mercoledì 4 luglio 2012

MATILDE (5) racconto a puntate di Dino Secondo Barili

5 LUGLIO 2012 – ALMANACCO DI STORIA
PAVESE
Trivolzio – 5 luglio 2012 – giovedì – 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno  nulla a che vedere
 con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto a puntate
“Le tre sorelle di Pavia del 1830” (5)
Franz, dopo essersi fatto raccontare ogni cosa…aprì il portafoglio ed estrasse alcune banconote… - “Questo è l’acconto sulle tue future prestazioni… a patto che non dici nulla di noi due a quel signor Giacomo. Lui svolge una sua attività…io, un’altra.” – “Certo.” – rispose Matilde nascondendo i soldi in una tasca della gonna – “Certo… ognuno il proprio ruolo… Anche tu, Franz, devi avere l’accortezza di non farmi troppe domande su come faccio a trovare le informazioni di cui hai bisogno… D’ora innanzi, le cose che voglio e posso dirti le decido io… se posso o non posso dirtele.” Franz capì l’antifona…Aveva a che fare con una ragazza furba, sveglia… anzi, troppo sveglia… e preziosa. I suoi “superiori” sarebbero rimasti di stucco. Informazioni così precise avrebbero meravigliato chiunque. Ormai Franz aveva creato la sua “rete”. Giacomo, il vedovo quarantenne, aveva individuato la donna che avrebbe voluto abbracciare, baciare … e fare all’amore. E’ Matilde? Era una ragazza troppo furba e scaltra per non avere anche lei (e soprattutto lei) un “secondo fine”. Il “secondo fine” era di tale importanza che Franz e Giacomo erano “la condizione ideale” per realizzarlo…La sedicenne Matilde sapeva che non doveva sbagliare neppure una mossa… e non l’avrebbe fatto. Il territorio del Porto di Pavia nel 1830 era poco frequentato. C’erano solo i passeggeri che scendevano e salivano sulle imbarcazioni in arrivo e in partenza per Venezia. Per Matilde era abbastanza. Ogni giorno, la sedicenne, preparava un certo numero di ciambelline e focaccine calde che teneva in un contenitore di ceramica colorato di giallo. Le ciambelline e le focaccine erano squisitissime… Voleva riservarle solo per i viaggiatori in transito. Era una scusa per parlare con loro, sapere da dove venivano e dove erano diretti. La ragazza aveva sempre un bel sorriso smagliante sulle labbra… un invito a fare quattro chiacchiere…e molto di più.  Ed era appunto quello che Matilde voleva… e non solo. Se da una parte raccoglieva informazioni per il bel giovanotto Franz (appuntamento alle cinque della sera), dall’altra cercava notizie utili per sé stessa. Giacomo, il vedovo quarantenne che si era preoccupato di far avere velocemente “l’autorizzazione” alla sedicenne pavese se ne rese conto. Matilde non era interessata al commercio dei suoi prodotti…ma aveva in mente ben altre cose. Per un uomo esperto e abituato a osservare le persone come Giacomo l’annotazione  non poteva essere ignorata. Dopo qualche giorno affrontò l’argomento. “Matilde, è una mia impressione oppure non te ne importa niente delle ciambelline e delle focaccine?” – La ragazza rispose con naturalezza. “Mi importa, mi importa… A me, però, basta venderne un certo numero tutti i giorni. Non si diventa ricchi vendendo ciambelline e focaccine… E poi, caro Giacomo, se vuoi proprio saperlo. “I soldi non danno la felicità”… ed io, invece… desidero, voglio, inseguo la felicità, quella vera, reale… quella che “non si vende”… “e non si compra”. In quell’istante, Matilde mostrò il palmo aperto della mano sinistra a Giacomo…. Il vedovo quarantenne rimase senza parole. (il seguito… domani) (quinta puntata) “Le tre sorelle di Pavia nel 1830” Buona giornata a tutti Dino

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