domenica 30 settembre 2012

PENSIERI SPARSI DEL 1 OTTOBRE 2012

PENSIERI SPARSI DEL 1 OTTOBRE 2012

 

“Meglio chiedere…

che aspettare all’infinito.”

Dino

CRISTINA E FILIPPO ...INNAMORATI A ROMA racconto di Dino Secondo Barili

1 OTTOBRE 2012 – ALMANACCO DI STORIA
PAVESE
Trivolzio – 1 ottobre 2012 – lunedì – 12.00

Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
 con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del lunedì
Cristina e Filippo … innamorati a Roma
Cristina, trent’anni, Filippo, trentacinque erano fidanzati da parecchi anni. L’intesa era perfetta, ma cominciava a “cadere” nell’abitudine… un rapporto ripetitivo che poteva nuocere al piacere dello stare insieme. Almeno, quella, era l’impressione che aveva Cristina, la quale si era accorta che, così continuando, la coppia si sarebbe sfasciata. Infatti, Filippo su “certe cose”, non insisteva più. Se Cristina diceva (o solo faceva intendere) che non aveva voglia di coccole (o altro)… “il lui” si ritirava in buon ordine e parlava… del cane e del gatto (si fa per dire). Un coppia, invece, per essere “viva” deve mantenersi “frizzante”, avere “un non so che” di nuovo, sempre… tutti i giorni. Cristina ne parlò con sua madre con quale aveva un’ottima confidenza …Sua madre, però … era di un’altra epoca. Un epoca in cui le donne avevano un’altra cultura… quella della famiglia, dei sacrifici… delle rinunce. Cristina, quindi, doveva essere in grado “lei stessa” di interpretare il proprio tempo e la propria età. Sulla rivista femminile alla quale era abbonata aveva letto la risposta ad una lettrice che si trovava nelle sue stesse condizioni. Il suggerimento “dell’esperta” era stato: “fare un bel weekend a Roma”. Per Cristina poteva essere un’idea, una soluzione e in linea con gli impegni di Filippo. Ne parlò con il fidanzato il quale non apri bocca, poi, dopo un piccolo sforzo, aggiunse…”Si può fare”. Cristina fece finta di essere soddisfatta… Si impegnò, pertanto, a rendere concrete le aspettative. Anche con poco tempo a disposizione, Roma può offrire molto. Filippo e Cristina si trovarono d’accordo sull’itinerario da percorrere. La ragazza era appassionata d’arte e una visita ad un Museo di Roma non sarebbe mancata. La visita, però, venne programmata per il dopocena… durante “una straordinaria” apertura serale del Museo scelto. E fu proprio lì, durante quella visita notturna tra le Sale “piene” di opere d’arte che Cristina pensò di aver riacceso l’interesse di Filippo. Durante la visita, il fidanzato si era incollato a lei, in una calca indescrivibile. Per ascoltare la guida, Cristina si era messa in prima fila…al fianco di Filippo. Durante la visita, con ressa incredibile e poca illuminazione…Cristina sentì una mano che delicatamente le accarezzava la schiena. Una due, tre volte… ogni volta la mano sapeva dove posarsi delicatamente, solleticare in modo piacevole… parti importanti. Il pensiero di Cristina corse a Filippo pensando che fosse proprio lui, il suo fidanzato, a comportarsi così. Proprio come aveva fatto, la prima volta, parecchi anni prima, davanti al portone di casa. Cristina provava le stesse sensazioni di allora… Al termine della visita al Museo, Filippo non disse nulla … e Cristina preferì tacere. In Albergo, prima di salire in camera, la ragazza si accorse di aver perduto il portafogli. Panico, trambusto, disappunto… ma la ricerca (per ragioni di orario) venne rimandata al giorno successivo. Il mattino dopo, però, con sorpresa di Cristina, il portafogli era ricomparso (misteriosamente)… alla “Reception” …intatto. Per la coppia il ritorno da Roma fu leggermente migliore dell’andata. Alla sera mentre Cristina si trovava sola a casa sua il telefonino si mise a strillare. “Pronto, c’è la signorina Cristina?” – “Sono io. Scusi lei chi è?” – “Sono la mano…(del Museo).” – fine – Buona giornata a tutti. Dino

OGGI, SANTA TERESA di Vice Miazza

OGGI,
SANTA TERESA 
di
Vice Miazza
Ciao Dino, domani la chiesa celebra la memoria di SANTA TERESA DEL BAMBIN GESU'.............Santa Teresa, al secolo Marie Françoise Thérèse Martin, nacque il 2 gennaio 1873 ad Alençon, cittadina della Normandia da genitori profondamente religiosi, (di recente sono stati dichiarati beati). La madre morì quando Teresa aveva solo quattro anni. Dopo la morte della madre, Teresa si trasferisce con tutta la famiglia nella città di Lisieux, dove studia presso le Benedettine. A poco più di quindici anni, preceduta da due sorelle, seppure molto giovane, Teresa fece il suo ingresso nel monastero delle Carmelitane di Lisieux, dopo essersi recata fino a Roma a chiederne l'autorizzazione al papa. Assume il nome di “Teresa del Bambin Gesù”, aggiungendovi in seguito “del Volto Santo”.
Nei nove anni che trascorse nel Carmelo di Lisieux, praticò in modo particolare l'umiltà, la semplicità evangelica e la fiducia in Dio. Teresa ha lasciato nei suoi manoscritti autobiografici non solo i ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza, ma anche il ritratto della sua anima e le sue esperienze più intime. Scopre e comunica alle novizie affidate alla sue cure la piccola via dell'infanzia spirituale, riceve come dono speciale di accompagnare con il sacrificio e la preghiera due “fratelli missionari”. Penetra sempre di più nel mistero della Chiesa e, attirata dall'amore di Cristo, sente crescere in sé la vocazione apostolica e missionaria che la spinge a trascinare tutti con sé, incontro allo Sposo divino. A 23 anni si ammalò di tubercolosi, morì il 30 Settembre 1897, assistita dalle sue sorelle del Carmelo di Lisieux. Fu canonizzata il 17 maggio 1925 da Papa Pio XI e nel 1927, sempre da Papa Pio XI, fu nominata, insieme a s. Francesco Saverio, patrona universale delle missioni. Dal 1944, assieme a Giovanna d'Arco, è considerata anche patrona di Francia e nel 1997 Beato Paolo Giovanni II l'ha nominata Dottore della Chiesa: è il 33° Dottore della Chiesa e la terza donna a ricevere questo riconoscimento dopo Teresa d'Avila e Caterina da Siena. Il nome Teresa, dal tedesco, significa “donna amabile e forte”....Altri Santi del giorno: San Romano il Melode, Diacono, (VI sec.circa) - Beato Luigi Maria Monti, religioso, fondatore (1825-1900) Vice

BEREGUARDO ... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO ... STORY 
di
Teresa Ramaioli
MIRACOLI A SAN MARTINO SICCOMARIO
DI DINO BARILI E TERESA RAMAIOLI
…Come suggerito da una amica, aveva scelto un giovanotto sveglio per sorvegliare i figlio. Aveva trent’anni, alto, biondo, occhi azzurri, un bel modo di comportarsi, si chiamava: Lorenzo Negrini. Un unico neo aveva cambiato mille mestieri senza aver ancora trovato quello che lo appagasse veramente. Il suo compito era quello di sorvegliare il giovane rampollo in modo discreto, senza dare nell’occhio, per il timore di scatenare chissà quale reazione. Allora i figli dei ricchi venivano trattati con i guanti, con tutte le cautele possibili, mente quelli dei poveri prendevano una buona dose di scapaccioni e venivano messi in riga senza tante cerimonie. Lorenzo Negrini accettò volentieri perché era nato a San Martino Siccomario e ricordava con piacere i suoi primi anni di vita vissuti nella cascina soprannominata Corte dei Frati. Del paese conosceva vita, morte e miracoli, quindi per il Negrini, sarebbe stato un gioco rimettere in riga il figlio della Dal Forno. Con discrezione assoluta si impossessò dei nomi e della rete di amicizie frequentata dal giovane. Con calma affrontò ogni singolo personaggio coinvolto nella trama e con un colpo da maestro sfilò la preda dalle grinfie del ragno, dai tentacoli della piovra. Il ragazzo della Dal Forno cambiò strada: anziché andare a San Martino Siccomario a giocare andò all’Università per studiare e farsi onore. Subito la notizia corse come il vento ed altre famiglie, in difficoltà ricorsero a Lorenzo Negrini per far sorvegliare i propri giovani figli quando oltrepassavano il Ponte Coperto. Uno, due, tre…cinque, dieci,venti, per il Negrini … (CONTINUA) Ciao Teresa

sabato 29 settembre 2012

PENSIERI SPARSI DEL 30 SETTEMBRE 2012

PENSIERI SPARSI DEL 30 SETTEMBRE 2012

 

