mercoledì 19 settembre 2012

BEREGUARDO... STORY di Teresa Ramaioli

BEREGUARDO ... STORY 
di
Teresa Ramaioli
LA FONTANA DEL RE
di DINO BARILI e TERESA RAMAIOLI
Per essere in sintonia con le nuove idee, un comitato di Zelata, propose di cambiare nome alla fontana. Venne proposto di chiamarla Fontana della libertà. Il comitato, per migliorare le strade del paese, propose di far pagare una piccola tassa a tutti coloro che andavano ad attingere acqua alla fontana della libertà. In pochissimo tempo la fontana perse tutti i suoi abituali frequentatori. Nessuno più si incamminò sulla strada delle Cascine Orsine per attingervi acqua, fare quattro chiacchiere o sperare nell’incontro fatale. Anche la sorgente divenne arida e adagio adagio scomparve. A distanza di un paio di secoli nessuno ricorda più dove si trovasse la Fontana del Re, si è perso anche la sua memoria…
Eppure la Fontana dl Re è sempre là, sulla strada delle Cascine Orsine, in un punto imprecisato, forse accanto ad una maestosa quercia, perché quella fontana esiste da sempre nella testa di ogni persona.Nella nostra testa sgorga l’acqua della Fontana del Re: la FANTASIA, l’ILLUSIONE, l’IMMAGINAZIONE, la SPERANZA che è in ognuno di noi. Diceva un’antica preghiera irlandese:”Trova il tempo per sognare, è come attaccare il proprio carro ad una stella”. C’è sempre una stella nel cielo per ogni persona. Ma… restiamo con i piedi sulla terra. Non occorre andare tanto lontano: LE STELLE SONO QUI, ACCANTO A NOI. (fine) Ciao a tutti gli amici del blog- Teresa

1 commento:

  1. MIRACOLI A SAN MARTINO SICCOMARIO
    di DINO BARILI e TERESA RAMAIOLI
    (da “Incantesimo a Casorate Primo 2005)
    San Martino Siccomario è una località interessante. Oggi, sembra il prolungamento della città di Pavia. Non si sa dove termina la città e dove incomincia il paese. In passato le cose erano molto diverse. Nella prima metà del 1800, Pavia terminava subito dopo il Ponte Coperto. Il Borgo era il Borgo e, parecchio più in là, c’era San Martino Siccomario. In questi ultimi decenni, il fiume Ticino ha tracimato una volta ogni tanto, ha bagnato qualche casa del Borgo pavese e nulla più (per la gioia dei fotoamatori e degli operatori televisivi che hanno finalmente avuto un’avventura tutta per loro). All’inizio del 1800 erano rari gli anni in cui l’acqua del Ticino o del Po non raggiungeva San Martini Siccomario ed altre località. Tutto il territorio ne rimaneva segnato, a volte sconvolto.Quando non era il Ticino a tracimare, c’era sempre il Po che, nella sua qualità di re dei fiumi italiani, faceva sentire la voce con memorabili piene. All’angolo della facciata del Santuario di Santa Maria delle Grazie c’è una piccola targa scritta in latino che tradotta dice:”Qui giunsero le acque del Po, 18 ottobre 1839”.Fu una alluvione terribile. Distrusse la frazione Mezzano di Travacò Siccomario e modificò totalmente il territorio. L’abitato di Mezzanino, che si trovava prima di allora sulla riva sinistra del fiume, nel Pavese, si ritrovò sulla riva destra del fiume, cioè in Oltrepò. Quando si entra in San Martino Siccomario, al semaforo del Gravellone, sulla casa d’angolo c’è una lapide, segna il livello di massima piena ragiono dal Ticino, altezza tre metri: era il 22 ottobre 1857. (prima puntata- continua) Ciao Teresa

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