venerdì 21 settembre 2012

BEREGUARDO ... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO ... STORY 
di
Teresa Ramaioli
MIRACOLI A SAN MARTINO SICCOMARIO
di DINO BARILI e TERESA RAMAIOLI
(da “Incantesimo a Casorate Primo 2005)
San Martino Siccomario è una località interessante. Oggi, sembra il prolungamento della città di Pavia. Non si sa dove termina la città e dove incomincia il paese. In passato le cose erano molto diverse. Nella prima metà del 1800, Pavia terminava subito dopo il Ponte Coperto. Il Borgo era il Borgo e, parecchio più in là, c’era San Martino Siccomario. In questi ultimi decenni, il fiume Ticino ha tracimato una volta ogni tanto, ha bagnato qualche casa del Borgo pavese e nulla più (per la gioia dei fotoamatori e degli operatori televisivi che hanno finalmente avuto un’avventura tutta per loro). All’inizio del 1800 erano rari gli anni in cui l’acqua del Ticino o del Po non raggiungeva San Martini Siccomario ed altre località. Tutto il territorio ne rimaneva segnato, a volte sconvolto.Quando non era il Ticino a tracimare, c’era sempre il Po che, nella sua qualità di re dei fiumi italiani, faceva sentire la voce con memorabili piene. All’angolo della facciata del Santuario di Santa Maria delle Grazie c’è una piccola targa scritta in latino che tradotta dice:”Qui giunsero le acque del Po, 18 ottobre 1839”.Fu una alluvione terribile. Distrusse la frazione Mezzano di Travacò Siccomario e modificò totalmente il territorio. L’abitato di Mezzanino, che si trovava prima di allora sulla riva sinistra del fiume, nel Pavese, si ritrovò sulla riva destra del fiume, cioè in Oltrepò. Quando si entra in San Martino Siccomario, al semaforo del Gravellone, sulla casa d’angolo c’è una lapide, segna il livello di massima piena ragiono dal Ticino, altezza tre metri: era il 22 ottobre 1857. (prima puntata- continua) Ciao Teresa

1 commento:

  1. MIRACOLI A SAN MARTINO SICCOMARIO
    Di DINO BARILI e TERESA RAMAIOLI
    Quando si entra in San Martino Siccomario, al semaforo del Gravellone, sulla casa d’angolo c’è una lapide, segna il livello di massima piena raggiunta dal Ticino, altezza tre metri: era il 22 ottobre 1857. Dopo simili avvenimenti gli abitanti si adattano automaticamente alle esigenze della natura. Non sono i fiumi che si adattano alle persone, sono le persone che si adattano al Po e al Ticino. L’antico abitato di San Martino Siccomario, cioè via Roma, era tutto addossato alla strada. Era l’unica via di comunicazione che da Pavia (Ponte Coperto)raggiungeva l’Oltrepò e la Lomellina. Una via importante, trafficata, che non ha mai cessato di essere , nei millenni, la via dell’oro biondo, quello dei cereali lomellini e dell’oro rosso, quello dei vini dell’Oltrepò. I miracoli di San Martino erano questi:la strada dei cereali, dei vini e le piene dei fiumi. Miracoli che hanno condizionato la vita, la storia, gli usi e i costumi, l’economia e lo sviluppo del paese. Nessun abitante di San Martino avrebbe mai costruito alti palazzi con il rischio di vederli distrutti dai fiumi. Tutti riducevano al minimo il proprio bagaglio per poterlo portare in salvo in ogni occasione. Le attività e i mestieri svolti erano quindi compatibili con la realtà locale. Due erano i mestieri per eccellenza nella prima metà dell’ottocento:i maniscalchi e gli osti. Molte persone erano disposte a giocarsi il tutto e per tutto per raggiungere il successo. La impossibilità di contare su locali sicuri e grandi spazi a disposizione avevano spinto gli abitanti ad aprire piccole botteghe lungo la via Roma, trafficata notte e giorno da carri, merci e viaggiatori in transito. I locali di maggior successo però….(seconda puntata- CONTINUA) Ciao a tutti gli amici del blog Teresa

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