“Le strade sconosciute…

sono spesso

le più piacevoli

e interessanti da percorrere…

Sono le strade

che portano verso l’ignoto”

Dino

LA DOTT. CLARA... racconto di Dino Secondo Barili

30 SETTEMBRE 2012 – ALMANACCO DI STORIA
PAVESE
Trivolzio – 30 settembre 2012 – domenica – 12.00

Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
 con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto della domenica
La dott. Clara… e un’estate al mare
Ogni tanto viene voglia di mettere un po’ di ordine nelle proprie carte… Specialmente quando ci sono giornate grigie, uggiose e non si ha voglia di passeggiare per la città. Per la dott. Clara, era il giorno propizio per fare un po’ di ordine sulla scrivania e nell’archivio del suo Studio. Cinquant’anni ben portati, psicologa di professione con una ricca e variegata clientela, aveva tutto … ma non era felice. Nella vita aveva avuto successo economico e professionale. Era libera… ma sola. Poteva uscire e entrare in casa quando e come voleva, ma non era “la cosa” alla quale teneva di più. La dott. Clara, tuttavia, non ne faceva un dramma. Sua sorella si era sposata ed aveva figli … lei no. Quando il pensiero di essere sola l’attanagliava… si gettava nel lavoro… oppure… metteva in ordine la scrivania del proprio Studio. Su quella scrivania, Clara, ci metteva di tutto… tutto alla rinfusa, tutto come veniva veniva. Ora, basta. Aveva deciso… avrebbe messo ordine… Pia illusione. Anche altre volte, la dott. Clara, ci aveva provato: un fallimento! Questa volta, però, poteva essere la volta buona. La psicologa, cominciò dagli scontrini del caffè… “Gli scontrini del caffè?” – dirà qualche lettore. Si, gli scontrini del caffè sono importanti secondo le teorie di Clara. Con gli scontrini del caffè si può fare un’indagine conoscitiva del soggetto interessato. Stabilire quanti caffè prende in un giorno, in quali ore, se da solo o in compagnia. Insomma, la dott. Clara, con la sua “formazione” poteva scriverci una tesi di laurea. E fu, proprio mentre meditava sugli scontrini del caffè che le capitò sotto agli occhi una fotografia… Era una sua fotografia con accanto un uomo. Un bel uomo di una decina d’anni più anziano. Si chiamava Gabriele… la foto era stata scattata al mare durante l’estate appena trascorsa. La dott. Clara aveva avuto bisogno di qualche giorno di relax, di riposo assoluto… Quale migliore occasione per passare qualche giorno sulla Riviera Ligure? Lì c’era sua sorella, con marito e figli. Lei era la zia …l’intellettuale, la professionista di successo… che aveva tempo solo per il lavoro e la carriera. Sulla Riviera Ligure Clara si era trovata bene… i giorni erano diventati dieci. Suo cognato Pietro, però, era (ed è) un “fugnone” (un intrigante), uno di quelli che vuole sempre mettere il naso negli affari degli altri. Il cognato di Clara si era messo in mente di farle conoscere … un uomo! Studiò, pensò, meditò, finché non ebbe l’idea giusta. Clara, sua sorella ed il cognato Pietro si presero una serata tutta per loro… in un locale speciale. Quella sera, in quel locale, veniva eletta “Miss Riviera”. La scelta della Giuria cadde proprio sulla Dott. Clara la quale si vide proiettata (per una sera) nel magico “cerchio” della notorietà. Premio: una fascia… baci, abbracci e i balli ufficiali con tutte le “Autorità” presenti. Della serata (che si seppe poi, architettata tutta dal cognato Pietro) era rimasta solo una fotografia. La fotografia di Clara con un uomo, un bell’uomo di nome Gabriele… che non aveva mai visto prima. Per Clara, quella fotografia, era un bel ricordo…ma ora era giunto il momento di “cestinare”, stracciare… Fu in quel momento che il campanello delle Studio si mise a suonare con insistenza. Chi poteva essere? Clara andò ad aprire. Era Gabriele. Aveva trovato il coraggio di chiedere aiuto ad una psicologa: “si era innamorato pazzamente di una donna di nome Clara”. –fine- Buona giornata a tutti. Dino

OGGI, SAN GIROLAMO di Vice Miazza

OGGI,
SAN GIROLAMO
di
Vice Miazza
Ciao Dino, domani la chiesa commemora SAN GIROLAMO. Padre e Dottore della Chiesa......San Girolamo è un Padre della Chiesa che ha posto al centro della sua vita la Bibbia: l’ha tradotta nella lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere, e soprattutto si è impegnato a viverla concretamente nella sua lunga esistenza terrena. Girolamo nacque da una famiglia cristiana nel 347 a Stridone, oggi in Croazia, la famiglia gli assicurò una buona istruzione e lo inviò a Roma per perfezionare i suoi studi. Girolamo, sentì l’attrattiva per la vita mondana, ma prevalse. il desiderio e l’interesse per la religione cristiana. All'età di vent'anni circa, fu battezzato da Papa Liberio. Studiò per tutta la vita, viaggiando dall'Europa all'Oriente con la sua biblioteca di classici antichi, sui quali si è formato, dal greco ad Antiochia; poi, nella solitudine della Calcide (confini della Siria), si dedicò all'ebraico. Nel 379, ordinato prete dal vescovo Paolino di Antiochia, si recò a Costantinopoli dove poté perfezionare lo studio del greco. Si diede alla traduzione di importanti opere e aumentò sensibilmente la sua maturità cristiana. Nel 382 si trasferì a Roma, dove Papa Damaso lo assunse come segretario e consigliere, con il compito della traduzione latina di alcuni testi biblici. Nel 385, dopo la morte di Papa Damaso, Girolamo partì per un pellegrinaggio in Terra Santa, visitò le comunità monastiche egiziane e poi si trasferì a Betlemme. A Betlemme restò fino alla morte, continuando a svolgere un'intensa attività: commentò la Parola di Dio, difese la fede, opponendosi vigorosamente a varie eresie, insegnò la cultura classica e cristiana a giovani allievi, accolse con animo pastorale i pellegrini che visitavano la Terra Santa. San Girolamo amava ripetere: “Ignorare le Scritture è ignorare Cristo”. Si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività, il 30 settembre 419/420.
Le reliquie sono custodite nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Il nome Girolamo, dal greco, significa: di nome sacro. A ltri Santi del giorno: San Simone di Crepy, Monaco (XI) - Beata Felicia Meda di Pesaro (1378-1444), Badessa dell'Ordine delle Clarisse. Vice

PENSIERI SPARSI DEL 29 SETTEMBRE 2012

PENSIERI SPARSI DEL 29 SETTEMBRE 2012

 

“Solo coloro

che donano felicità …

…sono felici”

