martedì 11 settembre 2012

BEREGUARDO ... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO ... STORY 
di
Teresa Ramaioli
La mano del prigioniero
di Dino Barili e Teresa Ramaioli
Dal 1428 al 1435, Filippo Maria Visconti, ultimo Duca visconteo, visse per parecchio tempo nel castello di Bereguardo insieme alla sua amante Agnese Del Maino, dalla quale ebbe la sua unica figlia, Bianca Maria andata in sposa a Francesco Sforza. Bereguardo era allora la residenza privata più lussuosa ed esclusiva dei Visconti. Località super protetta, con personale SICURO e FIDATO, in un ambiente rilassante, intorno alla quale si estendeva una proprietà di 29000 pertiche di terreno. La proprietà era suddivisa in tante cascine condotte da affittuari,i qual ogni anno dovevano rendere conto fino all’ultima moneta di quanto avevano incassato. Le aziende agricole erano tenute come gioielli, e come un gioiello era tenuta la più estesa riserva di caccia del Ducato di Milano con daini, caprioli, cervi, cinghiali e ogni genere di animali che vivevano liberi nei meravigliosi boschi della Zelata. Bereguardo contava pochissimi abitanti, solo quelli necessari al buon funzionamento del castello, duecento persone che abitavano le attuali via Prestino Vecchio e via Sant’Antonio abate. Accanto al castello in via Prestino Vecchio vivevano le famiglie degli addetti alla sorveglianza, guardie e conducenti di carrozze ducali, mentre in via S. Antonio muratori, falegnami , operai addetti alle più svariate attività. Nel castello si sentiva solo l’abbaiare dei cani ,di cui i Visconti erano fanatici allevatori, possedevano 5000 cani di ogni razza. Il nitrire dei cavalli era l’altro suono più comune dopo quello dei cani. Nel castello abitavano solo persone fidate. Oltre al latrare dei cani e il nitrire dei cavalli non era ammesso altro suono: nessuno doveva disturbare la tranquillità dei Nobili presenti e dei loro illustri ospiti. Ma il castello non era il posto più tranquillo…INVIDIE e GELOSIE si manifestavano in ogni momento e Filippo Maria viveva nel terrore di essere ucciso da qualche sicario proveniente da chissà dove. L’antico maniero era un covo di spie:tutti spiavano e tutti erano spiati. Del resto il Visconti era un personaggio tenebroso, introverso, un po’ miope ed aveva la mania degli oroscopi. Nei sotterranei del castello viveva stabilmente un indovino che quotidianamente doveva prevedere il futuro al suo signore. Il 30 aprile del 1430, di buon mattino…(prima puntata – Continua) Buona lettura Teresa

1 commento:

  1. La mano del prigioniero
    di Dino Barili e Teresa Ramaioli
    Il 30 aprile 1430, di buon mattino, era giunta davanti al castello l’abituale compagnia teatrale che, come ogni anno, doveva rappresentare un nuovo spettacolo. Della compagnia, oltre ai soliti attori, faceva parte un giovane alto, biondo,con i capelli lunghi, gli occhi chiari e penetranti. Il nuovo attore non sfugge all’attenzione delle guardie che vigilavano in permanenza all’unico ingresso della lussuosa residenza. Il giovane viene arrestato e portato nei sotterranei del castello, un labirinto intricato di corridoi, passaggi segreti, vie di fuga su un’area di diecimila metri quadrati (ora completamente ostruiti). Da tempo circolava la voce che il Duca sarebbe stato assassinato nel castello di Bereguardo. Un oroscopo,falso, indicava anche la data dell’evento: 30 aprile 1430. Filippo Maria era affascinato dagli oroscopi e quindi ne era succube e vittima al tempo stesso. Aveva dato disposizioni ferree per la sua sicurezza. Le guardie torturarono lungamente il giovane attore le cui urla si sentivano in tutto il castello. Il prigioniero, dopo aver farfugliato nomi di persone che forse non conosceva, venne dato in pasto ai cani affamati , sempre pronti a sbranare chiunque attentasse alla vita dei Signori del Castello. Del prigioniero era rimasta solo la mano sinistra insanguinata. Per incutere terrore ad eventuali altri sicari, la mano venne inchiodata sulla porta d’ingresso dell’antico maniero e vi rimase per sette lunghi giorni. E per sette giorni la mano continuò a gocciolare sangue . Il fatto suscitò perplessità e sgomento. Di chi era quella mano che aveva un simile potere? Un anno dopo morì (si disse per avvelenamento) il capo delle guardie del Duca. Prima di morire confessò al cappellano che il 30 aprile 1430, il sicario che avrebbe dovuto uccidere Filippo Maria Visconti era lui , non il giovane attore accusato ingiustamente. La notizia passò di bocca in bocca . Tutti ricordarono con tristezza, la fine drammatica del giovane attore giustiziato l’anno precedente e la cui mano aveva continuato a sanguinare per sette giorni. La risposta, alle tante domande riguardante l’attore, fu trovata in occasione della fiera di quello stesso anno 1431 che si svolgeva, come di consueto, la prima domenica di ottobre. La stessa compagnia teatrale era giunta al castello di Bereguardo per l’annuale rappresentazione. Uno degli attori principali si ammalò e perse improvvisamente la voce. Il capo comico cercò una persona che lo potesse degnamente sostituire. Si presentò un giovane alto, biondo, con i capelli lunghi, gli occhi chiari e penetranti.Quando il capo comico lo osservò …era senza la man sinistra. FNE .Buona lettura Teresa

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