in casa sola, tra quattro mura, a rimuginare i propri pensieri. In Piazza del Duomo (si dice … il destino!) Elisa incontrò la sua coetanea e collega presso un altro Liceo, la Prof. Rachele, allegra, entusiasta, pimpante. “Elisa, cosa fai in Piazza del Duomo a quest’ora?” (erano le nove del mattino). Elisa non rispose. Avrebbe dovuto dire come andavano (male) le cose. “Elisa, non sei mica in crisi? Se mi ascolti ho quello che fa per te. Sto aspettando Claudio, il Prof di Musica, collega nel Liceo presso cui insegno. Insieme dobbiamo andare a fare una ricerca sui vecchi modi di vita nelle antiche cascine lombarde. Storie, leggende, filastrocche, canzoni popolari. Noi le raccogliamo. Le elaboriamo. Facciamo ricerche bibliografiche. Parliamo con le persone anziane che ci raccontano il loro passato. Poi, prepariamo uno spettacolo molto artigianale …e lo portiamo tra gente. Se vuoi, puoi entrare nel gruppo e sicuramente ti troverai bene. Oggi, le persone fanno le cose senza sapere il perché. Invece, bisogna sempre sapere perché si fa una cosa oppure un’altra. Ho imparato che si fanno “meglio” le attività che danno piacere… e il piacere aumenta, se… facendolo… si procura piacere anche alle altre persone.” In quell’istante comparve il Prof. Claudio, docente di Musica. Aveva accanto un suo collega, il Prof. Fortunato, uno schianto d’uomo, un fisico da atleta. Dall’aspetto non poteva essere che un “musicista” (un po’ pazzo), capelli scapigliati, occhi sospesi tra “l’essere e non essere”… Insomma, proprio l’uomo di cui Elisa aveva bisogno. Da quel sabato di Pasqua di un anno fa, la vita di Elisa è cambiata… in meglio! Senza rimpianti per il passato… e molte attese per il futuro. - Questo è il 210° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
Vedi anche: dinosecondobarili

ORIGINE DEL NOME - AMEDEO - di Vice Miazza

Il nome “AMEDEO” dal latino, significa “colui che ama Dio”..... nome presente in tutta Italia. La massima diffusione si è verificata tra l'XI e il XV secolo, in quanto nome ricorrente nel casato dei Savoia

OGGI, SANT'AMEDEO di Vice Miazza

30 marzo “SANT'AMEDEO IX DUCA DI SAVOIA”, ….........nacque il 1° febbraio del 1435 nel castello di Thonon-les-Bains in Alta Savoia, Sua madre era Anna di Lusingano e suo padre il duca Ludovico I di Savoia. Nel 1452 si sposò con Jolanda di Valois, figlia di re Carlo VII di Francia,ed ebbe 8 figli. Il loro fu un matrimonio combinato fin dalla più tenera età, nonostante le ragioni di Stato la loro unione fu riuscitissima, cementata sulla fede in Cristo. La coppia si ritirò nella provincia di Brescia, territorio assegnatogli oltre al governatorato del Piemonte. Ciò suscitò le ire di suo fratello Filippo nei suoi confronti, che quasi si preparò ad attaccarlo, se il loro padre, Ludovico I, non lo avesse arrestato. Jolanda fu un’ottima consorte per Amedeo IX, infatti alleviò molto il marito nei compiti di governo, in quanto il duca soffriva di crisi epilettiche, una patologia che accettò sempre con grande rassegnazione. Amedeo fu più volte attaccato dai suoi stessi parenti perché considerato inadatto al governo; ma la sua magnanimità e la sua benevolenza ebbero la meglio. Nel 1459, durante il Concilio di Mantova aperto da Papa Pio II, Amedeo IX fu fautore di una crociata indetta per liberare Costantinopoli dai turchi e in difesa del Peloponneso. Nel 1464, alla morte del padre Ludovico, Amedeo ereditò il ducato di Savoia e con esso la posizione da tenere nella guerra stabilitasi fra Luigi XI e Carlo il Temerario. L’appoggio di Amedeo andò al re di Francia, il quale, come risposta dell’alleanza, diede il suo sostegno contro Guglielmo VIII di Monferrato e Giangaleazzo Sforza, nemici dei duchi di Savoia. Amedeo IX seppe amministrare con acume lo Stato, si conquistò la stima e la simpatia dei sudditi anche per il suo amore per i poveri che si concretizzava in aiuti cospicui e generosi. Uomo dalla vita morigerata e austera, non lesinava in penitenze e digiuni, eresse chiese e monasteri, donò beni preziosi alla cattedrale di Vercelli e, quando la sua malattia non gli permise più di governare, lasciò la mansione alla moglie, poiché i suoi figli erano ancora troppo giovani. Tuttavia la corte si ribellò alleandosi con i fratelli di Amedeo e venne imprigionato, finché Luigi XI lo liberò, ristabilendo l’ordine. Stremato dall’epilessia, Amedeo, morì a Vercelli il 30 marzo 1472. Le sue spoglie riposano oggi nella cattedrale di Vercelli. Fu beatificato il 3 marzo 1677 da Papa Innocenzo XI

ORIGINE DEL NOME - SECONDO - di Vice Miazza

Il nome “SECONDO” dal latino Secundus, signfica, “figlio secondogenito”....... nome di origine numerale che veniva solitamente imposto al secondo nato