Dino

FABRIZIO IL PESCATORE... racconto di Dino Secondo Barili

29 SETTEMBRE 2012 – ALMANACCO DI STORIA
PAVESE
Trivolzio – 29 settembre 2012 – sabato – 12.00

Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
 con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del sabato
Fabrizio il pescatore e Cleofe, la donna del fiume
Pavia è una città di fiume … il fiume Ticino. Come tale è sempre stata una città di pescatori. Oggi, ci sono ancora parecchi pescatori… ma non più come decine di anni fa. Fabrizio, 50 anni, pavese è un pescatore, figlio di pescatori. In Borgo Ticino, suo padre faceva il pescatore, suo nonno anche… e il suo bisnonno pure. Fabrizio, però, fino a un paio di anni fa …era un pescatore un po’ “sfigato”, nel senso che non era mai riuscito a vincere un premio… anche per gare di ultima categoria. A quarantotto anni, si era sentito finito, disperato, deluso, amareggiato, sfiduciato. Motivo? Aveva partecipato ad una gara di pesca sulla riva del Ticino a Pavia… e non aveva preso neppure un pesce. Cadde in depressione. Diceva spesso: “Mio padre e mio nonno si rivolteranno nella tomba…” Un giorno aveva deciso a farla finita e gettarsi nel fiume! Lo stava per fare veramente quando una mano femminile lo trattenne per la manica della camicia… Fabrizio non aveva mai avuto a che fare con donne… tranne sua madre, ormai vecchia e malandata. La donna che l’aveva trattenuto era Cleofe, conosciuta come la “donna del fiume”. Nessuno sapeva dove abitasse. Qualcuno diceva…”dalle parti di Torre D’Isola”, altri, in una “casottola” in riva al fiume. Difficile anche dare l’età alla donna. Cleofe avrebbe potuto avere sessant’anni, forse no… Fabrizio non aprì bocca. Fu Cleofe a parlare. “Fabrizio perché ti vuoi gettare nel fiume?” Il pescatore si spiegò a fatica: “Perché non valgo niente. Nell’ultima gara… non ho preso neppure un pesce.” –“Non ti sei mai chiesto dove sbagli?” – chiese ancora Cleofe. Fabrizio fece una smorfia, ma reagì: “Mi hanno sempre insegnato che per pescare bisogna avere le attrezzature all’ultima moda… ed io li ho. Nessuno è alla moda come me. Eppure, non riesco a prendere un pesce.” Cleofe aveva capito il soggetto. “E’ lì che sbagli. Vieni a casa mia e ti insegnerò come prendere i pesci.” Fabrizio, non troppo convinto, seguì Cleofe la quale l’accolse in casa, lo fece accomodare sul divano e offrì un buon caffè. Dopo il caffè Cleofe spiegò a Fabrizio il “meccanismo” della pesca. “Mio caro Fabrizio. Per prendere i pesci non servono gli abiti da pescatore all’ultima moda, lunghe canne telescopiche o mulinelli con computer incorporati. servono le esche. I pesci non sanno nulla dei tuoi marchingegni… a loro interessano solo le esche …e le esche devono piacere ai pesci!.Ora, ti preparo le esche e tu potrai prendere quanti pesci vuoi.” Cleofe fece quanto promesso. Fabrizio andò subito al fiume Ticino… Dopo poco tempo, la reticella del pescatore era piena di pesci. Corse trionfante da Cleofe la quale l’aspettava sulla porta di casa. “Cleofe ti do tutti i soldi che vuoi … Mi insegni come preparare esche come le tue?” La donna lo guardò con fare interrogativo. “No, mio caro Fabrizio. Se vuoi possiamo fare un patto. Io ti preparo le esce e tu mi porti i pesci per i pasti della settimana.” Da quel giorno, Fabrizio, il pescatore, si è messo “in pianta stabile” a casa di Cleofe la quale diceva: “L’esca deve piacere al pesce... Se poi piace anche al pescatore… meglio ancora!” - fine - Buona giornata a tutti. Dino

OGGI, SAN MICHELE, SAN GABRIELE, SAN RAFFAELE di Vice Miazza

OGGI,
SAN MICHELE, SAN GABRIELE, SAN RAFFAELE
di
Vice Miazza
Ciao Dino domani la chiesa festeggia i SANTI MICHELE, GABRIELE e RAFFAELE, Arcangeli..........Prima della riforma del 1969 si ricordava in questo giorno solamente san Michele arcangelo in memoria della consacrazione del celebre santuario sul monte Gargano a lui dedicato, ora il Martirologio li commemora insieme. Nel Nuovo Testamento il termine “arcangelo” è attribuito solo a Michele, in seguito venne esteso a Gabriele e Raffaele, gli unici tre arcangeli riconosciuti dalla Chiesa. La Bibbia li ricorda con specifiche missioni: Michele avversario di Satana, Gabriele annunciatore e Raffaele soccorritore.
Il titolo di arcangelo deriva dall’idea di una corte celeste in cui gli angeli sono presenti secondo gradi e dignità differenti. Gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele occupano le sfere più elevate delle gerarchie angeliche.........MICHELE, il cui nome significa "Chi è come Dio?", è citato cinque volte nella Sacra Scrittura; tre volte nel libro di Daniele, una volta nel libro di Giuda e nell'Apocalisse di s. Giovanni Evangelista e in tutte le cinque volte egli è considerato “capo supremo dell’esercito celeste”, cioè degli angeli in guerra contro il male, che nell’Apocalisse è rappresentato da un dragone con i suoi angeli; esso sconfitto nella lotta, fu scacciato dai cieli e precipitato sulla terra............GABRIELE,il cui nome significa “ uomo di Dio, fortezza di Dio” è l'annunciatore per eccellenza delle divine rivelazioni. E’ lui che spiega al profeta Daniele come avverrà la piena restaurazione, dal ritorno dall'esilio all'avvento del Messia. A lui è affidato l'incarico di annunciare la nascita del precursore, Giovanni, figlio di Zaccaria e di Elisabetta.e a Maria,la missione più alta che mai sia stata affidata: l'annuncio dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Egli gode per questo di una particolare venerazione anche presso i maomettani...................RAFFAELE, il cui nome significa "Dio ha guarito", è fra i sette angeli che stanno davanti al trono di Dio, accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie del suo viaggio e gli guarisce il padre cieco Dei tre, Raffaele è il meno noto, e meno diffuso è il suo culto tra i fedeli. Forse ciò dipende dal fatto che egli appare soltanto nell'Antico Testamento,
Ognuno dei tre è poi venerato come protettore di particolari categorie: San Michele lo è di tutti coloro che debbono combattere; San Gabriele lo è di tutti coloro che devono portare messaggi; San Raffaele lo è di tutti colore che devono prestare soccorso e guida. Altri santi del giorno: S. Ciriaco, eremita in Palestina (VI sec.) -. San Renato Goupil, medico e martire in Canadà (1608-1642). Vice

BEREGUARDO ... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO ... STORY 
di
Teresa Ramaioli
MIRACOLI A SAN MARTINO SICCOMARIO
DI DINO BARILI e TERESA RAMAIOLI
In ogni attività o manifestazione c’è sempre chi investe in idee, altri in soldi, altri ancora nell’intento di RACCOGLIERE APPLAUSI…alla fine tutti racimolano qualcosa e incominciano da capo. Ogni sfida richiamava gente nelle osterie, bevitori e giocatori. Molti scommettitori,ricchi, istruiti ed annoiati, cercavano nelle scommesse forti emozioni. Il gioco pericoloso delle scommesse affascinava non solo persone adulte e responsabili(responsabili??) ma anche i giovani erano contagiati da questo vizio. Questi venivano trascinati dalle sporadiche vincite, dalle FUGACI ILLUSIONI,dal desiderio di ripianare le perdite. Alla fine si ritrovavano INVISCHIATI in una inestricabile ragnatela, in un groviglio di tentacoli di una invisibile piovra. La preoccupazione delle famiglie-bene pavesi era enorme. A San Martino Siccomario si giocava, si giocava forte e si perdeva. Quando i giovani rampolli uscivano di casa e attraversavano il Ponte Coperto diretti al di là di Borgo Ticino le famiglie erano in apprensione. Bastava una scommessa più audace o più scriteriata delle altre ed i patrimoni andavano in frantumi. Nel 1833 la giovane nobildonna pavese, Carolina Dal Forno, vedova da poco tempo, era preoccupata per il suo unico figlio ventenne che aveva preso la pericolosa strada del gioco. Doveva correre ai ripari e molto in fretta. (da “INCANTESIMO A CASORATE PRIMO 2005) TERESA

venerdì 28 settembre 2012

PENSIERI SPARSI DEL 28 SETTEMBRE 2012

PENSIERI SPARSI DEL 28 SETTEMBRE 2012

 

