domenica 15 luglio 2012

MATILDE (15) racconto a puntate di Dino Secondo Barili

15 LUGLIO 2012 – ALMANACCO DI STORIA
PAVESE
Trivolzio – 15 luglio 2012 – domenica – 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
 con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto a puntate
“Le tre sorelle di Pavia del 1830” (15)
Per Giacomo era la prima volta che si trovava in una simile situazione. Michele, suo padre, chiese informazioni, ma il figlio non aveva la benché minima idea di ciò che fosse accaduto. Matilde era scomparsa. I due uomini attesero invano per qualche ora, ma di Matilde neppure l’ombra. Il Funzionario Michele si recò all’Ufficio Speciale “casi rari” e si fece assegnare un alloggio per il soggiorno pavese. Non poteva trovare di meglio. A Pavia, allora, nel 1830, l’Ufficio Speciale aveva in gestione il Palazzo “Dei Quinti”, un’antica costruzione del 1300 … ristrutturata e adattata nel corso dei secoli poco distante dal Broletto. A Michele venne assegnata una stanza d’angolo al quinto piano con una finestra che dava su Piazza Grande. Dopo aver preso possesso della stanza, il Funzionario, si sentì soddisfatto… ma solo per poco. All’atto di chiudere a chiave la porta della stanza... sentiva dei rumori non ben definiti, come dei lamenti. Cosa potevano essere? A Michele sembravano “lamenti (o sospiri) di donna”. L’uomo non era il tipo da spaventarsi, ma volle indagare fino in fondo. Il padre di Giacomo, toccò con le dita lungo tutte le pareti fino a quando ebbe la sensazione che c’era qualcosa di “mobile”. Era una finestrella mascherata da un intonaco leggermente sollevato. Il Funzionario fece pressione sulla parete… Questa si aprì…e comparve la mano sinistra di una giovane donna. Sul palmo aperto c’erano disegni arabescati e al centro una stella (…come quella che aveva sulla mano Matilde?). Il figlio Giacomo, vedovo quarantenne, aveva parlato al padre Michele, quando si trovavano al Porto di Pavia, della “strana” mano sinistra di Matilde. Aveva parlato della “stella” al centro del palmo della mano… Michele aveva fatto studi approfonditi sull’origine di tali “stelle” ed era giunto alla conclusione che “erano simboli di appartenenza”. Quindi, Matilde, poteva appartenere ad una “associazione segreta” oppure a qualche altra “cosa” non ben definita. Il sessantaquattrenne Funzionario veneziano aveva un carattere risoluto. Non si fermò ad osservare la mano e la stella… ma volle toccarla… e la sorpresa lo lasciò di stucco. Comparve Matilde … in carne ed ossa… e con parlantina sciolta. “Mi hai trovato, finalmente. Era tanto tempo che mi stavi cercando.” Michele non poteva nasconderlo: era vero. Per molti anni aveva inseguito un sogno: scoprire la “chiave” per passare da uno stato materiale ad uno stato “immateriale”… libero, quindi, dai legami della materia. La stessa sensazione di trovarsi svincolati dalla “legge di gravità” (con aggiunta l’invisibilità). Matilde, invece, aveva fatto un passo in più… e conosceva “leggi” sconosciute al Funzionario veneziano. “Vedi, caro Michele, io appartengo ad una “specie” di individui che sono un’infinitesima minoranza. Io vivo su (e in) piani di vita diversi… più vite contemporaneamente. Voglio farti un regalo: portarti con me sulla scala di marmo bianco che conduce al Castello di Praga… (domani… il seguito). (quindicesima puntata) “Le tre sorelle di Pavia nel 1830” Buona giornata a tutti Dino

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