OGGI, SAN SECONDO di Vice Miazza

29 marzo 2013 13:34
30 marzo “SAN SECONDO D'ASTI”,.................. Di lui si hanno solo notizie leggendarie, vissuto al periodo dell'imperatore Adriano, di nobili origini astigiane, era un idolatra fervente ascritto alla milizia romana e grande amico di Saprizio, prefetto romano. Secondo, sensibile alla nuova religione cristiana, che si diffondeva sempre più malgrado le repressioni, visitava in carcere i cristiani condannati. Qui incontrò san Calogero di Brescia che, illustrandogli il messaggio e la dottrina del Vangelo di Gesù, preparò la sua conversione. Con l’amico prefetto romano della città, Saprizio, Secondo, partì per un viaggio verso Tortona dove incontrò, Marziano, vescovo della città, che lo iniziò sulla via della conversione e della carità. Secondo giunse poi a Milano, dove ebbe la benedizione di Giovita che lo invitò a portare il sacramento dell'eucarestia a Calogero e Marziano. Ritornato a Tortona, Secondo riuscì ad entrare nelle prigioni in cui Marziano era stato nel frattempo rinchiuso da Saprizio che lo aveva anche già condannato a morte. Secondo gli rimase accanto per tutta la notte e il giorno seguente, dopo il martirio, ne seppellì il corpo. Saprizio cercò di convincere Secondo a rinunciare al cristianesimo con tutti i mezzi, anche con le torture, ma Secondo rimase irremovibile nella sua scelta. Saprizio allora lo condannò a morte ma, durante la notte precedente il supplizio, Secondo sarebbe stato liberato da un angelo mandato dal cielo e "trasportato" ad Asti, nel carcere dove già si trovava Calogero. Saprizio, scoperta la fuga, tornò ad Asti, mandò Calogero ad Albenga dove venne martirizzato, mentre Secondo, il 30 marzo 119, venne portato all'esterno delle mura astigiane e decapitato. La leggenda narra ancora che Secondo fu sepolto sul luogo in cui fu ucciso e che qui sorse in seguito la chiesa a lui dedicata. Altre celebrazioni del giorno: Nel Sabato Santo predomina il silenzio, il raccoglimento, la meditazione, per Gesù che giace nel sepolcro; poi verrà la gioia della sera con la Veglia Pasquale e con la Resurrezione di Cristo

COMMENTO DI TERESA

Ciao Dino, ci vuole + coraggio x dimenticare che x ricordare. Ciao ciao Teresa

COMMENTO DI TERESA

Ciao Dino, occorre coraggio x cercare la verità resistendo ai pregiudizi. Occorre coraggio x capire come sono realmente le persone senza farsi ingannare dalle APPARENZE.Occorre coraggio x portare a termine un grande progetto.Questo è CRESCERE.Crescere significa riuscire a superare i grandi dolori senza dimenticare.Crescere è sapersi rialzare dopo una brutta caduta. Ciao ciao Teresa

COMMENTO DI TERESA

Ciao Dino, quando si comincia a riflettere sulle decisioni da prendere, è necessariomolto CORAGGIo x compiere determinati passi... Ciao Teresa

venerdì 29 marzo 2013

PENSIERI SPARSI DEL 29 MARZO 2013

PENSIERI SPARSI DEL 29 MARZO 2013

 “Mai

fermarsi

 alle apparenze”

Dino

SECONDO TE...

SECONDO TE…

“Per cambiare

ci vuole coraggio?”

(se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

RINALDO ...A PRAGA racconto (209°) di Dino Secondo Barili

29 MARZO 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 29 Marzo 2013 – Venerdì – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Giovedì
 Rinaldo…a Praga
Coloro che sono stati a Praga sanno che Praga è una città magica, imprevedibile, come Torino e Lione. La parola magia, forse, non basta. Ne sapeva qualcosa Rinaldo, impiegato presso una ditta commerciale che aveva clienti in molti Paesi dell’Europa. La Ditta aveva sede a Milano, e per anni, per la sua società, Rinaldo aveva viaggiato dappertutto. Da due anni, però, il lavoro era terminato. Rinaldo, causa la crisi economica ed altri motivi, aveva cessato di andare di qua e di là per l’Europa… con una valigia in mano, sempre la stessa. Da due anni per Rinaldo la vita era diventata monotona… e la sua mente correva nei posti in cui era stato e aveva vissuto momenti irripetibili. Di tutti i paesi, visitati, però, c’era un luogo che gli era rimasto nel cuore e nella mente. Un luogo indimenticabile: Praga. Si, proprio Praga, la città magica per eccellenza… dove la parola “magia” assume infiniti significati. Per Rinaldo, era stato un periodo straordinario. Le ragioni erano diverse. Una fra tutte. A Praga, Rinaldo si era innamorato… innamorato veramente, da perdere la testa. La Ditta per la quale lavorava aveva a che fare con “scarpe da donna”. Rinaldo portava campioni di scarpe da tutte le parti. Si trattava di “campioni” che dovevano giungere nella mani di “artisti veri, strani, con parecchi tic.” Questi artisti non volevano muoversi dal luogo in cui abitavano e dove creavano i loro capolavori. Un’artista alla quale Rinaldo doveva recapitare i campioni di scarpe da donna era, appunto Praga. Si chiamava Zerlina, era un’artista vera, estroversa (un po’ matta… solo?)…e misteriosa. Durante il primo anno in cui Rinaldo andava a Praga per conto della sua Ditta, doveva stare a regole ferree. Doveva telefonare e l’incontro con Zerlina avveniva solo davanti al monumento di Jan Hus, il religioso riformatore boemo morto sul rogo nel 1415. L’incontro avveniva sempre alla stessa ora. Nel pomeriggio, all’ora in cui Jan Hus era stato arso vivo. Rinaldo, pur ponendosi molte domande, accettava un simile rituale. Per un anno non era mai riuscito a vedere Zerlina in volto… sempre coperto da un velo nero. Era arrivato a pensare che Zerlina fosse un mostro. Un anno dopo, però, la “misteriosa artista” invitò Rinaldo a casa sua. La donna si mostrò per quella che era… una bellezza fuori del comune. Non molto alta, viso perfetto, incantevole, occhi verdi, capelli biondi lunghissimi che arrivavano fino ai piedi. Per Rinaldo fu una sorpresa nella sorpresa… un amore a prima vista… Zerlina non era una donna … era una fata, una strega… La donna disse una sola frase. “Non farmi domande, perché non puoi e non ne hai il diritto. In casa mia entrerai solo se te lo dico io e quando voglio io…” Rinaldo ormai era caduto nel “cerchio magico” e non poteva più uscire. Per anni la storia era andata avanti. Ogni volta che Rinaldo andava a Praga c’era una sorpresa. Da due anni, però, il suo rapporto con Zerlina era terminato… Il suo pensiero, però, era sempre là, a Praga. Dopo molte titubanze, dopo due anni, decise di ritornare a Praga. Non più come commesso viaggiatore per la sua Ditta, ma come “innamorato pazzo” di Zerlina. Senza dire parola con nessuno, un sabato mattina, Rinaldo, giunse a Praga. Si fermò sotto la statua di Jan Hus. Digitò il numero di Zerlina sul suo telefonino e attese la risposta. Dopo alcune frasi, Zerlina ebbe uno scatto. “Aspettami sotto la statua di Jan Hus”. Dopo un’ora Rinaldo vide giungere una carrozza con le tendine chiuse trainata da due cavalli bianchi guidata da un cocchiere in livrea. Era Zerlina. “Sali!”. Fu l’ordine. Rinaldo salì. Il milanese non si era reso conto che Zerlina era nuda, completamente nuda e ordinò anche a lui di mettersi nudo. “Vedi, Rinaldo. Quando una persona sceglie l’amore … non può e non deve avere vincoli di sorta, regole, obblighi di qualsiasi natura. L’amore è libertà, vera, assoluta libertà. Ora, mi trasformerò … e sarò sempre con te, in ogni mento della tua vita… e sarai felice per sempre.” Zerlina, si trasformò in volatile dai colori sgargianti… e Rinaldo si ritrovò nel suo ufficio di Milano. La sua Capoufficio, l’arcigna Eva, cercò di farsi spiegare da Rinaldo il suo volto sorridente e felice. Non vi riuscì. Capì che c’era un segreto. Il segreto si chiamava Praga. - Questo è il 209° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
Vedi anche: dinosecondobarili