“Il coraggio di fantasticare …

è

anche

coraggio di vivere…

perché

fa sognare le persone”

Dino

LA PROF. ROBERTA...E IL RISPOSTIGLIO SEGRETO racconto di Dino Secondo Barili

28 SETTEMBRE 2012 – ALMANACCO DI STORIA
PAVESE
Trivolzio – 28 settembre 2012 – venerdì – 12.00

Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
 con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del venerdì
La Prof. Roberta… e il ripostiglio segreto
La Prof. Roberta, docente di lettere alle medie, era abituata ai cambiamenti. Quasi… ci aveva fatto il callo. Ogni anno le veniva assegnata una sede di insegnamento diversa. Ora, giunta all’età di trentacinque anni, dopo aver viaggiato parecchio, aveva avuto la sede definitiva: Pavia Finalmente poteva guardarsi intorno e cercare un appartamento ammobiliato come piaceva a lei (…in attesa di averne uno di sua proprietà). Pavia è una “cittadina antica…a misura d’uomo”…. nel senso che si può girare tranquillamente a piedi tra palazzi le cui strutture edilizie contengono elementi appartenenti a millenni fa. Inoltre, la Prof. Roberta aveva le sue “manie”. Dopo aver trovato l’appartamento desiderato, aveva un “rito” da compiere: appendere un quadro… Appendere un quadro? – dirà qualche lettore. Si, appendere un quadro! Ogni persona ha i suoi “riti scaramantici” e la docente di lettere non era diversa dagli altri comuni mortali. Non c’era nulla di speciale. Il quadro glielo aveva dato suo padre Paolo (lui stesso Professore di Lettere) il quale l’aveva introdotta ai “riti scaramantici”. Si dice infatti, che quando si prende possesso di una nuova abitazione (per un breve o un lungo periodo) … la prima cosa da fare è “appendere un quadro”, il tuo quadro. Il quadro diventa così la “tua presenza permanente” sul luogo dove abiti… anche quando non sei presente in casa. Il quadro di Roberta era un acquarello che ritraeva il Ponte Coperto di Pavia. Dopo aver ricevuto le chiavi ed essere entrata nell’appartamento, la Docente di Lettere, prese chiodi e martello e si diede da fare. Il quadro, come negli appartamenti che aveva abitato in precedenza, doveva stare sulla parete della camera dove dormiva…sopra al letto. Roberta scelse la posizione esatta e cominciò a picchiettare, con le nocche della mano destra, la parete per controllarne la consistenza. Fu in quel momento che notò un “vuoto” dentro la parete. La curiosità fece il resto. La Professoressa fece pressione sull’intonaco. Questi si aprì… lasciando intravedere un “piccolo ripostiglio segreto”. Per mezzo di una torcia elettrica osservò l’interno. C’era un quaderno consunto dall’umidità… ma perfettamente leggibile. Roberta rimase colpita dal fatto che la copertina del quaderno recava la stessa identica immagine del “suo quadro” con il Ponte Coperto di Pavia… Quel quadro le era stato regalato da suo padre. La prima pagina del quaderno, poi, lasciò allibita la Professoressa di Lettere. Diceva. “Oggi è il  28 settembre 1782. Quando leggerai questa nota saranno passati più di due secoli, il mondo e la società sarà cambiata… ma a leggere per prima questa annotazione sarai tu Roberta. Io, mi chiamo Giuseppe e sono un tuo antenato per via materna. Fai ciò che ti dico. Oggi stesso, alle ore 10, vai sul Ponte Coperto di Pavia, all’altezza della Chiesetta. Incontrerai due uomini ben vestiti, di mezza età. Uno di essi porterà un ombrello rosso. Chiedi loro: “Che ora è?”. L’uomo che risponderà alla tua domanda … diventerà tuo marito… e sarai felice e fortunata”. Dopo aver letto l’’annotazione sul quaderno, Roberta guardò l’orologio… erano le nove e trenta. Si vestì in fretta. Corse al Ponte Coperto e alle 10 precise, davanti alla Chiesetta, incontrò due uomini di mezza età elegantemente vestiti. Un di essi portava un ombrello rosso. Chiese l’ora… Il resto è la conferma di quanto scritto nel quaderno… Questo avvenne un anno fa… a Pavia. – fine – Buona giornata

OGGI, SAN VENCESLAO di Vice Miazza

OGGI,
SAN VENCESLAO 
di
Vice Miazza
Ciao Dino, domani la chiesa commemora SAN VENCESLAO, Duca di Boemia......Venceslao. nacque a Stochow (Praga) nel 907 circa, primogenito del duca di Boemia, fu educato cristianamente dalla nonna, Santa Ludmilla. Alla morte del padre, caduto in battaglia contro i magiari, Venceslao,benchè giovanissimo, gli successe nel governo, ma la reggenza, fu affidata alla madre, che gli predilige il secondogenito Boleslao. Quando Venceslao assunse direttamente il potere politico, unì a questa attività, la preoccupazione di cristianizzare il suo paese con l'aiuto di missionari della chiesa di Germania. La tradizione fa di lui un modello del coraggio : durante la lotta contro un duca boemo, Venceslao gli propone di risolvere la controversia con un duello tra loro due, in modo da non sacrificare tante vite di soldati; e il nemico si riconcilia con lui. La sua giovane età. la sua bontà e la sua rettitudine, ne fanno un modello per molti suoi sudditi ma Venceslao dovette anche scontrarsi con quella parte di nobiltà, che insieme alla madre Dragomira e al fratello minore Boleslao, era rimasta pagana.
Di qui, una congiura per ucciderlo, Boleslao invitò il fratello nel suo castello di Stará Boleslav per tendergli un imboscata: mentre si recava in chiesa per il mattutino Boleslao affronta Venceslao in un duello con la spada, ma ne rimane sconfitto e Venceslao gli risparmia la vita e lo perdona. Ciò nonostante Boleslao lo fa assassinare dai suoi sicari il 28 settembre del 935. La leggenda racconta che nessuno riuscì a lavare il suo sangue sparso sul pavimento in legno. Il corpo fu poi portato a Praga e sepolto nella chiesa di San Vito. Subito Venceslao divenne oggetto di culto e nel XI secolo, simbolo dello Stato boemo.....Il nome Venceslao, di origine slava, significa: che ha più grande gloria........Altri Santi del giorno: Beato Bernardino da Feltre Sacerdote O.F.M. (1439-1494) – Beati Martiri Agostiniani del Giappone (XVII sec.) Vice

BEREGUARDO ... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO ...STORY 
di
Teresa Ramaioli
MIRACOLI A SAN MARTINO SICCOMARIO
DI DINO BARILI e TERESA RAMAIOLI
Cornelio notò che Somenzina aveva gli occhi rossi e piangeva. Si sentì in dovere di chiedere quale disgrazia le fosse accaduta. La dona tergiversò, poi confidò il segreto,era stata dal medico il quale le aveva pronosticato che sarebbe diventata cieca. Cornelio Barnazzi si sentì gelare il sangue, una così bella e giovane ragazza ridotta alla cecità. Si sentì in animo di consolarla, prima con le parole, poi con molte visibili premure e riguardi. Da quel momento capì di aver trovato la donna della sua vita, la donna che aveva bisogno di lui. Somenzina aveva raggiunto la felicità ed insieme a Cornelio passò i migliori anni della sua via. Cirip Stringhebindei, nei suoi appassionati racconti, metteva in dubbio che nell’incontro alle Bozzole tra Somenzina e Cornelio ci fosse la mano del destino. Affermava che sicuramente qualche maga aveva svelato alla fitaulina il segreto che sta in ogni uomo: il Tallon d’Achille. Del resto, diceva, con enfasi di colui che i materia la sapeva lunga:”Deve ancora nascere l’uomo che può competere con la donna”. La gente, nell’ascoltare tal discorsi, non si staccava dal carretto delle mercanzie di Cirip, il quale faceva affari d’oro. A San Martino Siccomario i maniscalchi continuavano a giocare a braccio di ferro, i pavesi ricchi a scommettere e le famiglie,dei giocatori, a stare in apprensione per la sorte dei patrimoni famigliari. Una Nobildonna pavese cominciò a preoccuparsi per la sorte del suo unico figlio…
Quando una località diventa famosa per una attività particolare, la gente accorre da ogni dove. Così era San Martino nella prima meà del 1800 quando i più famosi maniscalchi del paese si sfidavano a braccio di ferro. Ogni osteria aveva il suo campione e, più volte l’anno, gli osti si riunivano per organizzare le sfide, decidere i premi e promuovere il nuovo campione. Era un do come un altro per farsi pubblicità, insieme al nome del campione veniva diffuso il nome dell’osteria. In ogni attività o manifestazione c’è sempre chi investe in idee, altri in soldi, altri…(CONTINUA) Teresa

giovedì 27 settembre 2012

PENSIERI SPARSI DEL 27 SETTEMBRE 2012

PENSIERI SPARSI DEL 27 SETTEMBRE 2012

 

