domenica 9 agosto 2015

RACCONTO 972

Intrigo … … a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che vedere con persone o fatti realmente avvenuti) 972 L’Atelier della Pittrice Roberta E’ noto che ogni attività ha bisogno di condizioni particolari. Per esempio. I meccanici hanno bisogno della loro Officina ed altro. Ovvio, che gli Artisti in particolare hanno bisogno delle condizioni che rispondono meglio alle loro esigenze personali. Un anno fa, la Prof. Roberta, cinquant’anni, single, bellissima … alta, bionda, occhi azzurri e gambe da fine del mondo … Pittrice … Docente di Disegno in un Liceo del milanese, abitante a Pavia, aveva un problema. Aveva deciso di vendere il suo Atelier che teneva da vent’anni. Nelle vita delle persone ci sono alti e bassi e momenti di crisi. La Prof. si era resa conto che il tempo a disposizione per dipingere si era ridotto e passava sempre meno tempo nel suo Atelier. Ne parlò con la sua coetanea, amica e Collega Annamaria. “Basta mi sono stufata di tenere un Atelier … devo disfarmene … Dopo tutto, quando si è giovani ci si illude di molte cose … ed io mi sono illusa di diventare un’Artista famosa” Annamaria era a conoscenza del passato di Roberta perché avevano studiato con lei a Brera e con lei entra entrata nel mondo della Scuola. “Roberta, sei diventata matta? L’Atelier è la tua vita, il tuo mondo, il tuo rifugio, il luogo dove c’è tutto ciò di cui hai bisogno … compreso lo sfogo” Roberta fece un attimo di riflessione e convenne che era effettivamente così. Atelier? … non era proprio come immagina qualche lettrice o lettore … perché l’Atelier della Pittrice Roberta “non” era il massimo dell’ordine. Anzi, di ordine non ce n’era affatto. Due stanzette al piano terreno di una casa di periferia a Pavia. Due stanzette nelle quali c’era un po’ di tutto … nel massimo disordine. Si diceva un volta che “l’ordine non era degli artisti” … e che l’unico ordine che hanno gli Artisti è … in ciò che producono … per il resto è caos. La Prof. Roberta lo sapeva e non ne faceva mistero. Era sempre stata così … la disperazione di sua madre ... Si era sentita veramente a posto quando aveva acquistato il “suo Atelier” nel quale ha creato un’infinità di quadri piccoli e grandi … realisti e “assurdi” (come li chiamava). L’Atelier era il suo “spazio vitale”, il suo mondo … dove poteva lasciare ogni cosa nel massimo disordine. Fogli, libri, riviste per terra … bozzetti sparsi dappertutto. Tazzine del caffè mezze vuote. Ora, però, la Prof. Roberta aveva deciso. Avrebbe messo ordine nella propria vita … Avrebbe venduto il proprio l’Atelier. Se ne sarebbe disfatta una volta per tutte. Del resto, per la cinquantenne era un periodo piuttosto grigio. Gli anni erano passati. La gloria (si fa per dire) non era arrivata … e l’amore nemmeno. Per fortuna che era rimasta la Scuola che … tra alti e bassi, dubbi e delusioni, aveva sempre garantito il pane quotidiano. Annamaria, però, aveva insistito. “Roberta non vendere l’Atelier … pensaci ancora un po’ … L’Atelier per te è un “luogo terapeutico” … Lì scarichi le tue tensioni. Potessi averlo io” L’arte è anche ricerca di sé stessi … e ogni Artista ha le sue esigenze. Una mattina di un anno fa, la Pittrice Roberta aveva deciso che avrebbe cominciato a fare un po’ di ordine nel suo Atelier … in vista di un’eventuale vendita. Stava per giungere davanti alla porta d’ingresso del suo Atelier quando vide un affascinante Signore ben vestito, sui sessant’anni che stava leggendo il volantino incollato alla porta d’ingresso dello Studio. Era l’unico volantino che dava scarne notizie della “Pittrice Roberta … che esercitava in quello Studio” E’ stato il Signore a parlare per primo. “Lei è la Pittrice Roberta?” – “Sono io” – rispose senza dare troppa importanza all’incontro. “Sono il Dott. Michelangelo … sono alla ricerca di un’Artista per il mio Castello in Lomellina. Le spiacerebbe mostrarmi il suo Studio e un po’ delle sue opere?” La Prof. Roberta, Pittrice, divenne rossa come un peperone. Cominciò ad avere le vertigini … Proprio ora che voleva mettere ordine nell’Atelier … proprio ora che voleva disfarsi dello Studio … ecco il miracolo. Roberta cominciò a parlare come stesse facendo una lezione a Scuola … a fare domande … il tutto per non far entrare il Dott. Michelangelo nel suo Studio. Alla fine il sessantenne aveva capito tutto. “Prof. Roberta è inutile che lei giri il mestolo nella pentola. Io, non mi muovo di qui fino quando lei non mi ha fatto vedere il suo Studio” A quel punto , Roberta non ha più avuto via di scampo. Si è riservata un’ultima scusa. “Guardi che c’è un po’ di disordine … non si guardi intorno … e guardi dove mette i piedi” Il Dott. Michelangelo accennò ad un sorriso maliardo … Dal primo momento in cui aveva messo gli occhi sulla Pittrice Roberta ne era rimasto affascinato, ammagliato. Era proprio la donna che cercava … alta, bionda, occhi azzurri e gambe da fine del mondo … e poi, Pittrice, Artista … in tutti i sensi … anche e soprattutto nel disordine. Sapeva già in quale marasma avrebbe trovato quello Studio. Quando Roberta aprì la porta dell’Atelier, Michelangelo, comprese che il disordine era maggiore di quanto avesse immaginato, ma … Nella vita c’è sempre un ma. Uno di quei “ma” che lascia attoniti, perplessi, increduli. Era proprio ciò che cercava. Il cinquantenne guardò i quadri appesi alle pareti e si rese conto che erano dei veri capolavori … degni del suo Castello in Lomellina. L’accordo tra Roberta e Michelangelo è stato immediato. I loro occhi si incontrarono … come se si fossero sempre cercati. Ora, Michelangelo poteva fare del suo Castello … un sogno … e di Roberta … la sua Regina. - (972)

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