ORIGINE DEL NOME - BERTOLDO - di Vice Miazza

Il nome “BERTOLDO”, dal tedesco , significa “illustre nel comandare”......... Continua il nome germanico Berhtoald, composto da beraht (o berht, bertha, "illustre", "brillante") e wald (o vald, waldaz, "governare", "potere") il significato può quindi essere "illustre governante", o "illustre nel comandare". Il secondo elemento viene talvolta ricondotto a hold ("gentile", "amorevole").

OGGI, SAN BERTOLDO di Vice Miazza

29 marzo “SAN BERTOLDO DEL MONTE CARMELO”,.................. al secolo Bartolomeo Avogadro nacque a Solignac (Francia) intorno al 1230, da nobile famiglia, studiò all'Università di Parigi dove si laureò in teologia. Partì per la Palestina con l'esercito crociato e difese Antiochia dagli assalti saraceni. Durante quella battaglia fece il voto che se l'esercito crociato fosse stato liberato dall'assedio, si sarebbe consacrato religioso. Attorno al 1154 si recò sul Monte Carmelo, che già in passato era stato sede di comunità cenobitiche, presso la "fonte di Elia" costruì una cappella dedicata alla Beata Vergine del Monte Carmelo e assieme ad altri dieci compagni condusse vita contemplativa da eremita in celle costruite attorno alla cappella. Essi si chiamarono i "Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo". Dopo qualche tempo fu nominato patriarca di Antiochia il cugino,Aimerio di Limoges, che andò a visitare il Monte Carmelo e nominò Bertoldo primo Priore generale dell'Ordine Carmelitano. Bertoldo fu un priore molto attento a guidare la comunità più con l'esempio che con le parole o le punizioni. Manifestò sempre un culto particolare per la Beata Vergine, della quale invocava sempre l'intercessione per la protezione dei carmelitani. Infatti era sempre particolarmente preoccupato per il futuro dei cristiani in Terrasanta, sempre in lotta fra di loro e divisi. Un giorno ebbe una visione che gli mostrò alcuni angeli che portavano in cielo sulle loro ali un gran numero di confratelli, che i saraceni avevano ucciso con le loro scimitarre. Bertoldo morì serenamente nel 1185, dopo aver guidato per quarantacinque anni l'Ordine che aveva fondato. Altre celebrazioni della giornata: VENERDI' SANTO, PASSIONE DEL SIGNORE. Il Venerdì Santo è il giorno della Croce. In tutta la vicenda umana e storica di Gesù, la “Passione” designa da sempre l’insieme degli avvenimenti dolorosi che lo colpirono fino alla morte in croce

COMMENTO DI TERESA RAMAIOLI

Brava Annalisa, un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove città, ma avere occhi nuovi.Ciao Teresa

COMMENTO DI TERESA RAMAIOLI

Ciao Dino, non dimentichiamo i bambini: un bambino che legge sarà un adulto che pensa.Ciao ciao Teresa

COMMENTO DI TERESA RAMAIOLI

Ciao Dino, i libri sono una ginnastia x la mente. Leggere significa essere altrove, dove gli altri non ci sono,ossia in un altro mondo.Questo mondo tutto nostro può diventare un rifugio dai dolori del vivere. Tutti noi abbiamo sperimentato cosa significa iniziare a leggere un romanzo ce ti prende ed esserne così affascinati da voler arrestare il flusso della vita che ci circonda x restare a tu x tu con il libro, senza essere disturbati, talmente soggiogati dal fluire delle parole. Si, i libri possono davvero cambiarci la vita. Perchè danno risposte. Perchè fanno crescere. Perchè in ogni libro ci sono sempre piccoli o grandi consigli con la stupidità umana. Ciao ciao Teresa

giovedì 28 marzo 2013

PENSIERI SPARSI DEL 28 MARZO 2013

PENSIERI SPARSI DEL 28 MARZO 2013

 “Quando serve…

ci vuole decisione”

Dino

SECONDO TE...