“Si vive per imparare…

O, forse,

è meglio

imparare a vivere”

Dino

ATTILIO ... E LA GITA DEI COETANEI racconto di Dino Secondo Barili

27 SETTEMBRE 2012 – ALMANACCO DI STORIA
PAVESE
Trivolzio – 27 settembre 2012 – giovedì – 12.00

Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
 con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del giovedì
Attilio … e la gita dei coetanei
C’è un proverbio che dice: “L’uomo propone … e Dio dispone”. Attilio, quarantasette anni, bancario, si era fatto promotore di una “rimpatriata”. Aveva scritto ai suoi coetanei (uomini e donne) per un bell’incontro presso un ristorante della Riviera Ligure per festeggiare insieme il “quarantasettesimo compleanno”. Siccome gli aderenti avrebbero dovuto essere una quarantina… la soluzione migliore era quella di organizzare un pullman in partenza da Pavia. Attilio si dette da fare. Scrisse e-mail dopo e-mail, fece telefonate… chiese notizie dei pochi coetanei di cui si era persa traccia. In particolare di Giuseppe e Maria. Dalle notizie raccolte, Attilio aveva appreso che erano emigrati all’estero… ma non era riuscito a conoscere l’indirizzo preciso. Quando nelle cose si mette entusiasmo … tutto diventa un gioco: l’importante è vincere! Sembrava che Attilio avesse il fuoco nelle vene… oppure, avesse altre ragioni... Il bancario, era così di carattere. Era talmente entusiasta che era riuscito a convincere tutti. Alcuni coetanei avevano chiesto di portare anche il coniuge (permesso accordato). Per Attilio, però, la sfida non sarebbe stata completa … senza Giuseppe e Maria. Alla partenza del pullman il risultato non era stato raggiunto. Un motivo c’era. Giuseppe era stato inseparabile compagno di scuola all’Istituto di Ragioneria e Maria era stata la prima “morosa” di Attilio. Quarantasette anni… sono sempre quarantasette anni! Si tratta di un bel pezzo di vita. E’ il momento in cui si cominciano a tirare le somme, a vedere quanti sogni si sono realizzati … e quanti no. Dopo “l’esperienza amorosa con Maria”, Attilio, non era più riuscito a “mettere la testa a partito”. Sua mamma Clelia lo incitava: “Non ti sembra che sia ora e tempo che ti faccia una tua famiglia? Guarda che io non sono eterna.” Per Attilio, quella era una “cantilena” nota e stranota. Il suo pensiero era sempre rivolto a lei: Maria. Ecco perché il bancario si era impegnato ad organizzare “la rimpatriata del quarantasettesimo anno”… anche se la ragione vera non l’aveva detta a nessuno. Al Ristorante sulla Riviera Ligure tutto era andato alla perfezione…anche, la sorpresa. …Al taglio della torta era comparso Giuseppe (strana coincidenza), il quale, aveva fissato nello stesso ristorante il pranzo di fidanzamento proprio il giorno e l’ora in cui Attilio aveva fissato “la rimpatriata”… Di Maria, invece, nessuna traccia… Nessuno sapeva niente. Il bancario cominciò ad andare in crisi. Aveva letto sul volto dei propri coetanei e coetanee molte ragioni di soddisfazione… Per Attilio, invece, c’era un grande vuoto nella testa: …mancava Maria. Nella vita non bisogna mai disperare. Infatti, la mamma di Attilio, Clelia, avendo scoperto “la segreta aspirazione” del figlio, si era data da fare. Attraverso le sue conoscenze e amicizie aveva rintracciato l’indirizzo di Maria (in Francia). L’aveva raggiunta, contattata e “consigliata” … Quando Attilio tornò mogio mogio dalla rimpatriata … si trovò in casa Maria … ad attenderlo, per sempre… – fine – Buona giornata a tutti. Dino

OGGI, SAN VINCENZO di Vice Miazza

OGGI,
SAN VINCENZO
di
Vice Miazza
Ciao Dino, domani la chiesa celebra la memoria di SAN VINCENZO DE PAOLI..................San Vincenzo De Paoli nacque in Francia, a Pouy, il 24 aprile 1581 da famiglia contadina. Divenuto sacerdote nel 1600, fu prima a Tolosa e poi a Parigi. Entrò poi nella corte francese come cappellano ed elemosiniere di Margherita di Valois, fu successivamente curato a Clichy, dove si dedicò intensamente all'insegnamento del catechismo e soprattutto all'aiuto degli infermi e dei poveri; fondamentale per la sua maturazione spirituale fu l'incontro con San Francesco di Sales.
Nel 1617 fu nominato parroco a Chatillon-les-Dombes, vicino a Lione, dove fondò la prima “Compagnia della Carità”, un gruppo di signore che si misero insieme per organizzare l'assistenza delle famiglie povere attraverso la visita personale a domicilio.Vincenzo De Paoli fu nominato in seguito Cappellano generale delle galere di Francia e in tale veste svolse un'opera continua e preziosa di assistenza per i condannati. Più tardi, nel 1643, entrò a far parte del Consiglio di Coscienza della Regina Anna d'Austria, vedova di Luigi XIII e si impegnò a fondo nella lotta contro gli Ugonotti.
E' invece del 1625 la fondazione della “Congregazione della Missione”, l'opera che riuniva un gruppo di sacerdoti e che si proponeva la predicazione della fede tra i poveri e nelle campagne. La Congregazione prendeva fissa dimora a Parigi nel 1632 nel grande Priorato di San Lazzaro e si diffuse rapidamente in molte parti dell'Europa, occupandosi anche della formazione del clero.
Il 29 novembre 1633, fondò la Città dei Poveri, dove ha avuto origine la congregazione delle”Figlie della Carità” con la collaborazione di Santa Luisa De Marillac, Le Figlie, note anche come "Suore di San Vincenzo de 'Paoli," erano suore non più chiuse nei conventi, ma sparse nel mondo a servizio dei poveri ovunque si trovassero. San Vincenzo ebbe, in modo eccellente, un vero "carisma di fondatore",queste opere, insieme con la Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli e ad altri gruppi, costituiscono la grande “famiglia Vincenziana. Morì a Parigi il 27 settembre 1660, dopo aver continuato a seguire personalmente tutte le opere da lui iniziate. I suoi resti mortali, sono venerati nella Cappella della Casa Madre dei Vincenziani a Parigi. Venne canonizzato nel 1737.Il nome Vincenzo, di origine latina, significa: che vince, destinato a vincere......Altri Santi del giorno:S. Bonfiglio di Cingoli (1040-1115); B. Lorenzo da Ripafratta (1373-1456) Vice

