giovedì 13 settembre 2012

BEREGUARDO ... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO ... STORY 
di
Teresa Ramaioli
La mano del prigioniero
di Dino Barili e Teresa Ramaioli
Il 30 aprile 1430, di buon mattino, era giunta davanti al castello l’abituale compagnia teatrale che, come ogni anno, doveva rappresentare un nuovo spettacolo. Della compagnia, oltre ai soliti attori, faceva parte un giovane alto, biondo,con i capelli lunghi, gli occhi chiari e penetranti. Il nuovo attore non sfugge all’attenzione delle guardie che vigilavano in permanenza all’unico ingresso della lussuosa residenza. Il giovane viene arrestato e portato nei sotterranei del castello, un labirinto intricato di corridoi, passaggi segreti, vie di fuga su un’area di diecimila metri quadrati (ora completamente ostruiti). Da tempo circolava la voce che il Duca sarebbe stato assassinato nel castello di Bereguardo. Un oroscopo,falso, indicava anche la data dell’evento: 30 aprile 1430. Filippo Maria era affascinato dagli oroscopi e quindi ne era succube e vittima al tempo stesso. Aveva dato disposizioni ferree per la sua sicurezza. Le guardie torturarono lungamente il giovane attore le cui urla si sentivano in tutto il castello. Il prigioniero, dopo aver farfugliato nomi di persone che forse non conosceva, venne dato in pasto ai cani affamati , sempre pronti a sbranare chiunque attentasse alla vita dei Signori del Castello. Del prigioniero era rimasta solo la mano sinistra insanguinata. Per incutere terrore ad eventuali altri sicari, la mano venne inchiodata sulla porta d’ingresso dell’antico maniero e vi rimase per sette lunghi giorni. E per sette giorni la mano continuò a gocciolare sangue . Il fatto suscitò perplessità e sgomento. Di chi era quella mano che aveva un simile potere? Un anno dopo morì (si disse per avvelenamento) il capo delle guardie del Duca. Prima di morire confessò al cappellano che il 30 aprile 1430, il sicario che avrebbe dovuto uccidere Filippo Maria Visconti era lui , non il giovane attore accusato ingiustamente. La notizia passò di bocca in bocca . Tutti ricordarono con tristezza, la fine drammatica del giovane attore giustiziato l’anno precedente e la cui mano aveva continuato a sanguinare per sette giorni. La risposta, alle tante domande riguardante l’attore, fu trovata in occasione della fiera di quello stesso anno 1431 che si svolgeva, come di consueto, la prima domenica di ottobre. La stessa compagnia teatrale era giunta al castello di Bereguardo per l’annuale rappresentazione. Uno degli attori principali si ammalò e perse improvvisamente la voce. Il capo comico cercò una persona che lo potesse degnamente sostituire. Si presentò un giovane alto, biondo, con i capelli lunghi, gli occhi chiari e penetranti.Quando il capo comico lo osservò …era senza la man sinistra. FNE .Buona lettura Teresa

1 commento:

  1. LA FONTANA DEL RE
    di Dino Barili e Teresa Ramaioli
    Il 14 maggio 1509, dopo aver vinto ad Agnadello con l’esercito della Lega di Cambrai, il Re di Francia, Luigi XII, passando da Pavia, venne invitato alla Zelata pe un grandioso banchetto. Ad invitarlo fu il Conye Scaramazza Visconti, signore di Cicognola, il quale colse l’occasione per mostrare al Re e a tutta la nobiltà del tempo i suo gioiello: Zelata. Da tempo memorabile questo piccolo paese, adagiato sulla riva sinistra del Ticino,era tenuto in grande considerazione per le sue bellezze naturali e per la sua riserva di caccia, la più grande del Ducato di Milano, con cervi, daini e ogni genere di animali selvatici. Era la prima volta che un Re vi metteva piede e per Zelata fu un giorno di gloria. Il cielo era bellissimo, di un azzurro intenso, Il vento,il dì precedente, aveva spazzato via le nubi e attenuato la temperatura. Quel mattino tutti gli abitanti di Zelata, circa 800, vennero mobilitati per pulire le strade, riparare i ponticelli,riordinare le siepi che strabordavano cariche di fiori. Il corteo del Re, costituito da numerose carrozze, era lungo quasi un chilometro. Cavalli e cavalieri vestivano i colori delle grandi parate.La gente ai margini della strada guardava allibita tanto sfarzo. Il corteo passò davanti al grandioso castello di Bereguardo sulla cui torre sventolava il vessillo di Francia e proseguì per la strada delle Cascine Orsine fino alla Zelata. Il banchetto venne imbandito all’aperto, nel grande cortile del Palazzo Visconteo. Al centro c’era una grande tavola rotonda alla quale sedevano…(prima puntata – continua).Ciao Teresa

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