SECONDO TE…

“Il libro è solo un passatempo?”

(se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

ANNALISA ...A PARIGI racconto (208°) di Dino Secondo Barili

28 MARZO 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 28 Marzo 2013 – Giovedì – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Giovedì
Annalisa … a Parigi
La Dott. Annalisa lo sapeva, ne aveva la certezza. Quando l’aria in un “ambiente” diventa irrespirabile, le tensioni si sommano, le persone non fanno altro che lamentarsi, non c’è che una soluzione: partire! Un bel viaggio e via. Naturalmente, coloro che possono permetterselo… dal punto di vista economico. Per fortuna, la Dott. Annalisa, poteva. Era nelle condizioni economiche di permettersi un bel viaggio a Parigi. Parigi era la capitale che amava di più. Nella quale era stata più volte. Che conosceva meglio. La città nella quale si abbandonava a lunghe passeggiate. Non importava che, questa volta, doveva andarci sola. Non ne aveva parlato nemmeno con la sua migliore amica, Renza, collega di stanza nel laboratorio di ricerca presso cui lavorava. Anzi, non ne aveva parlato perché avrebbe dovuto svelare il “rospo” che aveva in gola: la fine della sua storia d’amore con Goffredo. Una storia iniziata due anni prima e finita per “incompatibilità… di gusti”.Ad Annalisa piaceva la musica lirica e classica …a Goffredo no. Ad Annalisa piaceva il teatro (tutto il teatro)…a Goffredo no. Annalisa, quarantacinque anni ben portati, alta, bionda, viso da strega, con un fisico da far invidia ad una ventenne, non era più nell’età di sopportare a lungo un “conflitto”… di tale natura. Una persona sta bene con un’altra se condivide gusti ed emozioni, momenti di passione e condivisioni “irreali”. Annalisa aveva deciso… Parigi era il luogo ideale per un tuffo nel “sogno”. Tre giorni e due notti, nel suo albergo preferito, a due passi dalla Senna e da Notre-Dame… Da quel “quartier generale” avrebbe vissuto una delle città più belle del mondo… a piedi, da sola  … dal mattino alla sera. L’aereo, da Milano, è il mezzo più facile per raggiungere Parigi. Un viaggio, però, non è mai quello che una persona programma. Un viaggio è “un’idea”… in mare di coincidenze. La prima coincidenza, Annalisa l’ebbe appena salì sull’aereo. Nel posto accanto al suo c’era una sua conoscenza parigina: Juliette. Una ricercatrice con la quale aveva collaborato diverse volte. Juliette abitava a Parigi e fu ben felice dell’incontro. Per Annalisa era la persona giusta per allacciare nuove conoscenze. A Parigi, Juliette presentò Annalisa ad un gruppo di amanti di musica lirica. Un gruppo ristretto di appassionati del quale faceva parte Gustave, un cinquantenne innamorato della lirica italiana. Non solo, Gustave, aveva studiato canto come tenore, ma si esibiva, ogni tanto, nelle feste private. Ad Annalisa, Gustave era piaciuto subito, come artista e come uomo… Per la raffinatezza dei suoi modi, per la vastissima cultura musicale… per la voce eccellente. Cosa poteva servire, a Parigi, ad una donna come Annalisa? Un uomo ed un accompagnatore come Gustave! Con raffinata eleganza, Gustave si offerse subito di essere al servizio di Annalisa. Impossibile enumerare le vie, le piazze, i giardini visitati. Già, i giardini. Parigi ha i più famosi del mondo dove l’atmosfera romantica fa miracoli. E tra un miracolo e l’altro …Annalisa si trovò tra le braccia di Gustave. Non solo per alcuni romantici baci… ma anche per notti infuocate. Annalisa capì che tre giorni erano pochi… e decise di prolungare la vacanza. Fu una buona idea. - Questo è il 208° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
Vedi anche: dinosecondobarili

ORIGINE DEI NOMI - GIUSEPPE - SEBASTIANO - di Vice Miazza

Il nome "GIUSEPPE" di origine ebraica , significa: “accresciuto da Dio, ..aggiunto in famiglia”. Deriva dal ebraico Yoseph e significa "accresciuto da Dio", da yasaph, aggiungere. Adottato in greco come Ioseph e poi Iosephos o Iosepos, è stato reso in latino come Ioseph, Iosephus e, in forma più popolare, Ioseppus, da cui deriva l'italiano Giuseppe. L'origine ebraica di Giuseppe deriva dal nome del figlio di Giacobbe, venduto per gelosia come schiavo dai fratelli. La matrice più importante è quella cristiana, per il culto per San Giuseppe, padre di Gesù e sposo di Maria. Una seconda matrice è certamente laica, ma più recente, e deve la sua fama a personaggi storici dell'Ottocento. .................. Il nome “SEBASTIANO” dal greco sabastos, significa “ degno di venerazione” col suffisso -ianus era in origine un appellativo di onore e rispetto corrispondente ad Augustus, “illustre” che fu attribuito a Cesare Ottaviano e a tutti gli imperatori romani. E' sostenuto dal culto di San Sebastiano martire, il giovane soldato del III secolo che sotto Diocleziano fu condannato a essere trafitto dalle frecce dei suoi commilitoni