BEREGUARDO ... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO ... STORY 
di
Teresa Ramaioli
MIRACOLI A SAN MARTINO SICCOMARIO
Di DINO BARILI e TERESA RAMAIOLI
Cirip diceva: “Nelle favole c’è sempre una Cenerentola alla ricerca del Principe Azzurro, nella realtà c’è qualche volta una Principessa alla ricerca del suo Cenerentolo”. Perché, Cornelio Barnazzi, oltre al fatto di possedere una innegabile scultorea bellezza fisica, era povero come tutti quelli della sua categoria. Tuttavia Somenzina non voleva sentire ragione: Barnas o nessun altro. C’era un problema,Cornelio non sopportava di essere corteggiato, non sopportava di essere assediato dalle donne, di essere considerato una preda. Barnas non voleva essere conquistato, lui era l’uomo, lui doveva scegliere e conquistare LA DONNA DELLA SUA VITA. A quell’epoca si pensava e si usava così. L’unica volta che Somenzina si trovò da sola, faccia a faccia, con Cornelio, finse di star male, di svenire e si lasciò cadere. Barnas non si scompose. La donna per poco non si ruppe un braccio. Più una donna trova resistenza e più diventa terribilmente caparbia. Somenzina voleva Cornelio Barnazzi, l’uomo dei suoi sogni e, cascasse il mondo, l’avrebbe avuto…Parlò con tutti gli indovini e le maghe del territorio della Lomellina e dell’Oltrepò, sempre alla ricerca della soluzione del suo problema. Ogni anno , il Lunedi di Pasqua, Somenzina Degli attivi andava con il suo biroccio a una delle sagre più affollate della Lomellina: la Madonna delle Bozzole di Garlasco. La gente era come la corrente di un fiume, si muoveva tutta insieme senza possibilità di scegliere alcun itinerario.Quella volta, nella fiumana in movimento, Somenzina e Barnas si trovarono una accanto all’altro. Cornelio notò che Somenzina aveva gli occhi rossi e piangeva…(CONTINUA) Teresa

martedì 25 settembre 2012

PENSIERI SPARSI DEL 26 SETTEMBRE 2012

PENSIERI SPARSI DEL 28 SETTEMBRE 2012

 

“Ogni storia ha una sua ragione e giustificazione…

Ecco perché

un libro…

deve essere letto fino all’ultima pagina”

Dino

ENZA ... IL SOGNO DI UNA SESSANTENNE racconto di Dino Secondo Barili

26 SETTEMBRE 2012 – ALMANACCO DI STORIA
PAVESE
Trivolzio – 26 settembre 2012 – mercoledì – 12.00

Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
 con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del mercoledì
Enza … e il sogno di una sessantenne
Ad ogni età corrisponde uno “spirito” C’è lo spirito dei 30anni, dei quaranta, dei cinquant’anni… E c’è pure quello dei sessant’anni. Di tale spirito ne sapeva qualcosa Enza, l’impiegata di un ufficio assicurazioni, la quale, nonostante avercela messa tutta, non era riuscita a trovare la “strada giusta” e farsi una famiglia. Colpa del destino, degli eventi, delle circostanze… fatto sta che le cose sono andate come “hanno voluto”…e non era proprio quello che avrebbe desiderato. Enza, alta (tacchi a spillo), bionda, capelli lunghi, carattere socievole… ma un po’ sfigata. L’ultima volta che aveva avuto una relazione “di una certa consistenza” con l’uomo che le piaceva… era stato cinque anni prima. Tutto era finito in una “bolla di sapone”. Lei abitava e lavorava a Pavia … lui a Genova. Per i primi tempi … era stato lui a correre (si fa per dire) con il treno da Genova a Pavia… Dopo qualche tempo… è stata lei , una volta alla settimana, ad andare “su e giù”… a prendere il treno alla Stazione FS di Pavia il sabato pomeriggio e tornare con il treno di domenica notte. Alla fine, visto che la situazione non si sistemava (e c’era il rischio di un esaurimento nervoso), fu ancora Enza a mettere la parola fine. Fine di una storia… fine di un amore… Ecco, perché, a volte lo “spirito” viene a mancare… non a sparire. Infatti, Enza era una donna testarda… anche a sessant’anni suonati aveva ancora voglia di combattere… combattere per affermare la validità di un sogno, per ritagliarsi un “briciolo di felicità”. Le colleghe di Enza erano al corrente della situazione. Tra di esse c’era Fausta una 55enne “tutta fantasia”, allegra e soddisfatta della vita. Sabato e domenica sera … in sala da ballo… ballo liscio in una sala affollata di uomini e donne. “Il ballo unisce gli spiriti” – diceva Fausta. Più di una volta aveva proposto ad Enza di “uscire dal guscio”… gettarsi nella mischia (come faceva lei) e non farsi troppe domande. Dagli un giorno, dagli l’altro, Enza si convinse che, forse, una serata in Sala da Ballo non sarebbe stata poi… tanto male. Con Fausta aprì una porta aperta…Quel sabato sera Enza si divertì un mondo… ma non era quello che voleva. Le era sembrato che quella Sala fosse una “frenetica corsa alla ricerca di qualcosa” che non riusciva ad indovinare. Erano incontri, fugaci, frenetici tra uomo e donna, tra un lui ed una lei… il tempo di una canzone, di un ballo… e via. Nulla che potesse durare. Enza, ci andò ancora un paio di volte, poi, disse “Basta”! Meglio un film in TV… (non era quello il suo desiderio). Il sabato sera in casa sola… è lungo a passare…ma alle nove, Enza, ebbe la sorpresa. Il telefonino si era messo a strillare… numero sconosciuto. “Scusi chi parla?” – “Sono Franco. Sono Franco … non ti ricordi di me? Ho avuto il tuo numero di cellulare dal tuo Capo – Ufficio … che è anche amico mio”. Enza si ricordò di Franco… era stato la sua “fiamma” quando aveva vent’anni… Aveva avuto notizie di lui qualche mese prima. Era rimasto vedovo… senza figli… La testa di Enza cominciò a girare… “Enza, posso invitarti a cena? Se vuoi passo tra un’ora…” (le cose andarono di bene in meglio… e continuano tutt’ora) - fine – Buona giornata a tutti Dino

OGGI, SAN COSMA e DAMIANO di Vice Miazza

OGGI,
SAN COSMA e DAMIANO 
di
Vice Miazza
Ciao Dino, domani la chiesa venera i SANTI COSMA E DAMIANO, martiri.............. Sono poche le notizie certe sulla vita dei Santi Cosma e Damiano. La tradizione li dice nati in Arabia nella seconda metà del III secolo, martirizzati nell'anno 303 e li considera fratelli gemelli e cristiani. Dopo aver studiato in Siria le scienze mediche, esercitarono la professione senza chiedere in cambio alcun compenso ed occupandosi anche della cura delle anime, visto che agivano invocando il nome di Cristo e predicando il Vangelo. Di qui il soprannome di anàgiri (termine greco che significa «senza argento», «senza denaro»). Durante le persecuzioni dei cristiani promosse da Diocleziano (284 - 305) furono fatti arrestare dal prefetto di Cilicia, Lisia. Avrebbero subito un feroce martirio, così atroce che su alcuni martirologi è scritto che essi furono martiri cinque volte. I supplizi subiti da Cosma e Damiano differiscono secondo le fonti. Secondo alcune furono lapidati ma le pietre rimbalzavano contro i soldati, secondo altre furono crudelmente fustigati, crocefissi e bersagliati dai dardi, ma questi rimbalzavano senza riuscire a fare loro del male. Altre fonti, ancora, narrano che furono gettati in mare da un alto dirupo con un macigno appeso al collo, ma i legacci si sciolsero e i fratelli riuscirono a salvarsi, o che incatenati e messi in una fornace ardente, non vennero bruciati dal fuoco. Cosma e Damiano infine vennero decapitati, assieme ai loro fratelli (o discepoli) più giovani, Antimo, Leonzio ed Euprepio. I fedeli portarono i corpi a Ciro, la città in cui i santi avevano esercitato la medicina e sulla loro tomba fu eretta una grande chiesa, che divenne meta di pellegrinaggio. Il culto verso Cosma e Damiano si diffuse ben presto anche in Occidente e a Roma fu costruita in loro onore una cappella, dove papa Felice IV, nel 528, dispose la traslazione delle loro reliquie e la realizzazione di una basilica, ancora oggi esistente nel Foro romano. Cosma e Damiano sono venerati come protettori dei medici, dei farmacisti e dei barbieri..... Significato del nome Cosma, dal greco: “ben ordinato, bello” -. Significato del nome Damiano, dal greco: “domatore” o “del popolo” .....Altri Santi del giorno: S. Senatore, Martire ad Albano ( sec. III/IV) -S. Eusebio di Bologna Vescovo ( sec. IV). Vice