OGGI, SAN GIUSEPPE SEBASTIANO di Vice Miazza

28 marzo “SAN GIUSEPPE SEBASTIANO PELCZAR” …....... Giuseppe Sebastiano Pelczar nacque il 17 gennaio 1842 in un paesino ai piedi dei Carpazi, Korczyna (Polonia).Dopo il ginnasio Giuseppe Sebastiano entrò in Seminario e, nel 1860, iniziò gli studi teologici presso il Seminario Maggiore di Przemyśl. Il 17 luglio del 1864 venne ordinato sacerdote, e per un anno e mezzo fu vicario della parrocchia di Sambor. Negli anni 1866-1868 proseguì gli studi a Roma contemporaneamente nel Collegium Romanum (oggi Università Gregoriana) e nell’Istituto di Sant’Apollinare (oggi Università Lateranense). Subito dopo il ritorno in patria, fu docente nel Seminario di Przemyśl e in seguito, per 22 anni, professore dell’Università Jaghellonica di Cracovia. Don Pelczar non si limitò soltanto a svolgere un lavoro scientifico, ma si dedicò con passione anche ad attività sociali e caritative. Diventò membro attivo della Società di S. Vincenzo de’ Paoli e della Società dell’Educazione Popolare della quale fu preside per sedici anni. In quel periodo, la Società dell’Educazione Popolare fondò centinaia di biblioteche, organizzò molti corsi gratuiti e distribuì tra la gente più di centomila libri, come pure aprì una scuola per le persone di servizio. Nel 1891, per iniziativa di Don Pelczar, venne fondata la Confraternita della Santissima Maria Vergine Regina della Polonia, che, oltre agli scopi religiosi, svolgeva funzioni sociali, come l’aiuto agli artigiani, ai poveri, agli orfani e ai disoccupati, e nel nel 1894 fondò a Cracovia la Congregazione delle “Ancelle del Sacro Cuore di Gesù”, ponendo come suo carisma la diffusione del Regno dell’amore del Cuore di Gesù. Nel 1899 venne nominato vescovo di Przemyśl, nonostante la salute malferma, si prodigò nelle opere sociali, sulla spinta del magistero di Leone XIII, aprendo asili, mense e ricoveri per poveri e senza tetto, scuole di avviamento professionale delle ragazze, insegnamento gratuito per i ragazzi meno abbienti. Morì nel 1924. Fu proclamato Santo da Papa Giovanni Paolo II il 18 maggio 2003,............. Altre celebrazioni del giorno: GIOVEDÌ SANTO - CENA DEL SIGNORE. Il giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte celebrazioni liturgiche, al mattino nelle Cattedrali, il vescovo con solenne cerimonia consacra il Sacro Crisma, mentre nel tardo pomeriggio c’è la celebrazione della Messa in “Cena Domini”, cioè la ‘Cena del Signore’

mercoledì 27 marzo 2013

PENSIERI SPARSI DEL 27 MARZO 2013

PENSIERI SPARSI DEL 27 MARZO 2013

 “Non basta la libertà.

Bisogna

 sentirsi liberi …dentro

(nella mente)”

Dino

SECONDO TE...

SECONDO TE…

“E’ possibile essere liberi?”

(se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

L'ING. DOMENICO E LE SCELTE DIFFICILI racconto (207°) di Dino Secondo Barili

27 MARZO 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 27 Marzo 2013 – Mercoledì – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Mercoledì
L’Ing. Domenico e le scelte difficili
Ci sono fatti che lasciano il segno… altri no. L’Ing. Domenico, cinquant’anni ben portati, si era preso una giornata di libertà e aveva deciso di fare “un riesame della propria vita”. Chi è colui che non è tentato di farlo? Era sabato. Sabato mattina di un anno fa. L’Ing. Domenico aveva avuto due convivenze (fallite) alle spalle. Due convivenze che erano finite… ma che avevano lasciato il segno. Rosy era stato il suo amore all’Università. Dopo la Laurea, i due, avevano deciso di mettersi sotto lo stesso tetto e condividere uno “spazio di vita” in modo continuo, regolare e quotidiano. L’esperienza era andata avanti per tre anni … tra alti e bassi. Alla fine era stata Rosy che aveva preso la decisione. Ormai la loro unione era arrivata la capolinea. Delle sere, Rosy e Domenico, rientravano in casa e non si salutavano nemmeno. Presi dai loro pensieri che non avevano più nulla in comune. Ognuno dei due stava elaborando percorsi di vita diversi… E così fu. Dopo quella convivenza, l’Ing. Domenico puntò tutto sulla propria autonomia. Acquistò un appartamento e l’arredò secondo i suoi gusti e gli obiettivi che voleva raggiungere. Lavorava come un matto dalla mattina alla sera… anche di notte. A volte perdeva anche la cognizione del tempo… chiedendosi se era domenica oppure lunedì. Quando, il quadro lavorativo d’insieme prese forma, l’Ing. Domenico, acquistò l’appartamento contiguo al suo e lo trasformò in ufficio. La clientela era ormai consolidata. Si presentavano con frequenza nuovi clienti. Ormai, poteva scegliersi nuovi collaboratori e far crescere l’Ufficio al quale aveva dedicato buona parte della sua vita. E’ stata in quell’occasione che aveva conosciuto Jenny, dieci anni di meno, carattere forte, deciso… originale. Quante sono le donne originali? L’Ing. Domenico l’assunse in prova per alcuni mesi. Jenny non era una grande bellezza, ma era perfetta in ufficio. Sapeva trattare la clientela… ed era efficientissima. Una mattina Jenny non si presentò al lavoro e l’Ing. Domenico andò su tutte le furie. Ormai, l’Ingegnere aveva fatto conto sulla sua “collaboratrice”, la quale sapeva che quella mattina (Domenico) aveva un appuntamento importante che non poteva assolutamente disertare. Jenny, candida come il sole, pose sul tavolo le sue condizioni. “Vivere insieme. Condividere non solo il lavoro di giorno… ma anche… la notte.” Per l’Ing. Domenico fu come un fulmine a ciel sereno. Chiese di pensarci. Quando una donna si mette in mente “una cosa”… (se poi è originale) nessun uomo è in grado di fermarla. In quel momento, l’Ing. Domenico non aveva alcuna donna… “Come fai a metterti in mente una cosa del genere?” Niente da fare. “Facciamo una prova e vedrai” Fu la risposta categorica di Jenny. La convivenza durò otto anni… e per l’Ingegnere, furono anni piacevoli, sereni e proficui. Ormai ci aveva fatto l’abitudine. Jenny non aveva mai chiesto una volta… “Mi ami?” Domenico non sentì mai il bisogno di dire “Ti amo”. Una mattina, Jenny si svegliò presto. Si preparò. Mise insieme le sue valige e, visto che Domenico dormiva … lasciò un biglietto. “Me ne vado… per sempre. Firmato Jenny”. Quel sabato mattina di un anno fa, l’Ing. Domenico, iniziò il riesame della propria vita… da quel biglietto. Erano passati tre anni da quell’addio. Mai una telefonata. Si sentì improvvisamente solo. Capì che aveva bisogno di una donna, la sua donna. In quell’istante il telefonino si mise a strillare. “Sono Jenny… sto tornando da te. Aspettami.” Domenico si guardò allo specchio… si vide invecchiato. Mentre l’Ingegnere stava constatando il proprio “stato di salute”... il telefonino si rimise a suonare. “Sono Rosy. Ci vediamo al Bar della Stazione FS di Pavia a mezzogiorno. Non è per il lavoro. Mi sento sola. Ho bisogno di te.” - Questo è il 207° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
Vedi anche: dinosecondobarili

ORIGINE DEL NOME - RUPERTO - di Vice Miazza

26 marzo 2013 13:23
Il nome “RUPERTO”, Deriva dall'antico sassone Rudperht, più tardi Ruper e significa “rilucente di gloria”.

OGGI, SAN RUPERTO di Vice Miazza

27 marzo “SAN RUPERTO DI SALISBURGO” ….......... San Ruperto discendeva dai Rupertini, un'importante famiglia che dominava col titolo di conte nella regione del medio e alto Reno. I Rupertini erano imparentati con i Carolingi e centro della loro attività era Worms. Qui San Ruperto ricevette la sua formazione di stampo monastico irlandese. Verso il 700, come i suoi maestri, si sentì spinto alla predicazione e alla testimonianza monastica itinerante, pertanto si recò in Baviera. La sua opera di evangelizzazione lo spinse a Ratisbona e Lorch. Successivamente, appoggiato dal conte Theodo di Baviera, sul lago Waller, fondò una chiesa, dedicata a San Pietro. Ma il luogo non appariva adatto ai progetti di San Ruperto che chiese al conte un altro territorio sul fiume Salzach, nei pressi dell'antica e cadente città romana di Juvavum. Il monastero che vi costruì, dedicandolo a San Pietro, è il più antico di tutta l'Austria e costituì il nucleo intorno al quale venne costruita la città della nuova Salisburgo. Il suo sviluppo fu opera anche di dodici collaboratori che Ruperto fece venire dalla sua terra d'origine, tra essi Cunialdo e Gislero, onorati come santi. Non lontano dal monastero di San Pietro, sorse pure un monastero femminile, affidato alla direzione dell'abbadessa Erentrude, nipote di Ruperto. Fu questo manipolo di coraggiosi che fece sorgere la nuova Salisburgo, di cui San Ruperto divenne vescovo e che a giusto titolo riconosce in Ruperto il proprio ri-fondatore: San Ruperto morì il giorno di Pasqua, e cioè il 27 marzo del 718. Le sue reliquie vengono conservate nella magnifica cattedrale di Salisburgo edificata nel sec. XVII. Salisburgo, trae il suo nome dalle vicine ricche miniere di salgemma: esso significa infatti "città del sale". Anche San Ruperto, suo primo vescovo e principale patrono, viene rappresentato con una saliera in mano. Altri Santi del giorno:Beato Pellegrino da Falerone, Sacerdote (XIII sec.) - Beato Francesco Faà, sacerdote e fondatore (1825-1888).

martedì 26 marzo 2013

PENSIERI SPARSI DEL 26 MARZO 2013

PENSIERI SPARSI DEL 25 MARZO 2013

 “Mai

rinunciare alla libertà

…per un’illusione.

Senza libertà …

un uomo muore (dentro)”

Dino

SECONDO TE...

SECONDO TE…

“Che cos’è la libertà?”