BEREGUARDO ... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO ... STORY 
di
Teresa Ramaioli
Miracoli a San Martino Siccomario
Di Dino Barili e Teresa
I maniscalchi , nei momenti di libertà, avevano a disposizione numerose osterie nelle quali praticavano il loro gioco preferito: braccio di ferro. Ogni osteria aveva il suo campione. Erano uomini alti, robusti, muscolosi e si sfidavano tra loro. Accanto alle sfide aumentavano le scommesse in denaro fatte soprattutto da pavesi ricchi, raffinati,istruiti, i quali, per provare sensazioni forti, mettevano a rischio il patrimonio e la pace famigliare. I ricchi scommettitori puntavano sulla forza dei campioni di San Martino Siccomario e le giovani donne sognavano, un giorno, di poterne incontrare uno, per averlo come compagno della vita. Fu così anche per Somensina Degli attivi, figlia unica, ricchissima, di un fittabile di Carbonara al Ticino . Il fatto sarebbe passato inosservato, come una normale cotta tra un uomo e una donna, se la notizia non l’avesse propagandata un commerciante ambulante di Travacò Siccomario: Cirip Stringhebindei. Questi, per attirare la maggior attenzione possibile al suo carretto delle mercanzie, raccontò che Somenzina si era pazzamente innamorata del più famoso maniscalco di San Martino Siccomario, campione in carica di braccio di ferro:Cornelio Barnazzi detto Barnas. Era alto quasi due metri, con un corpo scultoreo come una statua greca. Somenzina portava i suoi cavalli da far ferrare al bel maniscalco di San Martino e rimaneva incantata a guardarlo per un tempo indefinito. La fitaulina di Carbonara al Ticino aveva perso la testa per Barnas ed aveva rifiutato la proposta di matrimonio di un ricchissimo nobile milanese. Cirip diceva: “Nelle favole c’è sempre una Cenerentola alla ricerca…(continua)Teresa

PENSIERI SPARSI DEL 25 SETTEMBRE 2012

PENSIERI SPARSI DEL 25 SETTEMBRE 2012

 

“I giorni sono come

le pagine del “diario”…

L’importante è

…non lasciare

“pagine bianche”

Dino

GIULIO ... E LA VIPERA racconto di Dino Secondo Barili

25 SETTEMBRE 2012 – ALMANACCO DI STORIA
PAVESE
Trivolzio – 25 settembre 2012 – martedì – 12.00

Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
 con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del martedì
Giulio… e la vipera
Giulio non è un credulone… Ha cinquant’anni, non è sposato, vive con sua madre anziana, lavora in un’importante ditta, ma … Nella vita di un uomo c’è sempre un “ma”… che non si sa mai da dove arriva… O meglio, Giulio, lo sa da dove è arrivato quel “suo …ma”. Aveva si e no dieci anni  (quindi, quarant’anni fa). Frequentava la quarta elementare … ed aveva una passione: andare a pesca. Suo padre, per accontentarlo, lo portava tutti i giorni a Ticino. Un’ora di pesca tutte le sere… Quella sera, però, suo padre non aveva potuto portarlo al fiume… distante cinque chilometri da casa sua… Lui, Giulio, aveva fatto “fuoco e fiamme” per andarci lo stesso… da solo. Sua madre Amelia aveva insistito per trattenerlo, ma era stata fatica sprecata. Giunto al limitare del bosco, Giulio, si era avventurato lungo il sentiero; lo stesso sentiero che percorreva ogni sera con suo padre. A metà percorso, il ragazzo si vide sbarrata la strada da una vipera lunga quasi un metro… con la bocca aperta e la lingua… che sembrava di fuoco. Giulio si spaventò a morte. Si bloccò in mezzo al sentiero come impietrito. La vipera parlò: “Un giorno, io sarò la tua sposa…” Il ragazzino di dieci anni, dopo aver sentito una simile frase cercò di riprendere il controllo di sé stesso. Girò sui tacchi e ritornò come il vento da dove era venuto… A casa arrivò con gli occhi fuori della testa e senza fiato. Alla madre non raccontò mai ciò che era avvenuto. A distanza di quarant’anni, Giulio, ha ancora nelle orecchie le “parole della vipera”… Non fece il pescatore… E su quel sentiero non si è più avventurato.
Sei mesi fa, però, insieme al coetaneo Giuseppe, Giulio stava facendo una passeggiata in bicicletta lungo i sentieri del fiume Ticino. La passeggiata era di quelle che “liberano la mente”… e Giulio, dopo molti anni, raccontò all’amico quanto gli era successo quarant’anni prima… Senza rendersene conto si trovava a passare proprio nel luogo dove “l’allora ragazzino… si era incontrato con la vipera”. Giuseppe si mise a ridere… ma Giulio no. Proprio in quel punto c’erano due ragazze bionde sui trent’anni… spaventatissime. Si erano perse nel bosco. Giuseppe si offrì di aiutarle. A Giulio venne “il gelo” nella schiena. Offri anch’egli il suo aiuto… ma aveva capito subito come sarebbe andata a finire. A distanza di sei mesi, una delle ragazze bionde è già in casa di Giuseppe (il quale non aveva mai avuto una fidanzata). Giulio era in procinto di seguire la stessa sorte… Per fortuna che in casa di Giulio c’era ancora la madre anziana, con la mente ferma, le “antenne” che spaziavano a tutto campo e nessuna voglia di lasciare campo libero… - fine – Buona giornata a tutti Dino

OGGI, SAN SERGIO di Vice Miazza

OGGI,
SAN SERGIO 
di
Vice Miazza
Ciao Dino, domani la chiesa commemora SAN SERGIO di RADONEZ, Santo Russo....................Sergio nacque a Rostov, a nord di Mosca nel 1322 circa, ma fu costretto in giovane età a spostarsi a Radonez a causa dell'improvvisa rovina economica dei suoi genitori. costretti a tale passo dopo aver perso tutti i loro beni a causa della conquista della città da parte di Ivan I di Russia. Trasformatisi da possidenti in contadini, iniziarono a lavorare la terra insieme a Sergio e ai suoi due fratelli Pietro e Stefano, sebbene quest'ultimo presto si allontanasse diretto a Mosca dopo aver preso i voti sacerdotali. Alla morte dei genitori, Sergio, spinto da visioni mistiche che lo spronavano a dedicarsi totalmente alla fede, convinse il fratello Stefano ad abbandonare il monastero dove risiedeva e a seguirlo nella vita claustrale .Nel profondo della foresta, nei pressi della collina Makovec, i due decisero di costruire una piccola cella e una chiesa dedicata alla Santissima Trinità. Presto altri uomini si unirono a loro e nel 1354 si trasformarono in monaci, conducendo vita comune .Questi convinsero Sergio a diventare l'egumeno, ruolo che corrisponde a quello di padre superiore, del monastero che era venuto formandosi. Sergio, si dimostrò dapprima titubante di fronte a una scelta che andava profondamente a turbare i propri intenti eremitici ma poi, dopo aver ricevuto l'approvazione del Metropolita di Mosca, acconsenti. Nacque così il monastero della Santa Trinità (Troice-Lavra), punto di riferimento per il monachesimo della Russia settentrionale. Costretto dal patriarca di Costantinopoli, da cui allora la Russia dipendeva, ad adottare la regola cenobitica, Sergio diede vita a numerose fraternità monastiche in tutta la Russia, e non lesinò consigli e servizi agli uomini di stato e di chiesa del suo paese, in un'epoca di grandi turbolenze. Nel 1375 rifiutò la sede metropolitana di Mosca, ma continuò a usare la sua influenza per mantenere la pace fra i principi rivali. Morì nel 1392 nel monastero, da lui stesso fondato...Fu canonizzato in Russia prima del 1449. Sergio è, assieme a Serafino di Sarov, il santo più amato e venerato della Russia, e il monastero della Santa Trinità da lui fondato è tuttora il centro teologico e spirituale della Chiesa ortodossa russa. San Sergio è venerato dalla chiesa ortodossa e dalla chiesa cattolica. Il nome Sergio, di origine latina, significa: che salva, custodisce, seminatore. Altri Santi del giorno: S. Margherita Ward (1550-1588) - S. Firmino di Amiens, Vescovo e martire - San Cleofa, discepolo di Gesù. Vice