(se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

26 MARZO 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 26 Marzo 2013 – Martedì – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Martedì
Marisa… parla d’amore
Sessant’anni non sono tanti, ma non sempre sono accolti con piacere. Franco, impiegato presso una ditta commerciale , i sessant’anni, un anno fa, li ha accolti per niente bene. Causa la crisi economica (era una scusa) si sentiva deluso di come andavano le cose. C’era poco da stare allegri. Ogni tre per due, nella ditta presso cui lavorava, si parlava di licenziamenti. La storia era cominciata un anno prima. Aveva iniziato l’impiegata della contabilità, la Rag. Marisa, che aveva sotto controllo gli “ordini”. Prima con mezze frasi, poi con dei “numeri” che facevano venire il mal di testa. Improvvisamente, tutto il personale cominciò a pensare al proprio futuro… che non era più roseo come immaginava alcuni anni prima. La Rag. Marisa, per esempio, era una bella cinquantenne, nubile, che non si era mai fatta mancare niente. Ore straordinarie a non finire… viaggi in tutto il mondo. Da un anno, però, anche Marisa, cominciò a capire che doveva pensare al proprio futuro. Non poteva vivere come aveva fatto fino a quel momento. Tra i colleghi maschi, l’unico libero da impegni sentimentali era solo Franco. Ogni volta che Franco si avvicinava alla “distributrice automatica del caffè”, anche Marisa sentiva la voglia di un caffè. Tra una chiacchiera e l’altra, l’impiegata della contabilità aveva saputo che Franco aveva una piccola vigna in collina a un’ora di automobile da Pavia. Dagli oggi, dagli domani, Marisa fece in modo di farsi invitare a “visitare la vigna”. Oltre alla vigna, Franco, aveva anche la casetta rustica in cui abitava con la madre ottantenne. Una donna forte, lucida e piena di vitalità. Franco non voleva fare discussioni con madre. Alla prima visita presentò Marisa come una collega… La madre Eugenia, però, aveva già capito tutto. Il figlio ci stava cascando come una pera cotta. La “cosi detta collega” guardava molto più avanti. Eugenia mise in guardia il figlio dal fare stupidaggini. “Ricordati, Franco, che le stupidaggini con le donne non si fanno neanche a vent’anni… immaginarsi a sessanta. Se a vent’anni le rose resistono un po’… a sessanta appassiscono nel giro di un giorno… Rimangono solo le spine. Quindi, non illudere… e non illuderti.” Franco reagì. “Mamma, Marisa parla d’amore.” – L’ottantenne arzilla Eugenia non ci vide più. “Oggi, le donne, fanno presto a parlare d’amore. Ne parlano anche troppo. Ricordati, Franco, che quando si parla troppo d’amore è perché si intendono altre cose molto più venali. Se vuoi farti un’amicizia… è nel tuo diritto… ma patti chiari. Ognuno a casa propria. Nessuna confusione tra simpatie, sentimenti e interessi. Sugli interessi, poi, non si discute. Ogni uomo deve poter disporre “liberamente” del proprio tempo e delle proprie sostanze. Quando un uomo perde la disponibilità del proprio tempo e delle proprie sostanze… perde la sua libertà. Diventa schiavo. Senza libertà… un uomo non può (e non potrà mai) essere felice.” - Questo è il 206° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
Vedi anche: dinosecondobarili

ORIGINE DEL NOME - MADDALENA - di Vice Miazza

Il nome "MADDALENA".......Sia in ebraico Magdal che in greco Magdalene assume lo stesso significato "proveniente da Magdala", un villaggio sulla riva del lago di Tiberiade, il cui nome deriva dall'aramaico Maghdela o mighdal, "torre".. Maddalena è molto diffuso in tutta la Penisola anche nelle diverse varianti. E' un nome fondamentalmente cristiano diffusosi dal Duecento, dopo il presunto ritrovamento delle spoglie di Santa Maria Maddalena che Cristo liberò dal peccato, la prima testimone, presso il sepolcro, della Resurrezione, insieme con Maria.

OGGI, SANTA MADDALENA CATERINA MORANO di Vice Miazza

25 marzo 2013 12:49
26 marzo " BEATA MADDALENA CATERINA MORANO" .............Maddalena, nacque a Chieri (Torino) il 15 novembre 1847 da modesta famiglia, anche se discendente da nobile casato. Trasferitasi con la famiglia a Buttigliera d’Asti a otto anni rimase orfana del padre, e si mise a lavorare in casa come tessitrice, aiutando la madre. Un parente sacerdote l’avviò allo studio, quando raggiunse i 14 anni, il parroco locale le diede l’incarico di curare l’asilo nonostante la sua giovane età, continuando negli studi prese il diploma magistrale per insegnare nelle scuole elementari. Intanto in provincia di Torino andava ad affermarsi la nuova istituzione salesiana fondata dal sacerdote Giovanni Bosco, Maddalena che sentiva in sé la vocazione alla vita religiosa, gli chiese consiglio, don Bosco la indirizzò al suo collaboratore don Giovanni Cagliero il quale la invitò ad entrare nelle Figlie di Maria Ausiliatrice. Fatto il noviziato, il 4 settembre 1879, a 32 anni, emise la professione religiosa. Per la sua istruzione e abilità educativa emerse subito fra le consorelle, per cui ebbe vari incarichi di responsabilità e poi fu inviata in Sicilia come direttrice ad Alì Marina (Messina) e poi come ispettrice dell’Ispettoria di S. Giuseppe. La sua attività divenne prodigiosa e sorprendente, in 26 anni fondò 19 case, 12 oratori, 6 scuole, 5 asili, 11 laboratori, 4 convitti, 3 scuole di religione, suscitando l’ammirazione di tutti, autorità e gerarchie ecclesiastiche comprese. Suor Morano aveva una ininterrotta unione con Dio, un desiderio di santità e una volontà d’azione salesiana immensa. Morì ad Alì Marina il 26 marzo 1908 a 61 anni. Apostola salesiana della Sicilia è stata beatificata a Catania il 5 novembre 1994 da papa Giovanni Paolo II....Altri Santi del giorno: - Santi Baronto (Baronzio) e Desiderio, eremiti a Pistoia - Santi Emanuele, Quadrato e Teodosio, martiri in Anatolia

AFORISMI DELLA TERESA

  1. Nessuno è felice,come chi sa di essere amato/a.Ciao Teresa
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  2.  
  3.  
  4. Ciao Dino, è solo quando sai quello che vuoi che non prendi tutto quello che passa... Teresa

lunedì 25 marzo 2013

PENSIERI SPARSI DEL 25 MARZO 2013

PENSIERI SPARSI DEL 25 MARZO 2013

 “Mai

spegnere

 i sogni…”

Dino

SECONDO TE...

SECONDO TE…

“Cosa serve per essere felici?”