BEREGUARDO ... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO ... STORY 
di
Teresa Ramaioli
MIRACOLI A SAN MATINO
Di DINO BARILI e TERESA RAMAIOLI
I maniscalchi finirono in buona parte a San Martino Siccomario, dove c’era spazio e ottime osterie. A Pavia, nel 1833, la Commissione all’Ornato Pubblico presieduta dal Podestà Giureconsulto Don Pio Folperti, composta dal Professore di Architettura dell’Università Giuseppe Marchesi e dagli Ingegneri Camillo Capsoni, Vincenzo Orlandi, Carlo Reale, Francesco Capsoni, aveva un concetto molto rigido della gestione dei nuovi progetti abitativi e nelle ristrutturazioni del patrimonio edilizio della città. Appena poteva eliminava attività produttive non compatibili con i ritmi e la vita di una cittadina ricca ed aristocratica. Pavia contava , allora, 23413 abitanti con 1140 possidenti. La Provincia correva lungo i fiumi Ticino e Po, da Abbiategrasso a Chignolo Po e inglobava molte località oggi appartenenti al milanese come Rosate, Binasco e Lacchiarella con una popolazione complessiva provinciale di 154.251 unità. Pavia era una città di frontiera con un territorio di confine, a ridosso dello stato piemontese con regole tassative e precise. C’era poi l’Università, con due Collegi Borromeo e Ghislieri, la cui fama oltrepassava i confini nazionali e dava lustro alla città. I maniscalchi, in questo contesto, era meglio tenerli lontani, fuori dalle mura cittadine. San Martino Siccomario era il posto ideale, abbastanza vicino per essere raggiunto a piedi dal Ponte Coperto, posto su una strada trafficata, con spazi per cavalli, carrozze e cavalieri,nello stato piemontese, con regole meno rigide di quelle di Pavia. In quella località i maniscalchi si trovavano bene, erano a loro agio, potevano picchiare sull’incudine quanto volevano, vivere in assoluta libertà, con pochissimi controlli e tasse minime.(CONTINUA)Ciao Teresa

domenica 23 settembre 2012

PENSIERI SPARSI DEL 24 SETTEMBRE 2012

PENSIERI SPARSI DEL 24 SETTEMBRE 2012

 

“Per evitare il grigiore della vita attuale…

bisogna sempre avere

un sogno (nuovo) nel cassetto”

Dino

ELVIRA ... E IL PRIMO AMORE racconto di Dino Secondo Barili

24 SETTEMBRE 2012 – ALMANACCO DI STORIA
PAVESE
Trivolzio – 24 settembre 2012 – lunedì – 12.00

Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
 con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del lunedì
Elvira… e la ricerca del “primo amore” a Milano
La neo-pensionata Elvira ha tratto un lungo sospiro quando ha avuto tra le mani la lettera con il “certificato di pensione”, ma… subito dopo ha cambiato umore. Si fa presto a dire “pensione”… ma solo fino quando questa è nella prospettiva degli anni a venire… Quando, invece, una persona si trova tra le mani… “la sentenza”, non ride più. Si guarda allo specchio, controlla la carta di identità (“Ho proprio compiuto gli anni”), si fa mille domande… e una fra queste diventa un tormentone: “Possibile che il tempo sia passato così in fretta?” Effettivamente il tempo per Elvira è passato in fretta, troppo in fretta... Aveva vent’anni anni quando varcò la soglia dell’Ufficio Pratiche Libere… A darle il benvenuto fu il Cav. Arnaldo, un pezzo d’uomo, uno e ottanta, sulla sessantina, dall’aspetto burbero… ma dal cuore d’oro. Infatti, In un “ufficio di soli uomini…” era arrivava una donna, una femmina: Elvira. Dieci uomini ….e una donna! Sembrava che in quell’Ufficio fosse entrato “il sole”. Tutti buoni, tutti gentili, tutti disponibili… Ma… il Cav Arnaldo, la volle tutta per sé… nella scrivania accanto alla sua … Tutte le pratiche dovevano passare prima sulla scrivania di Elvira, per poi su quella del Capo Ufficio, Cav. Arnaldo. L’inizio non fu così facile come potrebbe sembrare… Elvira ha dovuto usare molta intelligenza, caparbietà, volontà per resistere ad un “urto” del genere. Perché, quando una persona finisce per mettersi al centro di una situazione e diventa “il punto di riferimento”, diventa anche l’origine di tutti gli errori (non commessi), delle mancanze (di altri), delle colpe (non sue). Così è stato per Elvira … il primo anno di lavoro. Quell’anno è finito ormai in fondo alla memoria della neo-pensionata… e insieme al ricordo… la nostalgia di un amore. Perché, proprio in quel primo anno Elvira si innamorò di un collega, Fausto. Fu un amore nato senza volerlo, sia da parte dell’uno sia da parte dell’altra. Durò solo due anni… ma fu un “temporale con molti fulmini”. Elvira si era ormai convinta che Fausto sarebbe stato la sua scelta definitiva…invece. Due anni dopo, Fausto, da Pavia  venne trasferito a Milano... e lì finì l’incantesimo di un amore. Eppure a distanza di anni, Elvira ricorda ancora “quell’amore lontano”. Dopo fallimenti di ogni genere… forse era giunto il momento di ritrovare quell’amore… oppure di capire dove è andato a finire. Dove sarà finito Fausto?. Elvira aveva ancora la lettera dell’Ente di Previdenza con il certificato di pensione tra le mani… Ora, però, sapeva cosa doveva fare… “cercare il suo primo (e indimenticato) amore”. La neo-pensionata lasciò la lettera nella ciotola al centro del tavolo. Si vestì in fretta e corse alla Stazione Ferroviaria di Pavia per acquistare un biglietto per Milano… Come dice il famoso detto: “La vita comincia domani…” – Fine – Buona giornata a tutti. Dino

OGGI, SAN PACIFICO di Vice Miazza

OGGI,
SAN PACIFICO 
di
Vice Miazza
Ciao Dino domani si commemora SAN PACIFICO........... San Pacifico, al secolo Carlo Antonio Divini, nacque a San Severino Marche, il 1° marzo 1653 da nobile famiglia. A causa della morte dei genitori, fu allevato dallo zio materno, arcidiacono della cattedrale di San Severino.
A diciassette anni, Carlo Antonio entrò a far parte dell'Ordine dei Frati Minori e prese il nome di Fra Pacifico. Ordinato sacerdote il 4 giugno 1678, fu lettore di filosofia per i giovani aspiranti al sacerdozio del suo Ordine. Poi per un triennio insegnò filosofia nel convento di Montalboddo. Successivamente, divenne vicario del convento di S. Severino ed infine fu trasferito nel convento di Forano, dove alternava preghiera e apostolato.
Nel 1692 fu eletto guardiano del convento di S. Severino, l'anno seguente è di nuovo a Forano dove dimorerà per dodici anni. Nel settembre 1705 ritornò a San Severino. La sua salute andò progressivamente peggiorando, alla piaga della gamba destra, si aggiunsero sordità e cecità, tanto che negli ultimi anni della vita gli divennero impossibili la celebrazione della messa e la partecipazione alla vita comunitaria. Ricevette visioni e divenne famoso nella sua regione per i miracoli compiuti. Di lui si racconta che predisse il terremoto del 1703 e la vittoria di Carlo VI sui Turchi nel 1717. Morì il 24 settembre 1721. Fu canonizzato il 26 Maggio 1839 da Papa Gregorio XVI.Il corpo di S. Pacifico si venera nel santuario, che porta il suo nome, a San Severino Marche. Il nome Placido, dal latino Placidus,, significa: dolce, mansueto, mite. Altri Santi del giorno: Beato Francesco Spoto, Sacerdote , martire in Congo (1924-1968) - SS. Antioco, Tirso e Felice, martiri in Francia. Vice