(se vuoi, puoi lasciare una tua testimonianza)

SERENA E I TEMPI DIFFICILI racconto (205°) di Dino Secondo Barili

25 MARZO 2013
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 25 Marzo 2013 – Lunedì – ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Lunedì
Serena e i tempi difficili
In epoca di grande crisi non solo economica, ma anche morale e sociale, le persone si consultano e si consigliano a vicenda con maggiore frequenza rispetto al passato. Il motivo non è solo quello di consigliarsi e consultarsi, ma trovare ragioni, giustificazioni, capire (o cercar di capire) dove sta andando la nostra attuale società. I mezzi di comunicazione e le moderne tecnologie non aiutano (o non bastano). Ci vuole il rapporto umano. Il rapporto diretto tra persone che si parlano. Il solo e unico modo che colma i vuoti e calma le ansie. Ne parlava in un Bar del centro di Pavia, l’altro giorno, la Dott. Serena (storia della psicologia) con una sua amica (Lidia) dell’Università. “Noi giovani…” – diceva Serena, cinquantadue anni, un posto presso un Ente Pubblico – “…dobbiamo preoccuparci del futuro nostro e dei nostri figli. Per farlo non possiamo rimanere con le mani in mano ad aspettare che “qualcuno” (non si sa chi) ci “tolga le castagne dal fuoco”. La crisi attuale durerà ancora per chissà quanto tempo. Siamo solo all’inizio del “kaos”. Non possiamo aspettare e stare con le mani in mano Dobbiamo risolvere i nostri problemi quotidiani e nello stesso tempo guardare avanti. Capire cosa sta succedendo nella nostra Italia e nel mondo intero.” – Lidia, l’amica da una vita, cercò di sfogarsi. “Vedi, Serena. Noi, ce la mettiamo tutta. Facciamo sacrifici su sacrifici, ma quello che succederà domani non dipende da noi. Eventuali “manovre” sbagliate (da chi? non si sa) potrebbero bruciare in un attimo tutti i nostri sacrifici. Prepararsi o immaginare il futuro è molto difficile e per farlo non si sa su quale “cavallo” puntare.” La Dott. Serena era molto preparata anche dal punto di vista storico. Alla storia faceva riferimento ogni volta che serviva. “Vedi, Lidia. In tutte le epoche si sono verificati fatti e misfatti. Molti misfatti non sono ancora noti, ma hanno prodotto molte sofferenze e gravi danni alle popolazioni. Eppure, c’era (e c’è sempre stata) la forza di combattere, di darsi da fare, di trovare soluzioni adeguate a problemi di ogni genere. Noi dobbiamo fare altrettanto. Oggi, bisogna consolidare la “piccole solidarietà”, quelle che legano singole e poche persone e le fanno stare bene. In queste “piccole solidarietà” servono “circoli virtuosi” (comprensione e reciproco aiuto) da contrapporre ai “circoli viziosi” che regnano sovrani. I “circoli virtuosi” hanno bisogno di poche cose per funzionare. Basta: studiare, lavorare, risparmiare… Il tutto rivolto al superamento delle attuali e future difficoltà.” - Questo è il 205° “racconto breve” scritto dal 2 settembre 2012. Il progetto – sfida è di scrivere 365 racconti in 365 giorni. Un racconto al giorno. Riuscirà il sottoscritto a raggiungere tale traguardo? Vedremo… “Se son rose fioriranno”. Buona giornata a tutti. Dino
Vedi anche: dinosecondobarili

ORIGINE DEL NOME - LUCIA - di Vice Miazza

24 marzo 2013 09:44
Il nome "LUCIA", di origine latina, significa "luminosa, lucente" ..........Deriva dal praenomen latiano Lúcia, femminile di Lucius Il cambio dell'accento italiano Lucìa deriva dalla traduzione greca Lukìa. Nell'italiano moderno dunque non rappresenta più il femminile del nome Lucio a causa di tradizioni onomastiche separate. Tradizionalmente viene fatto derivare dal termine latino lux lucis, luce, con il significato di "luminosa, splendente", ma anche "nata alle prime luci del mattino" Lucia è uno dei nomi più popolari in Italia, la sua diffusione deriva dal culto di varie sante, in particolare di Santa Lucia martire a Siracusa nel 303 sotto il prefetto Pascasio

OGGI, SANTA LUCIA FILIPPINI di Vice Miazza

25 marzo "SANTA LUCIA FILIPPINI" .............. Lucia nacque a Tarquinia, in Lazio, il 3 Gennaio del 1672, da famiglia di origini nobili, ma la sua vita fu presto segnata dal dolore, a pochi mesi restò orfana della madre e a sette anni anche del padre. Nel 1688 incontrò il Cardinale Marcantonio Barbarigo, Vescovo di Montefiascone e Corneto. Dietro suo invito si trasferì a Montefiascone come educanda nel monastero di S. Chiara. Nel 1692 il Barbarigo chiamò da Viterbo la maestra Rosa Venerini, per impiantare anche nella diocesi di Montefiascone l´opera delle scuole femminili cui la Venerini già si dedicava da alcuni anni. l momento del suo ritorno a Viterbo, dopo poco tempo, Rosa Venerini propose al Cardinale di affidare a Lucia la guida della nuova opera nascente. Lucia, giovanissima, superate molte incertezze iniziali, accettò l´incarico, e fondò l’Istituto delle Maestre Pie Filippine di Montefiascone, per la promozione dell’istruzione cristiana delle ragazze e delle donne, soprattutto quelle povere. Aprì, inoltre, altre scuole a Montefiascone, a Roma ed in altri centri d’Italia, nonché all’estero, come quelli in Nord America dove tuttora le suore lavorano. Morì il 25 marzo del 1732. Beatificata nel 1926 è stata canonizzata nel 1930 dal Papa Pio XI

COMMENTI DI TERESA RAMAIOLI

  1. La perfezione non esiste ma puoi sempre fare meglio e puoi sempre CRESCERE. Teresa Ramaioli
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  4. Ciao Dino,il viaggio verso l'eccellenza è un viaggio che non finisce mai.Alcune persone, però, non muovono mai il primo passo per iniziarlo.Teresa